Perchè questo articolo dovrebbe interessarti? Lo spettro del rimpasto governativo evocato dal leghista Molinari è solo la punta dell’iceberg. Il Carroccio e Fratelli d’Italia hanno diversi focolai accesi in tutta Italia. Alcuni ormai da mesi. Una mappa dei principali scontri in atto tra le due principali forze del centrodestra.
Sarà l’avvicinarsi delle Europee. Sarà l’inevitabile logoramento dei rapporti dopo un anno di convivenza a Palazzo Chigi e in Parlamento. Sarà che con la scomparsa di Berlusconi, il declino di Forza Italia rischia di creare un vuoto troppo ghiotto per lasciarlo ad altri. Il feeling tra Lega e Fratelli d’Italia è ai minimi storici. Tra i due leader Giorgia Meloni e Matteo Salvini è gelo. L’ultimo terreno di scontro è il condono edilizio, ma il confronto è ormai quotidiano e coinvolge diversi esponenti dell’esecutivo. Tanto che il Carroccio evoca ormai senza timore lo spettro del rimpasto. Così Riccardo Molinari: “Non è un’esigenza ma non sarebbe neppure una tragedia. Siamo molto soddisfatti, come Lega, dei nostri ministri. Non so se gli alleati lo siano dei loro”. Ma la spia più emblematica della profondità delle tensioni in atto è che queste si stanno moltiplicando come uno sciame sismico su tutto il territorio italiano, a livello regionale e locale. Fratture che si aprono ogni giorno da qualche parte. Alcune vengono rimarginate. Altre permangono. Facciamo un rapido giro dei campi.
Sicilia, lo sgambetto leghista a Trapani ed il rimpasto sventato da Schifani
In Sicilia appena prima dell’estate sembrava inevitabile un rimpasto dopo che gli uomini dell’assessore regionale all’istruzione, il leghista Mimmo Turano, avevano sostenuto alle amministrative di Trapani il candidato del centrosinistra a discapito di quello di Fratelli d’Italia. I meloniani avevano chiesto la testa dell’assessore al presidente dell’Isola Renato Schifani. La Lega aveva preparato la controffensiva, pronta a sua volta a mettere sotto i riflettori alcuni assessori di FdI. Il governatore forzista, non senza qualche fatica, è poi riuscito a calmare le acque. Per adesso.
Frosinone: se Fratelli d’Italia preferisce accordarsi con il Pd…
A Frosinone un dramma politico minore, ma non meno vivido. Questa estate si è dovuto votare per i nuovi vertici di Saf, Società Ambiente della provincia di Frosinone. A fare il tono del dialogo tra (presunti) alleati era stato l’assessore comunale di Ceccano Riccardo Del Brocco, Fratelli d’Italia: “FdI, primo partito in Italia, nella Regione Lazio e nella provincia di Frosinone, lavorerà per avere la guida della società, partendo dai propri sindaci e cercando il coinvolgimento più ampio possibile, con buona pace degli alleati della Lega”. Come è andata a finire? Fabio De Angelis (Fratelli d’Italia) presidente, Lucio Migliorelli (Pd) amministratore delegato. Una spartizione che ha lasciato il Carroccio a bocca asciutta. Strano a dirsi, alla prima assemblea la Lega non ha votato la nuova governance.
Liguria, la Lega morde il freno sul rigassificatore di Vado
Dalla Ciociaria alla Liguria, un’altra vicenda locale ma assai dibattuta. E freschissima. La Lega ribolle per il rigassificatore di Vado, per il quale spinge Fratelli d’Italia con il resto del centrodestra alla guida della Regione. Il capogruppo del Carroccio Stefano Mai aveva già depositato un ordine del giorno di fuoco. Sarebbe stata rottura totale: a poche ore dalla discussione, nella seduta di lunedì 25 settembre, la maggioranza è giunta ad un documento condiviso, che accoglierebbe le richieste leghiste.
Veneto/1: la fuga in avanti del leghista Villanova
In Veneto Lega e Fratelli d’Italia se le sono date di santa ragione appena un mese fa sull’autonomia. Il presidente dell’Intergruppo Lega – Liga Veneta in consiglio regionale Alberto Villanova ha depositato in pieno agosto una risoluzione per chiedere “la celere approvazione della riforma dell’Autonomia. La discussione parlamentare finalizzata a migliorare il testo del nostro Ministro Calderoli è positiva. Se però questa diventa un pretesto, per qualcuno, per tirare il freno a mano, a noi non sta bene”. Parole neanche troppo velatamente rivolte al lato meloniano del Governo. E che hanno indispettito il deputato e segretario regionale di Fratelli d’Italia Luca De Carlo che ha colto in contropiede i meloniani. E meno male che poche settimane prima, a fine luglio, aveva dichiarato in un’intervista: “Per me l’avversario è sempre la sinistra”.
Veneto/2: quando il meloniano De Carlo chiese più spazi. E il leghista Marcara non la prese bene
De Carlo è peraltro proprio colui che, già da marzo, era stato al centro del dibattito politico perchè, dopo la vittoria di Meloni aveva subito iniziato a chiedere posti di rilievo per i suoi compagni di partito in Regione. Il presidente Luca Zaia (Lega) lo aveva gelato così: “Parlo anche nel loro interesse, non è che a ogni nuova elezione si chiede il riconoscimento. La discussione non c’è, non c’è stata alcuna richiesta e non c’è stato alcun incontro, né ne sono in programma”.
Come aveva invece reagito la pancia della Lega alle richieste di De Carlo? L’assessore Roberto “Bulldog” Marcato, dal palco della festa del popolo veneto a Montorio, Verona, aveva sbraitato: “Col c…o, col c…o”. Uno sfogo che era giunta sino alle orecchie di Meloni stessa, che aveva commentato: “Se un mio ministro si fosse rivolto in quel modo al collega di un altro partito, sarebbe già fuori dal Governo”.
Sardegna e Piemonte al voto: Lega e Fratelli d’Italia? Litigano
In Sardegna si voterà per la Regione la prossima primavera. Come si preparano all’appuntamento gli alleati di centrodestra? Litigando. Pochi giorni fa sono scesi in campo per Fratelli d’Italia il responsabile organizzazione Giovanni Donzelli ed il ministro Francesco Lollobrigida. Con una semplice proposta: non ricandidare l’attuale presidente Christian Solinas, Partito Sardo d’Azione ma in quota Lega, a favore di un esponente meloniano. E del resto sono mesi che il rapporto tra il governatore in carica e gli esponenti locali di Fratelli d’Italia si sono logorati. E si vota anche per la Regione Piemonte, dove Fratelli d’Italia si sta già preparando ad effettuare il sorpasso. Non nei confronti del centrosinistra, ma nei conforti degli alleati della Lega, per ribaltare i rapporti di forza nella coalizione che cinque anni fa portò alla vittoria del forzista Alberto Cirio.
E della Lombardia non stiamo neanche a parlarne…
C’è insomma una Regione in cui Fratelli d’Italia e Lega non sono ai ferri corti? Se esiste, non è certo la Lombardia. Ma questo è ormai un romanzo talmente ricco di colpi di scena e drammi di Palazzo da essere divenuto un genere a se.