Perché leggere questo articolo? Per Guido Camera, Presidente di ItaliaStatoDiDiritto e autore di un manuale di deontologia per l’Albo dei giornalisti, è necessario l’intervento del Parlamento per regolamentare il mondo della comunicazione. Il ruolo del giornalisti è differente da quello dell’influencer. E nessuno meglio di un avvocato può spiegarlo.
Il caso della ristoratrice di Lodi ha riaperto il dibattito sull’uso e sul senso di fondo dell’informazione. Influencer vs giornalisti. Ma anche squali che pappano pesci troppo piccoli per resistere nel vasto mare dei social network. Informazione e quello che non lo è. Provare a trovare luce nell’abisso della cronaca odierna è difficile. Un minimo di bagliore può forse darlo la giustizia, tramite le sue due nature. Fin troppo spesso intesa come punitiva, la legge ha anche uno scopo normativo che può servire a ribadire l’essenza delle professione dei giornalisti. Una forma di compensazione per una professione, in questi giorni soprattutto, nell’occhio del ciclone e negli anni vessata da querele.
Camera: “La differenza tra giornalisti e influencer è nella deontologia”
Perché fare il giornalista è un mestiere rischioso, lo sa bene Guido Camera. Avvocato cassazionista, presidente dell’associazione ItaliaStatoDiDiritto e negli anni difensore di numerosi giornalisti, Camera è anche autore di “Lezioni di diritto dell’informazione e deontologia della professione giornalistica“, il manuale propedeutico all’esame per entrare nell’Albo dei giornalisti pubblicisti. Per Camera, “l’esercizio del giornalismo comporta diritti e doveri, libertà e responsabilità, codificati in quel settore dell’ordinamento giuridico denominato diritto dell’informazione”.
Breve storia del fu reato di diffamazione a mezzo stampa
Per Camera, che ha una lunga esperienza di controversie legali inerenti il mondo dell’informazione a tutto tondo, “la differenza tra giornalisti e influencer sta nella deontologia“. Una questione da sempre dibattuta, anche dagli addetti ai lavoro. Indro Montanelli scrisse sulle colonne de Il Giornale nel 1989: “La deontologia professionale sta racchiusa in gran parte, se non per intero, in questa semplice e difficile parola: onestà“.
Giornalisti e influencer hanno bisogno della politica, non di Agcom
Fino alla sentenza n. 150/2021, i giornalisti risultavano essere una categoria a sé per il codice penale. Una dirimente riconosciuta incostituzionale, ma che rende l’idea della maggiore rilevanza di quanto viene pubblicato nero su bianco dai giornalisti. Per la sostanziale abolizione del reato – rimane previsto il carcere solo per hate speech e fake news – è servito l’intervento della Corte Costituzionale. Un convitato di pietra, troppo spesso colpevolmente assente dal dibattito. La partecipazione attiva del legislatore è necessaria, non basta il semplice – e già vecchio – decalogo Agcom. “Serve l’intervento complessivo del Parlamento con norme primarie, rivendicando il proprio ruolo. Non devono essere le authority, ma ci vuole una valutazione complessiva del mondo della comunicazione. Da un lato ci sono i giornalisti, dall’altro tutti quelli che fanno della comunicazione“. I progetti di legge sono al vaglio del Parlamento. E anche Guido Camera prevede di ripubblicare una versione aggiornata del manuale. In dieci anni, il mondo dell’informazione è cambiato e servono nuove fondamenta.