Perché questo articolo potrebbe interessarti? Tra Italia ed Egitto è nato un vero e proprio asse. Il Cairo ha bisogno di cibo, Roma invece di gas: da qui una convergenza sottolineata anche dalla stampa del Paese nordafricano.
Nel giro di pochi giorni, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani si è recato per ben due volte in Egitto. Una scelta, sotto il profilo politico, che di certo non è passata inosservata. Testimonia infatti le tante attività poste in essere lungo l’asse Roma – Il Cairo. Dal gas alla partecipazione di molte aziende italiane ai progetti edilizi e di sviluppo agricolo del governo di Al Sisi, passando poi per il delicato nodo immigrazione e per il mai risolto dossier libico. Senza però dimenticare, sullo sfondo, il caso relativo all’uccisione del ricercatore italiano Giulio Regeni.
Tra sicurezza energetica e sicurezza alimentare
L’attivismo tra Roma e Il Cairo non è passato inosservato nemmeno sulla stampa egiziana. La giornalista Marwa Mohammed, esperta di affari italiani per il quotidiano Shorouk News, ha spiegato su TrueNews l’impressione data dalla doppia visita di Tajani nel Paese. “Le visite del rappresentante della diplomazia italiana – ha detto – riflettono l’importanza del ruolo egiziano per Roma, soprattutto in dossier vitali come la crisi libica e il dossier energetico, oltre all’immigrazione clandestina, soprattutto alla luce di un difficile contesto internazionale e regionale che impone ai due Paesi di lavorare e coordinare in modo intensivo”.
La congiuntura, come spiegato da Marwa Mohammed, riguarda soprattutto due fronti: l’energia e il settore alimentare. L’Italia ha infatti bisogno di gas, l’Egitto di cibo. Due esigenze apparse nei rispettivi Paesi con l’insorgere della guerra in Ucraina. “Nella seconda visita di Tajani – ha spiegato la giornalista – si è parlato del ruolo delle imprese italiane nei settori dell’agroalimentare”. L’Egitto prima del conflitto in Ucraina dipendeva fortemente dalle importazioni di grano e derrate alimentari dal Paese in guerra. Oggi ha bisogno di diversificare le importazioni e sviluppare una propria industria agricola. Impresa non semplice, considerando che il 90% del territorio egiziano è desertico. Dunque, Il Cairo vuole la tecnologia e l’esperienza delle imprese italiane per iniziare un nuovo percorso.
Edilizia e difesa, gli altri temi sul piatto
Roma può finire cibo e aiuti nello sviluppo. E ricevere dall’Egitto quei quantitativi di gas necessari a rendersi sempre più indipendente dai giacimenti russi. “Il dossier energia – ha sottolineato non a caso Marwa Mohammed – si considera uno dei più importanti percorsi di partnership tra Italia ed Egitto, dove il Cairo cerca di proseguire la collaborazione al ritmo intenso degli ultimi anni, soprattutto attraverso la partnership con Eni nel campo del gas naturale”.
Del resto, “La posizione dell’Egitto come paese produttore di gas – ha proseguito la giornalista egiziana – è stata rafforzata dalla scoperta da parte di Eni del gigantesco giacimento di Zohr nel Mediterraneo orientale nel 2015. Lo stesso vale per l’annuncio da Eni a gennaio di una nuova importante scoperta di gas nel pozzo esplorativo Nargis-1, nella concessione “Nargis Offshore Area”.
Il rapporto tra i due Paesi non è nato comunque negli ultimi mesi. L’impressione che si ha in Egitto, è che i due viaggi recenti di Tajani siano serviti a solidificare delle basi impiantate nell’ultimo quinquennio. Da anni lungo l’asse tra le due capitali si firmano contratti miliardari che non riguardano solo il gas, bensì anche altri campi vitali. Dall’edilizia, settore in ascesa nel Paese nordafricano impegnato a costruire nuove opere e ad edificare una nuova capitale a est de Il Cairo, alla difesa. Su quest’ultimo fronte, nel 2021 è stata consegnata l’ultima delle due fregate Fremm vendute dall’Italia alla marina egiziana.
Il tema immigrazione
Sul tavolo dei due incontri, assicurano dall’Egitto, ci sono stati anche temi più “politici”. A partire dal discorso relativo all’immigrazione, legato a doppio filo al dossier libico. “Già nel primo dei due ultimi incontri – ha dichiarato Marwa Mohammed – Tajani ha parlato con il nostro ministro degli Esteri, Sameh Shoukry, della situazione nel Mediterraneo orientale e di Libia. Si è discusso, in particolare, dell’importanza di tenere qui elezioni il prima possibile”.
Ma soprattutto, si è parlato di come fermare il flusso migratorio diretto verso l’Italia. Nel 2022, sono approdati lungo le nostre coste 20.542 egiziani, dato più alto degli ultimi anni. Molti di loro sono partiti dalla Libia. “È stato deciso un maggiore coordinamento tra le parti – ha spiegato ancora la giornalista di Shorouk News – l’immigrazione e la lotta al terrorismo vengono percepiti come due problemi comuni”.
Il caso Regeni
Sull’asse tra Roma e Il Cairo però pesa e non poco il discorso relativo al caso Regeni. Il ricercatore ucciso dai servizi di sicurezza egiziani nel gennaio 2016, sulla cui morte non è al momento stata fatta piena luce. In Italia sono diversi gli appelli volti a chiedere al governo garanzie sull’impegno egiziano a collaborare.
La questione, hanno fatto sapere dall’Egitto, è stata affrontata nel corso dell’ultima visita di Tajani. “Il presidente egiziano ha assicurato al ministro degli esteri italiano che il Cairo collaborerà con Roma per quanto riguarda il caso Regeni – ha dichiarato Marwa Mohammed – e ha sottolineato la volontà dell’Egitto di cooperare con l’Italia per trovare le giuste soluzioni in questo senso”.
Anche al Cairo sanno che la vicenda Regeni è importante sul fronte italiano. Quanto questa consapevolezza porterà ad effettive svolte è ancora presto per dirlo. L’unica cosa certa è che nei vari bilaterali del caso si è parlato più volte.