Perché questo articolo potrebbe interessarti? Italia e Albania hanno sottoscritto un’intesa che prevede la costruzione di due centri di accoglienza in territorio albanese. Per Giorgia Meloni si tratta della possibilità di alleggerire la pressione sul nostro Paese, per il premier albanese Edi Rama l’occasione è motivo di ulteriore avvicinamento all’Italia e chiedere di velocizzare la domanda di ingresso di Tirana nell’Ue. Ma per Emanuel Pierobon e Francesco Trupia, due analisti sentiti da TrueNews, non mancano le incognite provenienti sia dal ramo internazionale che da quello interno alla stessa Albania
Un annuncio (quasi) a sorpresa: lunedì, nel corso dell’incontro tra il presidente del consiglio Giorgia Meloni e il premier albanese Edi Rama, è stata reso noto un accordo tra Roma e Tirana per l’accoglienza di almeno 39mila migranti all’anno in territorio albanese. E, in particolare, all’interno di due centri costruiti e gestiti dall’Italia.
Per Meloni si tratta della possibilità di alleggerire il peso derivante dalla pressione migratoria, per il suo interlocutore albanese c’è invece la prospettiva di intensificare i rapporti con la sponda opposta dell’Adriatico. Non mancano tuttavia le incognite: “I precedenti storici suggeriscono che questo tipo di accordo potrebbe non funzionare – ha dichiarato su TrueNews l’analista Emanuel Pietrobon – e bisognerà vedere il parere della commissione europea”. Per il ricercatore esperto di Balcani Francesco Trupia, l’intesa è figlia soprattutto della volontà dell’Italia di tornare protagonista nella regione e dell’Albania di trovare agganci in Europa: “Si tratta – ha detto ai nostri microfoni – del tentativo di Rama di accreditarsi in ambito europeo”.
Cosa prevede l’accordo tra Giorgia Meloni ed Edi Rama
Sotto il profilo prettamente tecnico, l’intesa tra Meloni e Rama riguarda il trasferimento di migranti e richiedenti asilo in un Paese terzo all’Ue. Fuori quindi dai confini comunitari. L’intervento non è così dissimile da quello messo in piedi negli ultimi anni dai conservatori in Gran Bretagna. Sia Boris Johnson infatti che l’attuale premier Rishi Sunak, hanno provato a siglare un accordo con il Ruanda per portare lì i richiedenti asilo.
L’accordo tra Italia e Albania forse sarebbe più semplice da attuare, in primis per una distanza geografica minore. Ma non mancano ugualmente le incognite: “L’Albania non è nell’Unione Europea – ha ricordato Francesco Trupia – quindi l’Italia potrebbe essere considerata inadempiente rispetto ai doveri previsti dall’accordo di Dublino, per il quale i migranti devono essere accolti nel Paese europeo di primo approdo”. Proprio per questo non sono in pochi, anche a Roma, ad aspettarsi una secca bocciatura da parte della commissione europea e non solo.
Il meccanismo di dissuasione sui migranti
Dall’altro lato però, è pur vero che nell’accordo è previsto che i migranti da destinare in Albania sono quelli salvati in mare. Gente cioè che non ha messo piede in territorio italiano e che non potrebbe, in linea di principio, essere considerata come sbarcata nel nostro Paese. I migranti infatti verrebbero portati direttamente in Albania, all’interno dei due centri costruiti (e gestiti) dagli italiani. Secondo quanto annunciato da Giorgia Meloni ed Edi Rama, le due strutture dovrebbero ospitare circa tremila migranti ed è previsto far passare al suo interno complessivamente fino a quasi 40mila persone all’anno. Il tutto non solo per alleggerire la gestione dell’accoglienza in Italia, ma anche per creare un meccanismo di dissuasione per le partenze dei migranti.
Le possibili reazioni interne in Albania
Prima ancora però del piano europeo e delle (prevedibili) reazioni internazionali, le incognite per il piano Meloni-Rama potrebbero arrivare dalla stessa Albania. “L’opposizione ha recepito male l’accordo – ha dichiarato su TrueNews Emanuel Pietrobon – definendolo un “atto di tradimento” alla nazione, criticando l’assenza di previo dibattito parlamentare. Che potrebbe, se insorgesse, cagionare il naufragio del piano Meloni”.
Il modus operandi di Rama, ha infatti sottolineato l’analista, ha indispettito e non poco sia l’opposizione che diversi gruppi di cittadini. Molti dei quali ora pretendono che, prima di rendere l’intesa pienamente operativa, il governo riferisca in parlamento. Tuttavia, secondo Francesco Trupia questo ostacolo potrebbe essere superato: “Bisogna calarsi nel contesto delle democrazie balcaniche e dell’est – ha spiegato – dove spesso i meccanismi parlamentari sono diversi dai nostri e spesso i parlamenti vengono scavalcati”. Sempre secondo Trupia, se il governo albanese ha fatto questo passo pubblico è perché potrebbe aver avuto precise garanzie interne: “Un annuncio fatto così – ha dichiarato il ricercatore – indica che tutto potrebbe già essere stato organizzato”.
L’asse Italia-Albania
Nessun dubbio invece sulle motivazioni geopolitiche dietro il via libera, quasi senza condizioni, di Rama all’intesa con Giorgia Meloni. Tirana ha bisogno di Roma per far avanzare la domanda di ingresso nell’Ue e Roma ha bisogno di Tirana per giocare un ruolo importante nella regione: “L’Albania ha dato il via libera – afferma Pietrobon – in cambio del supporto nostrano alla velocizzazione dell’adesione di Tirana all’Ue, circostanza che la Meloni infatti ha enfatizzato in conferenza stampa. Rama insegue almeno due obiettivi, miglioramento delle relazioni con Roma e miglioramento della sua immagine presso Ue, che convergono verso comune direzione: rendere Tirana candidato affidabile e serio agli occhi di Bruxelles”.
Ne è convinto anche Francesco Trupia, secondo cui l’Albania ha bisogno dell’Italia per la propria domanda di ingresso all’Ue dopo aver trovato porte quasi chiuse da Francia e Germania: “Edi Rama – ha spiegato ancora su TrueNews – sta facendo di tutto per cercare una via secondaria per foraggiare il cammino verso l’Ue, scavalcando così l’asse franco-tedesco. Da qui la sua retorica con cui ha sempre richiamato all’accoglienza data dall’Italia ai migranti albanesi negli Anni Novanta, una base volta a giustificare gli aiuti offerti a Roma durante l’emergenza Covid. Adesso anche sui migranti si erge ben volentieri come amico del nostro Paese”.
Attesa per una possibile decisione da parte di Bruxelles
Poche le reazioni arrivate dalla sede della commissione europea. Ma è chiaro che lo spettro di una bocciatura è dietro l’angolo. “Ci sono esempi storici recenti di tentativi di esternalizzazione delle procedure di asilo rigettati in ultima istanza perché contrari a leggi nazionali o internazionali – ha ricordato Pietrobon – su tutti, vale l’esempio dell’accordo anglo-ruandese. La Commissione Europea potrebbe esprimersi sul tema, non nel modo in cui spera Giorgia Meloni”.
Peraltro c’è un fronte importante da capire sotto il profilo prettamente burocratico. “Come gestire la situazione burocratica, gli immigrati illegali identificati da Roma ma espulsi de facto da Tirana, che dovrebbe avere accordi sui rimpatri (che al momento non ha) con pluralità di paesi africani?”, si chiede Pietrobon. A cui gli fa eco Francesco Trupia: “Come verranno gestiti coloro che saranno espulsi ma difficilmente saranno rimpatriati? Resteranno lì?”.