Alla fine non era un bluff: dopo settimana di propaganda, spionaggio e manovre ai confini, Putin ha dato il via libera all’invasione su larga scala dell’Ucraina. Giovedì 24 febbraio è una data destinata ad entrare nella storia, insieme ad Antonella Scott, vice responsabile della sezione Esteri e inviata in Urss prima e poi in Russia per Il Sole 24 Ore, proviamo ad analizzare in che modo, per i paesi direttamente coinvolti dal conflitto e per l’Italia.
Ancora una volta Putin ha spiazzato l’opinione pubblica globale attaccando su larga scala l’Ucraina. L’invasione era prevedibile?
A essere sincera, in queste settimane non ho trovato quasi nessuno pronto a scommettere sull’ipotesi di una “invasione totale” dell’Ucraina, uno scenario così sconvolgente da sembrare impossibile. Solo ora le mosse e le dichiarazioni di Putin e Lavrov rendono chiara la loro determinazione. Per non parlare degli americani, che invece avevano capito tutto e lo andavano ripetendo da giorni. Ma sono stati interpretati male: quante volte si è parlato di “dichiarazioni esagerate” per bruciare i piani dei russi? Non ci volevamo credere neppure quando guardavamo i video e le foto satellitari delle forze ammassate ai confini. Eppure da ottobre l’intelligence americana annunciava come Putin avesse già preso la sua decisione.
Cosa c’è nella testa dello “zar” e dei suoi oligarchi? Quali sono le ragioni di questa rischiosa scommessa?
L’obiettivo in Ucraina sta diventando chiaro, Putin lo ha detto in maniera inequivocabile: non occupare formalmente, ma rovesciare il Governo e il presidente Zelenskyj per installarne uno nuovo, come ai tempi di Yanukovich. Un regime ubbidiente a Mosca. Il mio errore è stato pensare che volessero arrivarci per gradi e senza rischiare una vera guerra, magari pendendosi il Donbass e usandolo come spina nel fianco dell’Ucraina per destabilizzarla e rendere irrealistica l’adesione alla Nato. Putin ha invece scelto la via estrema, accettando il prezzo da pagare sul fronte economico e il ritorno alla Guerra Fredda rompendo con l’Occidente. Perché lo abbia fatto è difficile dirlo: forse voleva davvero tornare alla Guerra Fredda accentuando la distanza accumulata verso Europa e Stati Uniti in questi 30 anni; oppure ci sono ragioni interne di tenuta del regime, a cui tutto questo serve: un modo per restare saldo al potere. Sono considerazioni difficili da provare.
Come è stata accolta in Russia l’invasione?
La fatidica mattina del 24 febbraio ho sentito un amico a Mosca, ho letto l’intervento di Dmitrij Muratov (direttore di Novaja Gazeta e premio Nobel per la pace) e ho ricevuto un messaggio da una giornalista russa. Tutti e tre hanno usato le stesse tre parole: dolore, rabbia, indignazione. Sentimenti che tanti russi stanno riversando sui social media. E soprattutto, alcune migliaia di persone in tante città del paese hanno trovato il coraggio di tornare in piazza. Malgrado siano sempre meno, senza punti di riferimento e con tolleranza zero delle autorità. Non credo ci sia alcuna possibilità per ora di cambiare il sistema in Russia, ma loro sono la speranza del Paese, a loro pensa Navalny quando dice che la Russia “sarà di nuovo felice”.
Sono ancora una minoranza: è difficile farsi un’idea precisa di cosa pensi la popolazione che non protesta, i sondaggi indipendenti sono pochissimi. Probabilmente la popolazione è contro una guerra che desta enormi preoccupazioni economiche, però la propaganda è serrata nell’alimentare l’idea che la Russia è assediata dall’Occidente. L’effetto di questa guerra causerà comunque ferite profondissime, che non guariranno per anni. Quanto a Putin, con troppa facilità si sta affermando che “questo sarà l’inizio della sua fine”, peccato che non ci sia dato sapere se e quando arriverà. Nessuno può saperlo.
Quali conseguenze avrà la guerra per Mosca?
Le sanzioni saranno sicuramente molto più incisive di quelle del 2014, a cui peraltro i russi si sono adattati senza grossi problemi, anche se agiscono oltre il perimetro ristretto delle limitazioni: diffondono un clima di diffidenza, di ostilità. Ci saranno poi le contro sanzioni che Mosca annuncerà come ritorsione. Sarà una Guerra Fredda economica che si farà sentire ancora di più, mi sembra, nell’era globale. E ci sarà un avvicinamento tra Russia e Cina – potenza militare e potenza economica – che faranno da contraltare a un Occidente non più unico polo globale.
Come cambiano i rapporti Italia-Russia?
In questi giorni la rottura tra Occidente e Russia sembra totale, se perfino Matteo Salvini porta fiori e si fa il segno della croce davanti all’ambasciata ucraina… Ma già ci si divide e si discute sull’impatto delle sanzioni, le ricadute sulla nostra economia. Di certo con il passare dei giorni la compattezza del fronte anti-russo inizierà ad allentarsi. Prima dell’invasione l’Italia è andata al traino delle diplomazie tedesca e francese. Ha sempre enfatizzato il proprio ruolo di “ponte”, che potrebbe essere anche interpretato come un tenere il piede in due scarpe: ma un Paese “ponte” serve se avvicina le sponde opposte. E ora da avvicinare c’è ben poco.