Perché leggere questo articolo? Mercoledì 19 settembre sono riprese le ostilità tra Armenia e Azerbaigian. Nel conflitto senza fine per il Nagorno Karabakh c’è anche un po’ d’Italia. Leonardo è l’unica azienda occidentale a fornire armi all’Azerbaigian. Che in cambio ci dà il gas.
C’è anche un po’ d’Italia nella guerra del Nagorno Karabakh. Un conflitto periferico, senza fine e a tratti di difficile comprensione, ma che non impedisce alle aziende produttrici d’armi di stringere accordi con le parti in causa. Sono tanti gli attori internazionali, su tutti Russia e Turchia, a giocare un ruolo importante nella piccola regione del Caucaso, contesa tra Armenia e Azerbaigian. Di base, gli americani e gli europei evitano di vendere armi al regime autoritario dell’Azerbaigian, da vent’anni governato dal Presidente Ilham Aliyev. C’è un’eccezione occidentale, ed è italiana. A giugno Leonardo ha stretto un accordo per la fornitura di arei militari all’Azerbiagian. In cambio, l’Italia ha ottenuto notevoli vantaggi.
Russia e Turchia, Usa e Israele…e un po’ di Italia in Nagorno
La guerra del Nagorno Karabakh va avanti da ormai più trent’anni. Era il 1988 – c’era ancora l’Urss – quando iniziarono le ostilità per la piccola enclave di etnia armena all’interno del territorio della Repubblica d’Azerbaigian. Una striscia da 120mila persone in cui sono già morti in 50mila. Un territorio diviso già nel nome. Nagorno significa “montuoso” in russo; Kara “nero” in turco; e Bakh “giardino” in parsi. La Russia, prima con gli zar e poi con l’Urss, ha controllato per secoli quei territori. Nel 2020 Putin aveva contribuito a congelare la ripresa del conflitto, che in soli due mesi aveva causato 7mila morti. Formalmente, la Russia è protettrice dell’Armenia ortodossa. Ma questo non impedisce a Mosca di fornire armi anche all’Azerbaigian.
L’Armenia, per stessa ammissione del premier armeno Pashinyan in un’intervista a Repubblica del mese scorso, “ha un’architettura di sicurezza che si basa al 99,9% sulla Russia“. La guerra in Ucraina ha cambiato i piani di Mosca sulla regione, e i due contendenti hanno iniziato a guardare ad altri partner. C0sì l’Armenia ha iniziato una serie di esercitazioni congiunte con militari degli Stati Uniti. L’operazione Eagle è iniziata l’11 settembre e si è conclusa oggi. Non sembra una casualità che la ripresa delle ostilità in Nagorno, sia coincisa con l’avvicinamento dell’Armenia agli Usa.
L’Azerbaigian musulmano da sempre gode dell’appoggio e della fornitura di armi della Turchia. Ma ha ottimi rapporti anche con la Russia. Ne è lampante testimonianza il comunicato ufficiale di ieri, con cui gli azeri dichiaravano l’avvio di “un’operazione anti-terroristica in Nagorno”. Un chiaro omaggio alla guerra di Putin in Ucraina. Negli ultimi anni, l’Azerbaigian ha stretto accordi con Israele per oltre 375 milioni di armamenti. In particolare, in queste ore gli armeni stanno attaccando il Nagorno con i droni suicidi di fabbricazione israeliana. Ed ecco che arriva l’Italia.
L’accordo Leonardo-Azerbaigian
A inizio giugno è arrivata a Roma una strana comitiva, guidata dal Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian. Ilham Aliyev in persona si è scomodato per incontrare Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo. L’8 giugno l’azienda controllata al 30% dal Ministero dell’economia, ha rilasciato un comunicato stampa in cui dichiarava di aver firmato un contratto per il C-27J alla Forza Aerea dell’Azerbaijan.
A cavallo della firma, si è tenuto un incontro tra il vice ministro alla Difesa azero, Agil Gurbanov, e il ministro della Difesa italiana, Guido Crosetto. Che ha dichiarato: “L’Azerbaigian riveste ruolo centrale nell’area Euroasiatica. Sono state analizzate opportunità per rafforzare ulteriormente le relazioni tra i nostri Paesi attraverso la cooperazione nel settore energetico e della Difesa”. A gennaio, poi, Crosetto ha ricambiato la visita, volando a Baku con in dono la preziosa fornitura. Lo C-27J Spartan è un velivolo da trasporto tattico. E’ particolarmente adatto al trasporto militare, all’aviolancio di paracadutisti e materiali, così come al supporto tattico alle truppe nel cosiddetto “ultimo miglio”. A queste funzioni si aggiunge anche il supporto nelle operazioni dei corpi speciali, e in quelle destinate all’assistenza umanitaria o al portare aiuto alle popolazioni colpite da disastri ambientali. Il suo valore si aggira intorno ai 50 milioni di euro.