Perché questo articolo potrebbe interessarti? L’Italia ha nominato il nuovo ambasciatore in Cina. Il suo ruolo sarà decisivo ai fini della partita cinese (e asiatica) di Roma. Meloni ha deciso di non rinnovare il memorandum sulla Via della Seta. Il nuovo ambasciatore in Cina, Massimo Ambrosetti, avrà un gran da fare. Proprio come gli altri diplomatici italiani inviati nelle zone più strategiche dell’Asia.
L’Asia è ormai il motore economico del mondo e l’Italia, seppur in ritardo rispetto alla concorrenza europea, ha intenzione di rafforzare i legami commerciali con gli attori di questa regione. Per riuscire nell’impresa sono fondamentali due ingredienti: creare ottime relazioni con i singoli governi asiatici e, di pari passo, fare affidamento su ambasciate preparate e in sintonia con gli obiettivi nazionali di Roma.
Il nuovo ambasciatore italiano a Pechino per uscire dalla Via della Seta
Una partita che non sembra semplice, vista la decisione – ormai pressoché certa – di non rinnovare la Via della Seta, firmata nel marzo 2018 dall’allora esecutivo giallo-verde di Giuseppe Conte. Il nuovo esecutivo di Giorgia Meloni pare intenzionato a uscire dall’accordo. Ha tempo fino a dicembre di quest’anno, prima del rinnovo automatico per altri cinque anni. E sta quindi iniziando a muovere le pedine diplomatiche per un’uscita, il più indolore possibile, dall’accordo con la Cina.
Non è casuale la scelta di Meloni di nominare il nuovo ambasciatore italiano in Cina. Il governo Meloni ha scelto, a sorpresa, Massimo Ambrosetti. Già ambasciatore a Panama, Ambrosetti, 60 anni, prende il posto di Luca Ferrari in uno dei momenti più delicati per la politica estera italiana. L’esecutivo italiano, insomma, è alle prese con il rebus cinese. Un rebus che Ambrosetti dovrà cercare di risolvere al meglio.
Il dossier cinese
E pensare che i riflettori per occupare l’ambasciata italiana di Pechino erano puntati su Giuseppe Maria Buccino, finito in Spagna. Per la Cina, il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha scelto proprio Massimo Ambrosetti.
Il suo curriculum è interessante: ex responsabile delle relazioni internazionali strategiche presso l’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale, esperto di sicurezza informatica e dei rapporti tra Unione europea e Cina.
Toccherà a lui fare in modo che le relazioni sino-italiane non subiscano contraccolpi in seguito ad ipotetici cambi di passo di Roma nei confronti di Pechino.
Piccola parentesi: nel frattempo gli Stati Uniti hanno scelto il loro ambasciatore da inviare a Roma. Si tratta di Jack Markell, fedelissimo del presidente Usa Joe Biden. Forte di due mandati da governatore nel Delaware, si dice che uno dei compiti di Markell sarà quello di convincere Meloni a non confermare l’accordo con la Cina sulla Via della Seta.
I diplomatici chiave dell’Italia in Asia
Ma quali sono gli ambasciatori italiani operativi negli scenari asiatici più strategici? Chi sono le figure da tenere d’occhio? Senza fare una lista completa ed enciclopedica, ecco gli scenari, i personaggi e i dossier da tenere d’occhio.
Senza ombra di dubbio dobbiamo indicare Massimo Ambrosetti e Vincenzo De Luca, capi missione nei due giganti asiatici, rispettivamente Cina e India. Gianluigi Benedetti guida invece l’ambasciata italiana in Giappone, mentre Federico Failla quella in Corea del Sud.
Per quanto riguarda il sudest asiatico, Marco Cirillo Baldassarre Maria della Seta Ferrari Corbelli Greco Sommi Picenardi, altra fresca novità, sarà il nuovo punto di riferimento dell’Italia in Vietnam.
Benedetto Latteri è l’ambasciatore italiano in Indonesia e Paolo Dionisi in Thailandia. Attenzione, in particolare, a quest’area, il sudest asiatico, visto che entro il 2030 rappresenterà la quarta economia mondiale.
I diplomatici chiave dell’Italia in Asia
Ma quali sono gli ambasciatori italiani operativi negli scenari asiatici più strategici? Chi sono le figure da tenere d’occhio? Senza fare una lista completa ed enciclopedica, ecco gli scenari, i personaggi e i dossier da tenere d’occhio.
Senza ombra di dubbio dobbiamo indicare Massimo Ambrosetti e Vincenzo De Luca, capi missione nei due giganti asiatici, rispettivamente Cina e India. Gianluigi Benedetti guida invece l’ambasciata italiana in Giappone, mentre Federico Failla quella in Corea del Sud.
Per quanto riguarda il sudest asiatico, Marco Cirillo Baldassarre Maria della Seta Ferrari Corbelli Greco Sommi Picenardi, altra fresca novità, sarà il nuovo punto di riferimento dell’Italia in Vietnam.
Benedetto Latteri è l’ambasciatore italiano in Indonesia e Paolo Dionisi in Thailandia. Attenzione, in particolare, a quest’area, il sudest asiatico, visto che entro il 2030 rappresenterà la quarta economia mondiale.
Riflettori sull’India
L’India è l’altro grande gigante asiatico. Meloni ha effettuato una visita a Delhi lo scorso marzo. Nell’occasione, ha incontrato il premier indiano, Narendra Modi, e ha annunciato un rafforzamento della cooperazione italo-indiana.
Artefice silenzioso del riavvicinamento tra questi due Paesi è Vincenzo De Luca, che è riuscito a ricucire i rapporti diplomatici compromessi dal famigerato caso dei Marò.
Adesso si vocifera addirittura della volontà dell’Italia di firmare un memorandum sulla difesa con Delhi, da concretizzare attraverso una joint venture tra India e Leonardo. Con il fine ultimo di creare centri di produzione di armi sul territorio indiano.
Per il momento, Roma e Delhi hanno stilato un patto bilaterale di cooperazione in materia di sicurezza e difesa. Vedremo quali saranno i prossimi step.
Giappone e Corea del Sud: occasioni da non perdere
Sul fronte nipponico c’è da monitorare il progetto congiunto tra Giappone, Gran Bretagna e Italia, che punta a produrre un aereo da combattimento ultra moderno. Si tratta del Tempest, per la cui realizzazione saranno coinvolte anche diverse aziende italiane.
Il dossier – oltre agli altri temi rilevanti: dall’economia alla space economy – è passato inevitabilmente sul tavolo dell’ambasciatore italiano Gianluigi Benedetti.
Federico Failla è chiamato ad estendere le relazioni tra Italia e Corea del Sud. Nel Paese c’è una prateria da attraversare, e non solo dal punto di vista commerciale.
Seoul può vantare grandi aziende produttrici di auto elettriche ma ci sono altri settori da sfruttare al meglio. Per fare un esempio, nel 2022 l’import di vino italiano in Corea del Sud è cresciuto del +22%, mentre, lo scorso 5 aprile, per la prima volta l’Italia ha preso parte alla Gwangju Biennale, a conferma del valore culturale incarnato da Roma.