Il voto delle Regionali per Aldo Giannuli, politologo e storico della Statale di Milano, è un segnale pessimo. “Nelle due regioni più politiche d’Italia”, nota Giannuli a True, “un dato così basso non si era mai visto”. E questo “apre alla strada della delegittimazione della politica“, soprattutto per le proiezioni nazionali di questo trend.
Giannuli ci dice che a suo avviso il risultato non sorprende, anche e soprattutto “sulla scia della condotta del Partito Democratico“. Che, nota lo storico, “ha scelto due strade entrambe perdenti”. La prima, quella di testare i “futuri schemi del centrosinistra”. In cui “non è nemmeno detto che il Pd sarà centrale. Ha perso insieme ai Cinque Stelle in Lombardia; e non è migliore il risultato del Lazio. Questo significa che è fallimentare testare lo schema di domani sul voto di oggi”.
E il Partito Democratico “semplicemente non conta più nulla”. Secondo Giannuli il partito “ha preso botte da orbi alle Politiche e non è risultato migliore alle Regionali”. Senza che “in alcun modo capisse la scelta politica delle alleanze”. In Lombardia “potrei addirittura dire che hanno ricambiato con la candidatura di Majorino il favore della Destra con Bernardo” nelle elezioni comunali del 2021.
In quest’ottica è importante sottolineare che “la destra ha capito maggiormente lo schema dei voti regionali; come aveva capito quello delle Politiche. Il punto è che il Partito Democratico appare ancorato a un passato che non c’è più”. In Lombardia, ragiona per assurdo Giannuli, “avrebbe dovuto sostenere la Moratti dall’inizio della corsa. I voti di Majorino avrebbero avuto una convergenza sulla Moratti, non viceversa”.
E in quest’ottica “lo ammetto da uomo di Sinistra, ma il Pd, da tempo, non rappresenta più nulla. E non parla a rappresentanza del nostro mondo. Del resto, come ricordo da tempo, anche la fase congressuale è di importanza politica nulla”. E alla luce delle Politiche, “potrebbe portare all’elezione di un commissario rottamatore“.