Perché leggere questo articolo? Volodymyr Zelensky ha licenziato il generale Zaluzhny, eroe della resistenza ai russi. Il motivo? Legato alla sua cautela su nuovi attacchi.
Cambio della guardia ai vertici delle forze armate ucraine: il presidente Volodymyr Zelensky, mentre si avvicina il secondo anniversario dell’invasione russa del suo Paese, ha silurato il comandante, il generale Valeriy Zaluzhny, sostituendolo col capo delle forze terrestri, generale Oleksandr Syrsky. Per molti osservatori i due divergevano da tempo sulla conduzione della guerra: come succede in altri contesti, il soldato, Zaluzhny, è più pragmatico sul fronte strategico del politico, Zelensky. Del tema parliamo con l’analista geopolitico e esperto di forze armate Andrea Gaspardo, ricercatore della società di consulenza strategica e securitaria Episodis.
Dottor Gaspardo, per che motivo ritiene che Zaluzhny sia stato sostituito da Zelensky?
Zaluzhny è stato rimosso, a mio avviso, perché essendo sia un eccellente tattico che un ottimo stratega ha capito che l’Ucraina, se vuole sopravvivere come entità statuale e geopolitica sovrana quantunque mutilata territorialmente, deve passare a una strategia di guerra che escluda azioni offensive non giustificate e che comportino uno spreco di risorse militari, economiche e, soprattutto umane.
Che visione ha Zelensky sul tema?
Zelensky non è dello stesso avviso e ritiene che solo mantenendo una strategia di pressione nei confronti del nemico potrà continuare ad accreditarsi come uomo forte del Paese. Inoltre, si vuole presentare come interlocutore fondamentale e imprescindibile per tutti i potentati e i partner occidentali dai cui aiuti l’Ucraina dipende. Questa è la ragione, a mio avviso, per cui Zaluzhny è stato rimosso. Il generale si è dimostrato nell’ultimo periodo non favorevole a una strategia così offensiva.
In quest’ottica, come si inserisce la figura di Syrsky? Sarà più fedele al presidente?
Il generale Syrsky è un eccellente tattico, non è meno talentuoso di Zaluzhny. La sua dimensione strategica è inferiore rispetto a quella di Zaluzhny. Ma sicuramente è un fedelissimo disposto a eseguire ogni ordine arriverà dal governo di Kiev. Sarà dunque più malleabile e adatto per l’idea di guerra che Zelensky vuole portare avanti.
Un’idea molto diversa da quella perorata da Zaluzhny…
La cautela di Zaluzhny era nota da tempo. Zelensky a mio avviso mira a una nuova offensiva con la sostituzione del comandante dell’esercito. Solo una strategia di attacco e pressione continua, per il presidente, può permettergli di mettere sul tavolo risultati da usare come leva negoziale per i partner occidentali al fine di continuare a mantenere ininterrotto il canale di aiuti di natura economico-finanziaria e materiale da cui l’Ucraina dipende per continuare a combattere.
Zelensky quindi pensa a una nuova operazione offensiva. Quando potrebbe scattare?
Quando la prevedibile nuova offensiva ucraina scatterà non lo possiamo dire ora, non è nemmeno iniziato il processo di concentrazione delle forze che sarebbero necessarie per un’ipotetica manovra futura. Ma che questo sia ciò che Zelensky ha in mente mi pare palese. Aggiungo inoltre che quest’anno e il prossimo, molto probabilmente, l’Ucraina non si limiterà ad arruolare mezzo milione di uomini come annunciato dal capo dello Stato, potrebbe arrivare fino a due milioni.
Nel frattempo la guerra continua. Che scenari ci attendono nelle prossime settimane?
Nell’immediato futuro non vedo in vista grandissimi cambiamenti. Le due parti sono impegnate a livello tattico in una guerra di posizione con un focus su alcuni specifici settori e alcune posizioni sulla linea del fronte, alcune diventate famose come Soledar e Popasna, per non parlare di Bakhmut. Ora il focus dei combattimenti sul terreno è attorno ad Avdivka e nell’area di Kupiansk e Krasnij Liman. Queste sono le aree dove stiamo assistendo a combattimenti più duri. Ciò non cambia gli indirizzi generali.
La Russia, in quest’ottica, continuerà la sua guerra di logoramento contro le truppe di Zelensky?
La Russia continuerà a portare avanti quella che ho battezzato come “strategia della carte moschicida”, ovvero utilizzare l’immensa linea del fronte per attrarre tutte le risorse materiali e umane di cui l’Ucraina è dotata e consumarle in una lunghissima battaglia di attrito. Questo ha portato i maggiori vantaggi alla Russia nel 2023. Non penso vedremo un cambiamento di strategia rispetto a questa linea conservativa e progressiva che va a sposarsi con la necessità di stabilità del regime di Vladimir Putin, che presto dovrà passare attraverso la conferma elettorale e per il resto dell’anno sarà impegnato da negoziazioni ai vertici del potere per la redistribuzione delle influenze all’interno del sistema tra clan e correnti che convivono e si scontrano ai vertici dello Stato russo. Una ragione in più per non aspettarsi nulla di stravolgente e eclatante.