Perché questo articolo potrebbe interessarti? I dati economici della Grecia appaiono incoraggianti, il Paese nel 2024 potrebbe veder crescere il Pil del 3% e dunque molto più dell’Italia e dell’Eurozona. Ma il prezzo che Atene sta pagando è molto elevato: mancanza di manodopera e vendita delle aziende statali rischiano di compromettere il futuro.
“Quando mi hanno prospettato di andare a lavorare in Grecia, non ho certo fatto i salti di gioia. Ben sapevo la situazione nel Paese, tuttavia oggi devo ricredermi”, Aparlare ai microfoni di True-news.it è un addetto del gruppo Ferrovie dello Stat, volato nel 2021 ad Atene. E questo perché la società italiana nel 2016 ha ufficialmente acquisito la greca Train Ose: un affare importante per l’azienda, così come anche per il nostro Paese che, in ambito ferroviario, sta investendo molto all’estero. In breve l’operatore italiano di Fs ha dovuto ricredersi sulla Grecia.
Una Grecia diversa rispetto al decennio precedente
Il punto di vista dell’addetto italiano, tra i responsabili italiani inviati in Grecia per la formazione del personale locale e per curare gli investimenti del gruppo Fs, è importante per comprendere qual è oggi la situazione nella penisola ellenica. “Anno dopo anno – racconta l’impiegato dell’azienda italiana – e specialmente dopo il Covid, l’atmosfera è progressivamente cambiata”.
In meglio, per fortuna: “Anche se, onestamente, era difficile fare ancora peggio di prima – ha voluto testimoniare l’addetto italiano – io durante la crisi finanziaria non c’ero, ma tutti qui raccontano cos’hanno visto e cos’hanno vissuto. Se per noi gli anni del coronavirus sono quelli che percepiamo come i più difficili, qui invece la gente è ancora provata dagli anni della crisi economica. Sono quelli a essere rievocati costantemente quando si parla dei tempi più duri”.
Oggi, è la testimonianza raccolta, nella capitale i locali sono tornati a essere frequentati e non solo dai turisti. Nelle più grandi città greche la vita ha riacquistato un certo livello di normalità: “Almeno – ha raccontato ancora l’addetto di Fs – le persone non temono più di dover fare la fila ai bancomat per ritirare gli ultimi contanti rimasti, questo ha ridato una certa serenità”.
La ripartenza dell’economia greca
Ci sono diversi dati che testimoniano una graduale ripresa dell’economia ellenica. A partire dalla crescita del Pil, attestata al 2.4% nel 2023 e prevista al 2.9% nell’ultima legge di bilancio del governo di Atene. Un tasso che è ben superiore a quello dell’Eurozona e dell’Italia. La disoccupazione è ben lontana dal picco del 27% toccato nel pieno della crisi finanziaria, anche se a oggi il numero di non occupati nel Paese tocca ancora la doppia cifra percentuale.
Qualcosa dunque si sta muovendo e anche in modo significativo. Lo si vede nella diminuzione costante del debito pubblico, forse il più grave salasso con cui l’economia greca ha storicamente dovuto fare letteralmente i conti: secondo la banca mondiale, l’indebitamento di Atene nel 2025 rappresenterà il 149.3% del Pil, nel 2023 lo stesso dato era del 161.9% e, durante gli anni della pandemia, ha sforato il tetto del 200%.
“Il turismo sta trainando molto – dichiara da Atene un funzionario della nostra ambasciata – non solo a livello di quantità ma anche di qualità dei servizi offerti”. C’è poi il settore dei servizi, strettamente connesso anche al turismo, oltre che a quello legato all’agricoltura: “Tutto questo – fanno notare alcuni esperti del think tank Iobe, tra i massimi osservatori delle dinamiche economiche elleniche – sta permettendo la riduzione del debito, ha ridato credibilità al Paese in ambito finanziario e ora ci sono tutti gli strumenti per incidere ulteriormente sulla crescita”.
La settimana greca da sei giorni per rispondere alla Troika
Il paradiso però, al di là delle meravigliose spiagge dell’Egeo, in Grecia può attendere. Le pesanti eredità del passato e dei vari piani di salvataggio imposti dalla troika sono ancora ben presenti. A partire dalla disoccupazione che, come detto, supera il 10% ed è tra le più alte in Europa. Trovare lavoro da queste parti è molto difficile e inoltre gli stipendi sono ancora molto bassi.
Durante gli anni caratterizzati dalla scure dell’austerità, la Grecia ha perso molte intelligenze e molta forza lavoro. In pochi sono rientrati dall’estero e chi è rimasto sempre più di rado decide di mettere su famiglia. C’è quindi, tra le altre cose, una profonda crisi demografica in grado di impattare e non poco sul futuro. Già oggi manca molta manodopera: “La recente legge che allunga la settimana lavorativa a sei giorni – commenta un funzionario dell’ambasciata italiana di Atene – non poteva attendere: è l’unico modo per le aziende, nonostante un’alta disoccupazione, per coprire tutte le posizioni lavorative”.
Non è tutto oro quello che luccica
Inoltre, come sottolineato ancora da Iobe, persistono profonde disuguaglianze. E non soltanto tra le varie classi sociali, le cui classi medie lamentano pochi cambiamenti rispetto agli anni della crisi, ma anche tra regioni: “L’eterogeneità tra le regioni rimane elevata per quanto riguarda le questioni relative alla disuguaglianza di reddito – si legge in un report del think tank di marzo – ai servizi sanitari, alla protezione sociale e alla quota di popolazione a rischio di povertà”.
C’è poi un’altra tematica che interessa da vicino, seppur indirettamente, l’interlocutore delle ferrovie contattato in Grecia. Ossia la vendita e privatizzazione delle aziende statali: Atene sta uscendo dal tunnel, ma il prezzo che sta pagando è salatissimo. Le ferrovie e le aziende del gas sono italiane, molti porti sono cinesi, gli aeroporti sono tedeschi, altre società importanti e molte banche sono state anch’esse vendute all’estero. In poche parole, la Grecia rischia di non avere più la possibilità di gestire con le proprie mani il proprio futuro.
La Grecia in Europa rischia di contare più dell’Italia
Tuttavia, c’è elemento importante che attualmente appare vitale per il futuro della Grecia: riguarda la credibilità del Paese ellenico che arriva, quasi inaspettatamente, dalla politica. La stessa spesso vista in passato quale fonte primarie dei drammi ateniesi, tra corruzione, immobilismo dei partiti e formazioni politiche trasformate in associazioni dinastiche. Oggi il governo greco è tra i più stabili in Europa: il premier, Kyriakos Mitsotakis, è a capo di Nuova Democrazia, formazione del Partito Popolare Europeo, e gode sia di un’ampia maggioranza in parlamento e sia di un ampio sostegno della popolazione.
A dimostrarlo anche le ultime europee, dove il partito del primo ministro con il 28% dei consensi ha distanziato di 14 punti percentuali Syriza e Pasok, i partiti della sinistra e della socialdemocrazia ellenica. Non a caso, Mitsotakis è stato scelto tra i mediatori del Partito Popolare Europeo per la determinazione delle nuove nomine a Bruxelles.
Così come sottolineato dall’analista di Fitch Federico Salazar su EuroNews lo scorso anno, proprio la stabilità politica sta ridando ai mercati fiducia verso la Grecia. Lo spread di Atene è più basso di quello di Roma, vuol dire che dall’estero molti valutano il mercato greco più attraente di quello italiano: una circostanza che non mancherà certo, in futuro, di far riflettere.
Visto il ruolo di Mitsotakis quale mediatore del Ppe nelle recenti riunioni dopo le europee, con il premier greco ritenuto tra i principali artefici degli accordi politici che porteranno all’imminente rinnovo delle cariche comunitarie, è probabile che Atene ottenga un commissario “di peso” nel prossimo esecutivo europeo. Un altro segno del ritrovato protagonismo greco in ambito europeo e in politica estera.