Ci voleva Pietro Castellitto per farmi fare pace con il mio passato, soprattutto l’infanzia. Il giovane figlio d’arte ha paragonato Roma Nord al Vietnam. Dopo essermene vergognato, forse, qualche volta, oggi scopro di essere cresciuto in una sorta di Beverly Hills, anche se a mia insaputa.
Ma c’è anche chi è nato “Abbasc e carrizz”
Il quartiere in cui sono nato, nel senso che ho emesso il primo vagito in quel quartiere (mi hanno fatto nascere in casa perché forse andare a partorire in clinica i miei lo consideravano poco chic) si chiamava, e si chiama ancora oggi “Abbasc e carrizz”: la prima parola sta per “giù” e la seconda per “carretti”, perché in quel di Gioia del Colle, provincia di Bari, in quella zona, prima che ci costruissero, c’era la discarica a cielo aperto dove gli spazzini andavano a svuotare i loro carretti. Che diamine, però, i miei compaesani potrebbero anche finirla di chiamare in questo modo barbaro, non potrebbero cominciare a indicare il quartiere con un più cosmopolita Down Trash?
Ma pure a Milano ci sono i barbieri?
A parte questo, mi dispiace per il figlio di Margareth Mazzantini e Sergio Castellitto: se la sfiga non si fosse accanita contro di lui e l’avesse fatto nascere Abbasc ‘e carrizz, la sua vita sarebbe stata tutta rose e fiori. Piuttosto che frequentare certi coetanei khmer rossi, avrebbe scoperto il mondo in maniera più delicata. Tipo essere battezzato solo qualche ora dopo che sei nato, ufficialmente per salvare un’anima del Purgatorio, di fatto perché in casa non c’era una lira per fare festa (mia madre su questo non ci ha mai scritto un romanzo da cui trarre un film, ma forse solo perché si era fermata in seconda elementare e ci avrebbe messo un po’ a buttare giù la sceneggiatura).
L’ambiente di Abbasc ‘e carrizz era sicuramente un ambiente colto e con lo sguardo aperto sul mondo: c’era chi, a qualche ragazzino del Nord venuto in vacanza. chiedeva se anche a Milano ci fossero i barbieri. Non ci sarebbe da meravigliarsi se oggi fosse un negazionista.