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Fratelli d’Italia, avanti con le riforme: il sottile punto d’equilibrio tra premierato e autonomia

Fratelli d’Italia, avanti con le riforme: il sottile punto d’equilibrio tra premierato e autonomia

Le Europee sono ormai archiviate, con una indiscutibile affermazione per la premier Giorgia Meloni ed il suo partito. Fratelli d’Italia. Testa dunque alle importanti sfide interne come autonomia, premierato e finanziaria. Il quadro della situazione con Diego Zarneri, coordinatore provinciale di Brescia di Fratelli d’Italia: “Il Paese è stabile. Ora premierato e autonomia: decentrare per una gestione più efficiente delle risorse a livello locale, ma con un potere centrale più stabile e autorevole”. L’intervista.

Con le Europee Meloni ha visto confermato il proprio consenso da parte degli italiani?

Il 28,8% ottenuto da Fratelli d’Italia nelle elezioni europee rappresenta un risultato senza precedenti. Un dato, superiore anche a quello delle elezioni di settembre 2022, che conferma e consolida ruolo dei conservatori nel panorama italiano ed europeo. L’Italia emerge come protagonista del significativo cambiamento in atto nel continente. Una forza di governo che vede crescere la propria legittimazione elettorale è indubbiamente un caso molto raro. L’avanzata di Fratelli d’Italia e, più in generale dell’intera coalizione di centrodestra, è l’evidente apprezzamento del lavoro svolto dal governo negli ultimi due anni, nonostante le difficoltà. Questo risultato indica che gli italiani continuano a sostenere la maggioranza, con il consenso che è salito al 47%. La destra italiana dimostra di saper formare una coalizione forte e coesa, capace di governare efficacemente anche a livello internazionale. Un governo forte e stabile, come quello attuale, rafforza la posizione dell’Italia in tutte le sedi internazionali, dimostrando che, a differenza di molti altri paesi dove i partiti al governo sono in difficoltà, l’Italia si distingue per la sua stabilità politica. Questo rende sempre più stabile la credibilità dell’Italia e la capacità di Giorgia Meloni di rappresentare un punto di riferimento in un contesto globale caratterizzato da incertezza e caos.

Sul premierato quali sono i progetti?

Il concetto di premierato è fondamentale per garantire che il governo, indipendentemente dall’orientamento politico, possa lavorare con una prospettiva di stabilità durante l’intera legislatura, evitando interruzioni dovute a frequenti crisi politiche. La stabilità governativa è essenziale non solo per l’efficacia delle politiche interne, ma anche per mantenere una credibilità solida sul piano internazionale. Dall’altra parte, l’autonomia regionale implica la concessione di maggiori poteri e risorse alle regioni, consentendo loro di gestire meglio le proprie specificità e rispondere in modo più adeguato alle esigenze locali.

Il premierato si integrerà all’autonomia?

L’integrazione tra premierato e autonomia regionale è una sfida complessa, poiché richiede un equilibrio tra centralizzazione e decentralizzazione. Sia il centrodestra berlusconiano che quello attualmente guidato da Giorgia Meloni hanno sempre sostenuto, in maniera unanime, l’idea di combinare presidenzialismo o premierato con il federalismo. Già nella riforma costituzionale del 2005, poi respinta tramite referendum, erano inclusi sia il premierato che il trasferimento di maggiori poteri alle regioni. Tale visione, oggi riproposta dal Governo Meloni, si basa sulla convinzione che decentrare il potere sia necessario per garantire una gestione più efficiente delle risorse a livello locale, mentre un potere centrale più stabile e autorevole, eletto direttamente dal popolo, servirebbe da equilibrio fondamentale per preservare l’unità nazionale.

Finanziaria in arrivo?

All’indomani delle elezioni europee, il governo sta già lavorando sulla prossima manovra di bilancio in cui sarà centrale la riforma del sistema pensionistico italiano. Per bilanciare i conti dell’Inps e garantire al tempo stesso assegni adeguati ai pensionati il confronto con Bruxelles è fondamentale vista la scarsità dei fondi e i continui richiami al contenimento della spesa previdenziale. L’esecutivo lavorerà a una riforma che risponda alle sfide demografiche del Paese, come l’invecchiamento della popolazione e la bassa natalità. Certo è che particolare attenzione sarà rivolta alla rivalutazione delle pensioni minime.