Dall’intelligence alla stampa in pochi minuti. Prima che le notizie abbiano tempo di essere processate, diventano di dominio pubblico. Da verificabili diventano vere perché provocano effetti tangibili. Quanto successo ieri, con l’annuncio al pubblico, in anticipo, di un imminente attacco iraniano contro Israele, conferma che anche lo spionaggio è in campo per operare attivamente nella battaglia dell’informazione.
Il tam-tam dall’intelligence ai media
Daniel Hagari, portavoce militare israeliano, ha comunicato di un attacco iraniano con missili progettato contro la capitale Tel Aviv e altri centri del Paese di cui gli Stati Uniti avrebbero avvertito lo Stato Ebraico anzitempo.
Agli occhi del mondo si è messo in moto il tam-tam politico e mediatico. Compattamento tra Washington e Tel Aviv; Yoav Gallant, ministro della Difesa israeliano, e Lloyd Austin, capo del Pentagono, che si sentono per discutere della minaccia; percezione di una sicurezza avanzata sempre più solida. Da ultimo, raid intercettato e percezione di un Iran costretto nell’angolo: dopo i raid di Israele contro i suoi alleati, dal Libano allo Yemen, e l’aggressione via terra contro Hezbollah di ieri, la Repubblica Islamica aveva promesso risposte severe contro Tel Aviv. Se non fosse successo nulla, Usa e Israele, retoricamente, avrebbero potuto dire di aver sventato la minaccia e bollare Teheran come Paese inaffidabile.
Partito l’attacco, le sirene sono suonate in tutta Israele mentre la notizia dei lanci di missili balistici veniva data in tempo reale, Iron Dome si attivava di fronte all’intera opinione pubblica e la gente nelle città correva ai rifugi antiaerei. L’asse Washington-Tel Aviv potrà annunciare di aver anticipato la mossa, con le prevedibili conseguenze del caso in termini di intercettazione.
La guerra ibrida
Su questo fronte, possiamo dirlo, l’intelligence vince in anticipo la sua personale “guerra ibrida”, quella delle narrazioni. In una fase storica in cui i servizi sono la “ghiandola pineale” degli Stati, ne regolano il ritmo sonno-veglia tra fasi di minore e momenti di maggiore allerta, cosa più di un’informativa dei servizi segreti può alzare l’asticella dell’attenzione? La capacità di raccolta informativa del Mossad e l’ampia e strutturata forza di spionaggio spaziale e satellitare degli Usa hanno tutte le capacità di individuare, combinandosi, una mobilitazione balistica iraniana. L’intelligence “in tempo reale”, se ben usata, può creare sicurezza. Ma l’accettazione delle sue conclusioni potrebbe, se sfruttata per scopi non limpidi, condizionare le mosse degli attori o la narrazione su certi scenari? Questo è un tema che i fatti di ieri impongono di tenere in conto.