Perchè leggere questo articolo? Da più di 20 giorni, la petroliera Sounion è una bomba a orologeria sotto gli occhi del mondo: i continui attacchi degli Houthi nel Mar Rosso minacciano una catastrofe ambientale e commerciale senza precedenti, mentre l’Occidente resta a guardare.
Inferno nel Mar Rosso. Da oltre 20 giorni la petroliera Sounion continua a bruciare, dopo esser stata attaccata il 21 agosto dagli Houthi, il gruppo politico e militare sciita che controlla gran parte dello Yemen. Quasi un mese alla deriva, con le fiamme che ne divorano il ponte, e un carico da brividi: 150mila tonnellate di greggio, quattro volte l’olio nero che devastò l’Alaska con l’Exxon Valdez. Se una sola cisterna cede – e il rischio è altissimo – il Mar Rosso potrebbe diventare una pozza di veleno. Non si tratta di catastrofismo: Greenpeace avverte che contenere una fuoriuscita di tale portata sarebbe come tentare di fermare una marea con le mani.
Si è di fronte a una sorta di “Costa Concordia” del mare aperto, ma con un impatto drammaticamente più esteso: non solo danni irreparabili per l’ecosistema, ma anche gravi ripercussioni per il commercio mondiale. La reazione internazionale? Un silenzio assordante. Nonostante l’allarme di una catastrofe ambientale annunciata, il mondo sembra infatti restare a guardare, inerte. Inchiodato dalle solite lungaggini.
Il Mar Rosso in bilico tra disastro ambientale e crisi del commercio globale
La Sounion rappresenta solo un pezzo del puzzle. Il Mar Rosso, una delle arterie principali del commercio mondiale, è ormai una polveriera pronta a esplodere. L’intensificarsi degli attacchi degli Houthi ha trasformato questa vitale rotta marittima in una zona di guerra, in cui nessuna imbarcazione è al sicuro. Le tensioni crescenti nella regione, alimentate dall’influenza iraniana e dall’incapacità degli alleati occidentali di fornire una risposta efficace, stanno spingendo le compagnie di navigazione a cambiare rotta. Inoltre, il prezzo delle assicurazioni per le navi che attraversano il Mar Rosso è schizzato alle stelle, minando l’economia globale.
La situazione, già critica, è aggravata dalla minaccia ambientale rappresentata da imbarcazioni come la Sounion. Il rischio di uno sversamento catastrofico, che potrebbe decimare la fauna marina e colpire migliaia di pescatori yemeniti, è imminente. E non è l’unico: l’affondamento della Rubymar, attaccata lo scorso febbraio e carica di fertilizzanti, potrebbe causare un’invasione di alghe tossiche, soffocando la vita nelle acque del Mar Rosso.
La mano invisibile dell’Iran: Houthi all’attacco
Gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso non sono semplici incidenti isolati, ma parte di una campagna orchestrata con il benestare dell’Iran. Nonostante Teheran neghi di armare direttamente i ribelli yemeniti, il sostegno politico e morale offerto è evidente. Gli Houthi, in questa lunga e sanguinosa guerra civile, hanno saputo sfruttare ogni occasione per destabilizzare la regione, e ora hanno spostato il loro obiettivo verso il traffico marittimo internazionale.
La paralisi dell’Occidente: prudenza estrema per paura dell’Iran?
Gli Houthi continuano a colpire impunemente nel Mar Rosso, senza incontrare una resistenza adeguata ed efficace. Nonostante la missione europea Aspides e i raid aerei anglo-americani che cercano di proteggere le navi bombardando le postazioni degli Houthi in Yemen, gli attacchi di questi ribelli aumentano di intensità e frequenza. Washington non riesce a frenare l’offensiva, come dimostrato dall’ennesimo attacco alla petroliera gestita dalla Grecia.
Ma dietro l’inazione dell’Occidente potrebbe celarsi una verità scomoda. Secondo l’ammiraglio Marc Miguez, la prudenza estrema degli Stati Uniti è dettata dalla paura di una reazione iraniana. Durante un podcast, il comandante del Dwight D Eisenhower Carrier Strike Group ha confessato che l’ordine di evitare attacchi più aggressivi contro gli Houthi è arrivato direttamente dai vertici militari statunitensi, per mantenere un fragile “equilibrio di deterrenza” con Teheran. Questa politica sta però permettendo agli Houthi di guadagnare terreno, destabilizzando il Mar Rosso. Mentre Washington temporeggia, la situazione sta sfuggendo di mano e il commercio globale è sempre più a rischio.