Perché leggere questo articolo? Gli Houthi stanno impedendo il passaggio di navi nel canale di Suez. Un blocco che all’Egitto potrebbe costare sino a 10 miliardi l’anno di mancati pedaggi. Con i commerci o con la Palestina? Gli Houthi hanno causato un vero e proprio cortocircuito tra i paesi arabi del Medio oriente.
Nel Mar Rosso oramai è escalation. Dal novembre 2023 l’apertura del “fronte” su una delle vie d’acqua più importanti per i commerci mondiali sta rapidamente cambiando le cose. Gli attacchi “in solidarietà con Gaza” dopo l’intervento militare di Israele – ormai non più rivolti contro obiettivi legati a Tel Aviv – stanno accrescendo consenso e reclutamento tra gli Houthi e cambiando gli equilibri. In Medio oriente c’è chi se ne avvantaggia, come l’Iran. Ma anche chi sta vivendo un vero e proprio cortocircuito. Sono i Paesi arabi, fratelli di sangue dei palestinesi, che però da questa guerra contro “gli invasori sionisti” stanno smenando un sacco di soldi.
Gli Houthi e il costoso cortocircuito per i Paesi arabi
L’aumento di costi e i ritardi nelle spedizioni causati dagli Houthi rischiano di produrre non tanto rincari per i consumatori, ma di inficiare profondamente sulle recenti dinamiche deflazioniste. Finora l’Europa risulta essere il continente più colpito, ma anche l’Egitto ha visto diminuire gli introiti dei pedaggi raccolti dal transito per il Canale di Suez.
Le entrate del Canale di Suez in Egitto sono diminuite di quasi la metà a gennaio dopo che Ansar Allah (Houthi) dello Yemen ha lanciato una serie di attacchi contro navi in solidarietà con i palestinesi a Gaza, secondo un alto funzionario egiziano. Gli attacchi hanno costretto le principali compagnie di navigazione a evitare la via marittima, facendo scendere le entrate a 428 milioni di dollari il primo mese scorso, rispetto agli 804 milioni di dollari dello stesso periodo del 2023, ha dichiarato venerdì il capo dell’Autorità del Canale di Suez Osama Rabie. Una proiezione che, se si dovesse mantenere stabile, comporterebbe quasi 10 miliardi di perdita per l’Egitto. Parliamo di quasi il 2,5% del Pil del Paese, che ammonta a 400 miliardi di dollari in totale.
I traffici interrotti
Transitare per lo stretto di Bab-el-Mandeb, la via più veloce per raggiungere l’Europa dall’Asia passando per il Canale di Suez, risulta attualmente molto pericoloso. Centinaia di navi hanno deciso di evitare la rotta messa sotto attacco dagli Houthi e di circumnavigare l’Africa. Così si è allungato il viaggio e i costi sono tremendamente aumentati.
I costi del trasporto marittimo sono aumentati da metà dicembre 2023, triplicando per la rotta tra Asia ed Europa e raddoppiando per quella tra l’Asia e la costa est degli Stati Uniti. Gli armatori che usano ancora la rotta del Mar Rosso hanno visto un forte aumento del costo delle assicurazioni. Compagnie quali Maersk, Hapag-Lloyd ed Evergreen hanno deciso di sospendere momentaneamente la navigazione nel Mar Rosso.
Con gli Houthi e la Palestina o il business?
Le motivazioni che hanno spinto gli houthi ad aprire il fronte del Mar Rosso sono anche ideologiche. L’antisemitismo e l’antisionismo contraddistinguono da sempre il movimento yemenita. Con notevole opportunismo politico, gli Houthi hanno saputo cogliere la “finestra di opportunità” rappresentata dal conflitto a Gaza. I raid missilistici contro le navi occidentali hanno rafforzato il loro status di attore regionale, stringendo ulteriormente l’alleanza con l’Iran. Ma sono un grosso problemi per gli altri paesi musulmani sunniti dell’area. Gli Houthi stanno tenendo sotto scacco l’Arabia Saudita e il Qatar nel corso dei colloqui per il cessate il fuoco bilaterali e l’Egitto, da sempre protettore della vicina Palestina. Business o panarabismo? Questo è il dilemma.