Perché questo articolo potrebbe interessarti? L’Italia ha intenzione di ridefinire il proprio rapporto economico con la Cina. Dopo aver abbandonato la Nuova Via della Seta, Roma si sta silenziosamente riavvicinando a Pechino. E si vocifera di un possibile viaggio oltre la Muraglia di Giorgia Meloni…
Salvaguardare i legami economici e commerciali con la Cina. Fare in modo che non si deteriorino ulteriormente a causa delle tensioni internazionali. Rimediare, almeno in parte e agli occhi del governo cinese, alle ultime scelte geopolitiche (su tutte: abbandonare la Nuova Via della Seta). Sono settimane convulse per il governo Meloni, chiamato adesso a concretizzare un playbook nei confronti del Dragone.
Il rebus cinese, per Roma, può essere sintetizzato in una domanda: che fare con Pechino? Il recente Forum Italia-Cina andato in scena a Verona è stato un indizio rilevante. L’Italia, al netto dell’uscita dalla Belt and Road Initiative, considera ancora la Cina un partner strategico.
E non potrebbe essere altrimenti, considerando che oltre la Muraglia c’è un mercato formato da 1,4 miliardi di abitanti. Che assorbe oltre 19 miliardi di euro di export italiano. E che a sua volta esporta prodotti a basso costo che producono 46,8 miliardi di importazioni.
Certo, c’è da equilibrare la bilancia commerciale, ma nessuno a Palazzo Chigi intende chiudere le porte in faccia al Dragone. La ciliegina sulla torta dovrebbe arrivare nei prossimi mesi, entro la fine del 2024, quando Giorgia Meloni in persona potrebbe visitare la Cina.
Il rebus cinese di Meloni
Il presidente cinese Xi Jinping l’aveva invitata nel novembre 2022 in occasione del G20 di Bali. Adesso, a distanza di due anni, Meloni potrebbe finalmente recarsi in Cina. Attenzione però, perché la Via della Seta ora è “bloccata”.
Esistono ovviamente altre strade che collegano Roma a Pechino ma rischiano di essere tutte terribilmente trafficate. Da chi? Da tutti quei leader europei che, a differenza del premier italiano, hanno deciso fin da subito di mantenere inalterati i propri rapporti economici con il Dragone.
Olaf Scholz, ad esempio, è appena rientrato in Germania al termine di una visita d’alto livello nella Repubblica Popolare Cinese. Prima di lui aveva fatto altrettanto Emmanuel Macron, posizionando la Francia una spanna avanti all’Italia nella diplomazia economica con la Cina.
Meloni proverà adesso a rimediare i mesi di attesa, presumibilmente con un viaggio verso Oriente. In ogni caso, il rafforzamento dei legami con Pechino farebbe parte di una nuova spinta alla diplomazia italiana che Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri, ha definito “pragmatica ma non cinica”.
Come ha scritto Bloomberg, questo approccio si basa su un forte impegno nei confronti della Nato e del partenariato transatlantico ma anche sulla promozione di buone relazioni con i cosiddetti avversari sistemici.
Oltre la Via della Seta
Chi pensava che l’idillio tra Italia e Cina terminasse con l’uscita di Roma dalla Belt and Road Initiative, era fuori strada. Roma è stata semplicemente costretta a fare un passo indietro per placare le ire degli Stati Uniti e dei partner atlantici. Ma non ha mai pensato di rompere i legami economici con il gigante asiatico.
Il motivo è presto detto: la BRI è considerata dalle cancellerie occidentali un piano infrastrutturale promosso da Xi per espandere l’influenza di Pechino nel mondo. Washington non aveva dunque affatto piacere che il governo italiano offrisse una simile sponda al Dragone.
L’Italia ha però intenzione di offrire un’altra sponda alla controparte cinese: una sponda più economica e meno geopolitica. “Vogliamo avviare una nuova fase nelle relazioni tra Italia e Cina e investire in una partnership bilaterale”, ha dichiarato non a caso il ministro degli Esteri Antonio Tajani al Forum di Verona. C’è tuttavia da capire come, e in quali termini, si svilupperà la nuova fase relazionale sino-italiana.
È per questo che Meloni, nei prossimi mesi, è attesa da una scottante missione cinese dove dovrà sfoggiare elevate dosi di pragmatismo. Facendo leva su almeno due importanti ricorrenze storiche: i 700 anni dalla scomparsa di Marco Polo e i 20 anni dal partenariato strategico globale tra Italia e Cina.
Nel caso in cui Meloni riuscisse a mantenere, se non a migliorare, i legami commerciali con il Dragone – vitali per la comunità imprenditoriale italiana – dopo aver fatto uscire Roma dalla BRI – come aveva promesso in campagna elettorale – a quel punto, per il governo italiano, si concretizzerebbe una inattesa vittoria politica.