Il 9 maggio prossimo – una data significativa non solo per il nostro paese – il premier Mario Draghi volerà a Washington per incontrare il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Si tratterà della prima visita di questo tipo per il premier italiano, che rischiava di chiudere l’esperienza di governo senza aver messo piede negli USA. Le parti sicuramente discuteranno dei temi caldi di questi mesi: guerra in Ucraina e crisi energetica. Ciononostante, una partita molto importante resta ancora aperta: quella del nuovo ambasciatore americano a Roma, dove la sede diplomatica è al momento affidata solamente all’incaricato d’affari ad interim Thomas D. Smitham.
Draghi lodato da stampa e amministrazione Usa
“Mario Draghi non ha più il whatever it takes”, scriveva a gennaio scorso l’autorevole rivista americana Foreign Policy. Nel pieno della corsa alla presidenza della Repubblica, in cui è sfumata l’ipotesi che Draghi passasse da Chigi al Quirinale, quella di FP era l’unica voce in controtendenza in un coro di voci d’oltreatlantico che tessevano le lodi del premier italiano.
Dal New York Times al Wall Street Journal, passando per Politico fino alla segretaria al Tesoro statunitense Janet Yellen, che nelle motivazioni per l’inserimento di Draghi nella top 100 del Times dichiarava: “Gli Stati Uniti sono grati di avere Mario di nuovo come partner”.
Tutti (o quasi) i premier italiani sono stati a Washington
Il fatto che un premier italiano visiti (o meno) gli Stati Uniti non è una faccenda di poco conto, considerato il rapporto che lega Roma e Washington da un settantennio a questa parte. Tutti ricordano, specialmente in queste settimane, la visita in America dell’ex premier Giuseppe Conte, ricevuto alla Casa Bianca a luglio 2018 da Donald Trump, che un anno dopo avrebbe ribattezzato il leader Cinque Stelle “l’altamente rispettato primo ministro della repubblica italiana, Giuseppi Conte“.
Lo stesso presidente ha accolto ad aprile 2017 anche Paolo Gentiloni, allora presidente del Consiglio. L’anno prima, sempre ad aprile, era toccato a Matteo Renzi (anche se l’inquilino della Casa Bianca era diverso). E così via, fino allo storico viaggio di Alcide De Gasperi, che nel 1947 andò dal presidente Harry Truman a gettare le basi per il posizionamento atlantico dell’Italia. Altri premier italiani, ben inteso, non hanno attraversato l’oceano, ma spesso perché si trattava di governi balneari o comunque di breve durata.
Covid e colloqui “privati”
A cosa si deve questa “lentezza” nell’organizzare il primo viaggio di Draghi negli USA? Sicuramente in parte alla pandemia di Covid-19, che ha costretto le cancellerie di tutto il mondo a tenere incontri bilaterali e multilaterali in videoconferenza piuttosto che in persona. Lo stesso Biden è uscito dagli Stati Uniti per la prima volta a giugno 2021, per partecipare al G7, al summit Nato e al faccia a faccia con Putin a Ginevra. Poi la visita a Roma per il G20 ad ottobre, insieme agli altri leader internazionali, ma nessun invito al capo del governo italiano. I due si sono sentiti diverse volte per telefono e in videoconferenza, spesso nei vari organismi multilaterali ma anche per colloqui singoli.
Ambasciata Usa a Roma: sede vacante in attesa di conferme
Per quanto riguarda l’ambasciata Usa a Roma, l’ex capo della diplomazia americana in Italia Lewis Eisenberg ha lasciato il suo incarico il 4 gennaio 2021 (nel pieno del burrascoso passaggio di consegne fra Trump e Biden, con tanto di insurrezione al Campidoglio due giorni dopo). Ha preso le redini l’incaricato d’affari Smitham, in attesa che Biden nomini un nuovo ambasciatore, che però deve passare al vaglio del Senato.
Secondo la legge americana, infatti, i membri della diplomazia scelti dal presidente devono essere “grigliati” dalla camera alta del Congresso, cioè sottoposti a lunghe audizioni in cui si cerca di capire se sono idonei all’incarico. Quella per gli ambasciatori è una battaglia particolarmente dura per Biden, soprattutto per l’opposizione di esponenti repubblicani come il senatore Ted Cruz ad alcune delle sue nomine. Basti pensare che ad agosto 2021, otto mesi dopo l’arrivo alla Casa Bianca, Biden aveva nominato solo due nuovi ambasciatori: Ken Salazar (Messico) e Linda Thomas-Greenfield (Onu).
L’ipotesi Nancy Pelosi (o di “un suo uomo”)
Col tempo sono arrivate nuove conferme, come quella di Nicholas Burns come ambasciatore in Cina, ma sull’Italia a stento circolano indiscrezioni significative. A febbraio scorso, il sito statunitense Axios riferiva che Biden stava considerando Stephen Robert, un ex dirigente di Wall Street con stretti legami con la presidente della Camera Nancy Pelosi, come nuovo possibile ambasciatore in Italia. Secondo quanto riferito da fonti coperte, era sul tavolo persino l’ipotesi che fosse la stessa Pelosi, date le origini italo-americane, a ricoprire l’incarico. Ma per ora nulla di fatto, considerato che la presidente stessa ha annunciato di voler guidare per un nuovo mandato la camera bassa del Congresso.