Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? Il disegno di legge che vuole rendere la gestazione per altri (GPA) un reato universale in Italia è stato da poco approvato dalla commissione di giustizia del Senato. Già approvato anche dalla Camera, passa ora al vaglio del Senato. Attualmente la GPA è già considerata un reato in Italia, punibile con due anni di reclusione. Il DDL Varchi mira a estendere la punibilità del reato anche quando commesso all’estero, con l’intento di contrastare il fenomeno degli italiani che si recano in altri Paesi per accedere a procedure di fecondazione assistita. Di questi, le coppie gay sono peraltro solo una piccola parte. Quali ripercussioni può avere questo approccio alla GPA in Italia? Ne abbiamo parlato con un papà gay.
Sono soprattutto le coppie etero a ricorrere alla GPA
Il disegno di legge che ha come prima firmataria la deputata Maria Carolina Varchi (FDI) mira a inasprire ulteriormente l’accesso a quella che in inglese viene definita surrogacy e che in Italia è spesso denominata con l’espressione spregiativa “utero in affitto”. Essa consiste nel ricorso a una persona che porta avanti la gravidanza per qualcun altro. Nella maggior parte dei casi, questo qualcun altro è una coppia composta da persone di genere diverso, anche detta coppia eterosessuale.
Contrariamente a quanto si pensa, infatti, la maggior parte delle coppie che ricorrono alla GPA non sono future famiglie arcobaleno. Secondo una stima empirica realizzata dal Corriere della Sera nel 2023, ogni anno circa 250 coppie italiane si recano all’estero per praticare la GPA e nove su dieci di queste sono formate da un uomo e una donna. Il dato è rafforzato anche dal fatto che l’utenza italiana si reca soprattutto in Grecia e – nonostante la guerra – Ucraina, che non accettano coppie queer. Il fatto che la maternità surrogata non sia esclusiva della comunità LGBTQ+ è confermato a livello internazionale. Questo disegno di legge, all’interno di una politica che contrasta i diritti LGBTQ+, si ritrova quindi a colpire anche parte del suo elettorato: le coppie formate da donne e uomini che desiderano una famiglia molto più vicina alla tradizione di quanto non si possa pensare.
Diverse forme di GPA
Esistono diverse forme di GPA a seconda del Paese in cui viene praticata. In Ucraina, ad esempio, ci sono leggi molto permissive, controlli statali estremamente ridotti e il rapporto di filiazione è fin dall’inizio in capo ai genitori intenzionali. Praticamente la surrogata esprime il suo consenso alla GPA quando viene stipulato il contratto e dopo il parto non può non consegnare il bambino ai genitori intenzionali, che sono quindi la famiglia effettiva del nuovo nato o della nuova nata. In Ucraina la surrogacy può essere commerciale e la portatrice viene pagata per la sua prestazione.
Una situazione ben diversa è quella del Regno Unito in cui l’ultima parola spetta alla surrogata. Nonostante il contratto sottoscritto, ha la possibilità di cambiare idea finché, dopo il parto, non viene richiesto il riassegnamento della genitorialità alla famiglia intenzionale. Inoltre la GPA inglese non può essere commerciale e comporta solo un rimborso spese per la persona gestante. Altri Paesi europei in cui la surrogacy è legale sono Cipro, Grecia, Portogallo, Paesi Bassi, Danimarca e Belgio. Le persone single possono accedervi solo spostandosi negli USA o in Canada.
Nonostante la diversità delle GPA possibili, come spiega la giornalista Serena Marchi in Mio tuo suo loro, “l’opinione più diffusa, quasi stereotipata, sulla maternità surrogata vuole che le donne che accettano di essere surrogate siano povere, indigenti, appartenenti a classi subalterne dei Paesi in via di sviluppo, pressoché analfabete e quindi sfruttate, lese nella loro dignità. Questa lettura è una descrizione riduttiva di un fenomeno ampio e complesso che non è scevra da un certo paternalismo nei confronti delle donne stesse. Accanto a casi in cui le surrogate sono le parti deboli del rapporto, ne esistono altre dove la surrogata è consapevole del proprio ruolo e sceglie liberamente, anche dietro compenso, di portare a termine una gestazione per altri. Oppure si tratta di un’amica, una madre o una sorella che effettua la gestazione per altri in modo altruistico”.
Riflessioni etiche
La varietà delle situazioni in cui può verificarsi la GPA solleva importanti riflessioni sociali ed etiche. È essenziale garantire che nessuna donna sia costretta a partorire contro la sua volontà. O lo faccia in condizioni non adeguate per necessità economiche. È fondamentale riconoscere e rispettare il tempo e le alterazioni fisiche che la gestante affronta. Poiché queste hanno un impatto significativo sulla sua vita.
Inoltre bisogna ricordare che vietare una pratica legata ai diritti riproduttivi – o renderla reato universale – non significa eliminarla. Spesso essa continua in modo clandestino, con maggiori rischi e meno tutele per le parti coinvolte. Di conseguenza ci sono genitori intenzionali che non possono permettersi le cliniche costose che incontrano gestanti in difficoltà economica disposte a farsi portatrici a costi minori. Con meno tutele e maggiori rischi.
Un DDL vessatorio
Al netto dell’alto numero di coppie eterosessuali che fanno ricorso alla GPA, l’obiettivo polemico del DDL Varchi è chiaramente la comunità LGBTQ+ e le famiglie omogenitoriali. Le famiglie arcobaleno, già non pienamente riconosciute e supportate dalla legislazione italiana, si trovano ora ad affrontare nuovi ostacoli. E un rinnovato stigma sociale.
Un papà gay racconta: “Io e il mio compagno, per i nostri tre figli, abbiamo proceduto con GPA in Ucraina. Abbiamo conosciuto le portatrici. Erano donne che volevano fare le surrogate perché desideravano aiutare le persone che volevano avere figli tramite la GPA. E allo stesso tempo perché permette loro di guadagnare. Oltre all’impegno economico, lascio immaginare le difficoltà e le fatiche di affrontare un viaggio con dei risvolti giuridici complessi. Sicuramente ben distante da un semplice rapporto sessuale a cui possono far ricorso tante persone etero che desiderano un figlio. Il DDL che vorrebbe trasformare la GPA in reato universale è vessatorio verso le persone gay e verso chi non intende sposarsi e ha problemi a procreare“.