Perché leggere questo articolo? Veronica Laria ed Elisabetta Tulliani. I precedenti ad Andrea Giambruno di congiunti che mettono in imbarazzo il politico di turno.
Segno dei tempi. Se Veronica Lario scelse di dare il benservito al marito Silvio Berlusconi attraverso una intervista rilasciata al giornale più inviso al Cavaliere, la Repubblica, il 31 gennaio 2007, Giorgia Meloni, quindici anni dopo, ha usato i social per annunciare la fine della relazione con Andrea Giambruno, 42enne giornalista di Mediaset, dal quale ha avuto una figlia, Ginevra, che oggi ha sette anni.
Giambruno si conferma Giambrunasca
I fuorionda mandati in onda da Striscia la Notizia nei quali Giambruno, oltre a dire parolacce, faceva il provolone con una collega, dispensando una mini lezione sulla differenza tra blu Estoril e blu Cina (paese che a lui “sta sul c…”) e quello in cui chiedeva a un’ altra collega se avesse avuto esperienze di threesome (per i profani: triangolo eterosessuale a tre), la misura è stata ritenuta colma dalla premier. E, bisogna riconoscerlo, Meloni ha fatto l’unica cosa intelligente che poteva.
Non aspettare che Giambruno rientrasse a casa per accoglierlo col mattarello, come molti pensavano e ironizzano sui social. Ha scelto di recidere il filo che la legava al giornalista – che aveva difeso in occasione della sua gaffe sul pericolo di incontrare il lupo se le ragazze bevono – e neutralizzare nel giro di quarantotto ore la campagna, che maleodora di squadrismo mediatico, avviata dal tg satirico di Antonio Ricci, che aveva annunciato una serie di servizi sul “Giornalismo di Giambrunasca”.
Il fatto che la Mediaset sia di proprietà degli eredi del fondatore di Forza Italia ha fatto pensare alla possibilità che dietro gli sberleffi a Giambruno ci fossero questioni politiche. Da Cologno Monzese, però, si difendono parlando dell’impossibilità di controllare Antonio Ricci.
I precedenti di compagni che mettono il politico in imbarazzo
Il manganello di Striscia, però, non è la prima volta che picchia con insistenza su avversari politici. Era già successo con Gianfranco Fini, quando l’ex presidente della Camera, fondatore di Alleanza Nazionale, aveva osato sfidare Berlusconi (ricordate il famoso “Altrimenti, che fai, mi cacci?”, rivolto da Fini seduto in platea al Cavaliere sul palco il 22 aprile 2010 durante la direzione nazionale del Popolo delle libertà?)
Scrive Bruno Vespa nel suo libro “Il cuore e la spada”, “L’irritazione di Fini nei confronti di Berlusconi aveva motivazioni politiche, ma era acuita da un fatto strettamente personale: uno sgradevole servizio di «Striscia la notizia» sulla sua nuova compagna, Elisabetta Tulliani. Fin dall’autunno precedente, appena si era diffusa la notizia della loro relazione, «Striscia la notizia» aveva trasmesso con irritante sistematicità filmati dell’epoca del suo rapporto (di Tulliani, ndr) con Luciano Gaucci“, imprenditore e pirotecnico presidente del Perugia calcio che aveva il doppio dei suoi anni. Il leader di An attribuì a Berlusconi la responsabilità dello sgradevolissimo tormentone.
Mediaset si dissociò pubblicamente da “Striscia la notizia”, con una nota nella quale si dichiarava: “La presidenza di Mediaset esprime una netta presa di distanza dagli eccessi giornalistici e satirici, anche in programmi Mediaset, che hanno colpito negli ultimi giorni la vita privata di Gianfranco Fini”. E intervenne anche Berlusconi: “Ho chiamato io Fini per dirgli che ero addolorato per i servizi andati in onda su “Striscia la notizia”. Sono cose che non si fanno”.
Il pettegolezzo come arma politica
Scrive Marco Mazzon, coordinatore didattico del Centro di giornalismo dell’Università di Perugia, “In Italia il pettegolezzo amoroso come arma politica è sempre stata un’eccezione, almeno fino a quando non arriva Silvio Berlusconi. Con lui il gossip diventa rilevante dal punto di vista politico. Molto, sicuramente, dipende dalla marcata propensione allo scandalo che caratterizza il personaggio politico, dalle telenovele estive con Noemi D’Addario e dalla decisione (molto mediatica) di Veronica Lario di separarsi da lui”.
“Ma c’è di più” – prosegue Mazzon. “Berlusconi, infatti, è stato uno dei primi politici ad aver capito che il leader (post)moderno promuove la sua immagine pubblica anche aprendo agli occhi esterni la sua dimensione privata. I suoi eccessi uniti anche ai suoi successi non hanno soltanto provocato una desacralizzazione della politica, ma gli hanno anche permesso la diffusione di un particolare modello di vita. Un comportamento questo paragonabile a quello delle celebrità, sempre attente a promuovere e rendere visibile il loro modello di vita, e che soprattutto sembra essere accettato dalla gente comune, come si può dedurre da quegli studi in cui è stato mostrato che votando per Berlusconi gli italiani hanno scelto cosa Berlusconi stava proponendo come modello di vita quotidiana”.
Dio, patria e famiglia (ma senza più Giambruno)
Il modello proposto da Giorgia Meloni è quello di Dio, Patria e Famiglia. Sull’ultima già le era stato “perdonato” il fatto di non essere sposata con Giambruno (che in una recente intervista aveva gigioneggiato: “magari siamo già sposati e non l’abbiamo detto”). Per amor di patria (e forse ancor di più per amor proprio) Meloni ha detto basta, paraganondasi a una pietra che resta tale mentre la goccia che dovrebbe scavarla è solo acqua.
Passi che dopo la sua salita a Chigi, Giambruno avesse avuto un programma tutto suo su Retequattro, passi qualche sua gaffe (che, rivista alla luce odierna, le sue più che gaffe sembrano profondi convincimenti), ma se da presidente del Consiglio di una nazione del G7 mentre cerchi di accreditarti politicamente con Xi Jinping, il tuo compagno dice allegramente che la Cina gli sta sugli zebedei, se sei alle prese con una crisi internazionale dove spirano sempre più forti venti di guerra, bè, è naturale che preferiresti non avere un nemico in casa che con i danni che ti procura potrebbe essere arruolato direttamente come leader dell’opposizione senza passare dalle primarie.
Un nuovo motto
E poi, uno dei motti del Ventennio, che la premier visto l’ambiente politico in cui è cresciuta, non può non conoscere, era: “Il contadino deve rimanere fedele alla terra, dev’essere orgoglioso di essere contadino, fiero di lavorare il suo campo”. Potrebbe quindi sempre parlare col cognato Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, per una nuova collocazione lavorativa per Giambruno che già ieri non ha condotto “Diario del giorno” in tv. Resta pur sempre il padre di sua figlia che dovrà pagarsi un affitto e contribuire al mantenimento.