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G7, una festa del made in Italy e poco più

G7, una festa del made in Italy e poco più

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Il G7 è stato archiviato come un successo di Giorgia Meloni: senza dubbio in Puglia il governo ha potuto vantare un’ottima organizzazione del vertice, ma questo non può bastare per parlare di vittoria personale del presidente del consiglio.

Borgo Egnazia, come chiarito dagli stessi residenti pugliesi della zona, non è proprio una località ma, al contrario, un grande resort a pochi passi da Savelletri. E in effetti, l’aspetto avuto dal G7 appena concluso è stato quello di una grande festa tenuta all’interno di una cornice tipicamente italiana: il Sole sullo sfondo nelle foto di rito, gli alberi di ulivo ad accogliere i potenti del mondo, il cibo del Bel Paese a deliziare i palati di chi è arrivato da ogni parte del pianeta.

Un G7 dal limitato valore politico

Tutto molto bello insomma, con tanto di ballo finale del presidente del consiglio Giorgia Meloni, mattatrice delle giornate pugliesi. Senza dubbio, la figura del capo dell’esecutivo potrebbe essere quella di un’ottima promotrice della nostra penisola e delle eccellenze del made in Italy. E in questo, forse, non è così azzardato vedere la mano degli insegnamenti berlusconiani. Tuttavia, non sempre a una grande festa corrisponde necessariamente un grande risultato politico.

Quella di Borgo Egnazia, o di Savelletri che dir si voglia, è stata sì una grande festa. Ma poco, molto poco, di più. Alla vigilia del vertice, si è scritto a proposito dell’importanza per Giorgia Meloni di condurre in porto il G7 per avere un ottimo tornaconto politico. Ne era consapevole lei stessa, vedendo i precedenti legati all’organizzazione del summit.

Tutto si può dire, tranne che l’attuale inquilina di Palazzo Chigi non si sia impegnata per curare ogni singolo dettaglio in terra di Puglia. Il suo principale obiettivo, quello di far bella figura davanti agli ospiti internazionali, è stato centrato. Anche sul fronte della sicurezza, al netto della vicenda relativa alla nave che avrebbe dovuto ospitare gli uomini della polizia, tutto è filato piuttosto liscio e non ci sono stati problemi. Spenti riflettori nel resort e andati via i commensali però, sono rimasti solo i fasti della festa. Sotto il profilo politico, sono pochi i documenti o le dichiarazioni degne di nota e capaci di rimanere negli annali del G7.

La conferenza di pace ha fatto ombra al G7

C’è da dire però che l’organizzazione italiana ha incontrato alcune sfortune legate alle tempistiche dell’evento. Calendario alla mano, i leader presenti in Puglia avevano già le valigie pronte per un altro vertice. Quello cioè relativo alla conferenza sull’Ucraina organizzata in Svizzera e che, a parte alcune eccellenti defezioni, ha assunto l’aspetto di una riunione anticipata dell’assemblea generale delle Nazioni Unite.

Si è quindi passati da un summit a un altro e all’interno del resort di Borgo Egnazia le discussioni sono state poco più che formali. Tanto che l’unica polemica seriamente avviata a margine dell’evento, ha riguardato la questione del mancato inserimento di un riferimento dell’aborto nel testo finale. Un elemento quest’ultimo che ha interessato fino a un certo punto, essendo peraltro stato promosso quasi unicamente dal presidente francese Emmanuel Macron, il leader politicamente più in crisi dei sette.

I leader giunti in Puglia dopo la sconfitta alle europee

Ecco, anche le elezioni europee hanno giocato un brutto tiro mancino alle ambizioni meloniane. A parte la diretta interessata, non c’è un capo di Stato o di governo del G7 che non sia arrivato in Puglia con molti problemi sul piano interno. Di Macron si è già detto: il capo dell’Eliseo è in crisi, ha sciolto le camere e ha mandato il suo Paese al voto anticipato con la speranza di arginare la valanga di Marine Le Pen.

Poi c’è il cancelliere tedesco Olaf Scholz, atterrato a Brindisi portando sulle spalle la sconfitta rimediata al voto continentale dalla sua Spd, ridotta a terzo partito del Paese. Risni Sunak invece, pur a suo agio nelle terre pugliesi come dimostrato dai suoi sorrisi nelle foto di rito con Giorgia Meloni, è ben consapevole che probabilmente già dal 4 luglio non sarà lui ad abitare ancora a Downing Street: quel giorno la Gran Bretagna andrà al voto e i laburisti si stanno preparando a riprendere le redini del governo dopo 14 anni di assenza. Joe Biden dal canto suo, com’è ben noto, è impegnato in una difficile campagna elettorale che lo porterà a novembre a contendersi la rielezione con Donald Trump.

Quello che per molti doveva essere un punto di forza di Giorgia Meloni, ossia presentarsi al G7 come unica leader in grado di confermare il gradimento elettorale, si è trasformato in un punto di debolezza: nessuno dei suoi colleghi invitati a Borgo Egnazia ha avuto, nei giorni degli incontri, né il peso politico e né la voglia di lasciare il segno tra un buffet e un altro.

Cosa si può salvare della festa finale di Borgo Egnazia

Qualcosa da salvare tuttavia rimane. Come l’intuizione, a cui occorre attribuire il merito al governo italiano, di invitare il pontefice. Mai, in quasi mezzo secolo di G7, un Papa si era presentato sul tavolo dei leader dell’esclusivo club del vertice. Così come anche è da salvare l’allargamento del summit a molti altri capi di Stato, a partire da quelli africani, con la trasformazione del G7 in una sorta di G20 anticipato.

Una circostanza che ha dato una buona immagine della diplomazia italiana e ha contribuito a evidenziare molti elementi della nostra posizione politica. Non basta però tutto questo per poter parlare, come spesso si è fatto nelle ultime ore, di insindacabile “successo italiano”. O, ancora, di personale successo di Giorgia Meloni. Il G7 è stato organizzato bene, ma sotto riflettori sbiaditi per non dire quasi spenti.

Partendo dai dubbi della vigilia, se cioè il presidente del consiglio era in grado o meno di superare lo scoglio del G7, si può dire l’esame è stato effettivamente superato. Ma nessuno, a livello internazionale, se n’è accorto. E a pochi è realmente importato, se non in Italia. Per parlare di “prestigio internazionale”, in poche parole, ci vuole ben più di una festa offerta ai propri invitati.