Nella giornata in cui Luigi Di Maio entra a gamba tesa nelle vicende interne del M5s e commenta le elezioni amministrative dicendo “non siamo mai andati così male”; si rompe anche la cappa di silenzio all’interno del partito fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Dopo l’uscita del loro “capocorrente”, i parlamentari che sono rimasti fedeli all’ex capo politico non si tirano più indietro. Uno degli eletti più vicini a Di Maio è il deputato Sergio Battelli, grillino della prima ora, presidente della Commissione Politiche Ue alla Camera.
Un errore la politica estera in campagna elettorale
Battelli, parlando con True-News.it, riserva il primo affondo all’atteggiamento tenuto da Giuseppe Conte nell’ultima campagna elettorale per le elezioni amministrative. “Ti ripeto che è stato sbagliato utilizzare la politica estera in campagna elettorale” ci dice il deputato pentastellato. “La politica estera è una materia delicata in tempi normali, figuriamoci ora che c’è una crisi geopolitica, una crisi energetica e una crisi alimentare. Immaginare di utilizzare questi temi per fare scalpore in campagna elettorale è stato folle e non ha portato nemmeno voti”.
E quindi emerge l’immagine di un Conte pacifista di comodo. “In campagna elettorale non si è fatto altro che parlare di pace. Ma ci tengo a specificare che tutti vogliamo la pace e che la diplomazia non si è mai fermata. Palazzo Chigi e la Farnesina hanno sempre lavorato per la pace”, continua Battelli. E ancora: “Il governo lavora per la pace tutti i giorni. La visita di oggi di Draghi, Macron e Scholz a Kiev è la dimostrazione che la diplomazia sta lavorando”.
Non è il partito di Conte, serve un confronto
Si passa poi alle questioni interne al M5s, affrontate da Di Maio, che ha chiesto a Conte maggiore apertura alla dialettica interna e anche alla società civile. “Io ho chiesto ripetutamente riunioni a Conte, ma non lo vedo da gennaio. Dall’ultima assemblea sul Quirinale – aggiunge il deputato – dopo cinque mesi credo che un confronto con i gruppi sia doveroso, anche perché in questi mesi ne sono successe parecchie di cose”.
Il parlamentare grillino fa propria una convinzione diffusa tra i commentatori, ovvero che per l’ex premier sia stato difficile passare dalla presidenza del Consiglio alla guida di un partito come i Cinque Stelle: “Guidare un partito e guidare dei parlamentari è diverso rispetto a stare a Palazzo Chigi, non è come fare il premier, ci sono tante dinamiche umane di cui bisogna tener conto”.
Infine arriviamo alle polemiche sulle frasi, parzialmente corrette, del vicepresidente del M5s Mario Turco, che ha affermato che “Non esiste il M5s senza Conte”. E qui i toni di Battelli si fanno più alti: “Il nostro M5s non può diventare il partito di Conte, la prima espressione utilizzata da Turco è una frase irrispettosa per chi, come me, è nel M5s dal 2009. Dire che il M5s non esiste senza Conte non mi sta bene ed è irrispettoso verso chiunque in questi anni ha lavorato per il Movimento”.
Non è una questione personale
Ma non è una questione personale: “Le ultime vicende politiche, da Renzi e ora a Salvini, hanno dimostrato che i partiti personali non funzionano. Un partito personale non funzionerebbe nemmeno con Di Maio. Una delle cose positive del Pd è proprio la sua struttura capillare, il fatto che non è legato ai destini politici di una sola persona, è un partito in cui il segretario è importante, ma c’è un dibattito interno, ci sono correnti, si discute, ci si confronta”.