Perché questo articolo potrebbe interessarti? Il passaggio di proprietà del quotidiano Il Giornale da Berlusconi ad Angellucci certifica l’egemonia della destra sulla stampa italiana. I grandi quotidiani nel nostro paese sono tutti in mano a editori vicini alla destra; o, nel migliore dei casi non ostili al governo. Le uniche due eccezioni, tra i giornali con un minimo di seguito, sono i quotidiani degli Agnelli e quello dei vescovi.
Ci siamo: il passaggio de Il Giornale dalla famiglia Berlusconi a quella Angelucci è ormai cosa fatta. Nonostante alcuni intoppi che hanno rischiato di far saltare il banco, il presidente di Forza Italia si è convinto a una cessione che potrebbe rappresentare una cesura storica per il mondo dell’informazione in Italia. A maggio, secondo indiscrezioni confermate de La Stampa, il quotidiano fondato nel 1974 da Indro Montanelli e dal 1979 di proprietà di Silvio Berlusconi, passerà nelle mani di Antonino Angelucci.
Il Giornale cambia ma resta a destra
Da accordi, alla famiglia del Cav resterà una quota di minoranza pari al 30 per cento; che sarà detenuta dalla Pfb di Paolo Berlusconi, fratello del leader azzurro. Il più longevo cartaceo di riferimento del centrodestra (il Secolo d’Italia, per decenni organo di Msi ed An, dal 2012 è presente solo in versione online), cambia mano ma resta saldamente nell’area politica d’origine.
Antonio, detto Tonino, Angelucci è l’editore di destra per eccellenza. Il 79enne magnate dell’industria sanitaria ha militato per quattro legislature come deputato del centrodestra; con le casacche prima di Forza Italia e ora della Lega. La corona mediatica della famiglia Angelucci si arricchisce ora di un terzo diamante. Il Giornale si va ad aggiungere a Libero e Il Tempo, rispettivamente dal 2001 e dal 2016 di proprietà degli Angelucci; che completano così l’opa familiare sulla stampa di centrodestra.
L’egemonia della destra sulla stampa italiana
Una saga familiare – quella dei Berlusconi – giunge al tramonto, venendo subito rimpiazzata da un’altra famiglia. L’editoria non conosce vuoti, e il polo mediatico conservatore trova subito un nuovo riferimento negli Angelucci, che raccolgono le redini del Cavaliere. Lo fa in un contesto, quello che italiano, che mai come ora sembra conoscere una pluralità di stampa a destra. A cui non fa da contraltare un’altrettanto ampia varietà a sinistra.
Dopo decenni, sembra essersi ribaltato l’equilibrio politico dei quotidiani nel nostro paese. Per una vita, almeno dalla fondazione di Repubblica di Eugenio Scalfari nel 1976, in Italia si è avvertita – a torto o a ragione – un’egemonia di sinistra sulla stampa. Una tendenza che si è avvicinata alla verità negli anni del berlusconismo rampante. A inizio millennio, la lunga stagione del Cavaliere al governo portò come contrappeso a feroci campagne stampa condotte da Repubblica, Espresso e – occasione più unica che rara – anche dal Corriere, che in quegli anni abbandonava la tradizione casacca di neutralità per spingersi su insolite posizioni anti-governative. Ora, tutto questo non c’è più. Casomai, è vero il contrario: l’egemonia sulla stampa si è spostata a destra.
La stampa s’è destra
In settimana, proprio dalle pagine del Corriere, nella rubrica di posta Aldo Cazzullo invitava un lettore a “entrare idealmente in edicola”; come dimostrazione del fatto che l’egemonia della sinistra sulla stampa italiana non esiste più. Segue una panoramica della stampa d’orientamento nel nostro paese, da cui emerge un’enorme pluralità di voci a destra. Al Giornale in via di passaggio editoriale, si assommano i già menzionati Libero e Tempo.
Secondo voci informate, la famiglia Angelucci sarebbe addirittura in trattativa per acquisire La Verità. Anche il quotidiano fondato da Maurizio Belpietro nel 2016 entrerebbe dunque nella monopolio mediatico-conservatore degli Angelucci. Storicamente più vicini al centrodestra sono poi i quotidiani del gruppo QN – Resto del Carlino, Il Giorno e La Nazione. Anche Il Messaggero di Roma e Il Mattino di Napoli, entrambi di proprietà della famiglia Caltagirone, possono essere annoverati nella stampa vicina al centrodestra.
Editori di sinistra cercasi
Alla stampa di sinistra dunque cosa rimane? Poco, se si comincia a togliere Il Sole 24 Ore; e Il Fatto Quotidiano, giornale di riferimento del Movimento 5 stelle, critico verso il governo almeno quanto lo è con il Pd. Recentemente, la stampa di sinistra ha subito anche il contraccolpo della perdita de L’Unità – che continua a sparire e rinascere – e de L’Espresso, passato a Iervolino. Ci sarebbero Il Manifesto e Il Domani; ma hanno tirature davvero esigue – se si pensa che pure l’editore di Domani, l’ingegner De Benedetti, si è lamentato delle poche copie vendute. Stringendo, tra i grandi quotidiani italiani rimangono Repubblica, La Stampa e Avvenire: i quotidiani degli Agnelli e quello dei vescovi. Un po’ poco per parlare di egemonia culturale di sinistra. Sembra ormai vero il contrario: in Italia la stampa s’è destra.