Oltre 230 unità di personale militare e 135 mezzi di terra nei battaglioni della Nato a intervento rapido comandati attraverso il Multinational Corps Northeast Headquarters a Szczecin, in Polonia. E 260 militari per 12 mezzi aerei (in aumento rispetto a due anni fa) per gestire la sorveglianza dello spazio aereo dell’Alleanza Atlantica. È questo il contributo italiano diretto alla Nato, almeno per quanto potrebbe riguardare un intervento dell’alleanza militare nord atlantica con diretto riferimento all’offensiva russa sull’Ucraina. I numeri li ha messi nero su bianco un dossier di 85 pagine redatto del Servizio Studio della Camera dei Deputati con i Dipartimenti per gli Affari esteri e la Difesa, pubblicato la sera del 24 febbraio a favore del Parlamento.
Italia in quattro battaglioni Nato in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia
Si tratta del contributo tricolore ai quattro battaglioni multinazionali basati in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia nati dopo il Vertice di Varsavia dell’8-9 luglio 2016 per irrobustire le capacità di risposta dell’Alleanza Atlantica alle minacce di sicurezza provenienti dal fianco Est e più in generale la difesa della Repubbliche Baltiche in seguito alle richieste di aiuto avanzate dalle stesse nel 2014 a seguito dell’annessione della Crimea alla Russia. La paura di un’imminente perdita della propria autonomia, ha spinto Estonia, Lituania e Lettonia a chiedere alla Nato di qualificare la capacità offensiva e difensiva nei propri territori.
Ogni Battaglione è composto da 1.200 uomini inviati dai diversi Paese dell’Alleanza. L’Italia ha aderito alla missione per la prima volta nel 2017 e prorogato la propria partecipazione l’ultima volta nel 2021 come anche rispetto ad altre missioni militari internazionali.
Di preciso si tratta dell’apporto di 238 unità di personale militare (con un incremento di 38 rispetto al 2020) e di 135 mezzi terrestri (con un incremento di 78 mezzi rispetto al 2020). Il fabbisogno finanziario della missione Roma è stimato in 26,7 milioni di euro di cui 7 milioni per il 2022. Non è prevista per il momento un termine di scadenza dell’operazione.
Italia, nel 2021 l’esordio degli F-35 di quinta generazione
L’Italia partecipa anche alle attività di sorveglianza dello spazio aereo dell’Alleanza: 260 unità di personale militare (125 in più rispetto al 2020) e 12 mezzi aerei. È il cosiddetto “Air Policing”, capacità di cui si è dotata la Nato a partire dalla metà degli anni cinquanta e consiste nell’integrazione, in un unico sistema di difesa aerea e missilistico, dei rispettivi e analoghi sistemi nazionali messi a disposizione dai paesi membri. A oggi il Comando Operativo dell’Air Policing è di stanza a Mons (Belgio) e coordinato dal Comando aereo di Ramstein in Germania. Nel 2021 la maggior parte delle intercettazioni è avvenuta proprio nella regione baltica dove l’aeronautica italiana ha gestito la missione di Air-policing “Baltic Air Policing” (Bap) con i propri Eurofighter in Lituania e per garantire la sicurezza dello spazio aereo delle altre due repubbliche baltiche Lettonia ed Estonia. Qui la Nato ha impiegato per la prima volta dei caccia F-35 italiani di quinta generazione in una missione di polizia aerea, per un totale di 1800 ore di volo e 70 interventi reali di intercettazione.