Home Politics Ia, l’Europa batte un colpo: le nuove sfide tra tecnologia e geopolitica

Ia, l’Europa batte un colpo: le nuove sfide tra tecnologia e geopolitica

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Valorizzare il dibattito sull’intelligenza artificiale (Ia) dopo l’approvazione europea dell’Ai Act, il primo regolamento su scala mondiale sulla nuova, dirompente tecnologia che mira a governarla e a darle un ordine etico. Questi gli obiettivi strategici che il Vecchio Continente si dà e che coinvolgono anche Stati come l’Italia. Il nostro Paese è il primo a mettere a terra iniziative ufficiali sul tema, assieme al Lussemburgo. All’ambasciata italiana del Lussemburgo domani si terrà la conferenza “La sfida di Prometeo”, dedicata alla discussione delle conseguenze economiche, sociali, geopolitiche e strategiche dell’Ai Act. Promotore è l’ambasciatore d’Italia in Lussemburgo, Diego Brasioli. Il quale si confronta con True-News sulle sfide globali dell’Ia per l’Europa e non solo.

Ambasciatore, che valenza ha parlare di Ia oggi e che peso ha il nuovo regolamento europeo?

La prima considerazione da fare è che l’Ue è il principale mercato integrato al mondo, e uno dei più grandi player tecnologici, di ricerca e culturali. Di per sè è quindi difficile non definirla una potenza. Sull’Ia il gioco che si sta sviluppando su scala globale è ad oggi soprattutto bipolare. Gli Stati Uniti mantengono una quota di maggioranza nella ricerca della tecnologia e la Cina è seconda. Ma l’Ue ha un grandissimo vantaggio: è frammentata industrialmente ma ha sviluppato nel corso dei decenni per sua caratura genetica una forma di sistema di regolamentazione, anche con visioni futuristiche, con cui tutto il mondo deve confrontarsi nei settori di frontiera. Pensiamo alla protezione dei diritti dei cittadini nel mondo digitale, campo in cui il precedente europeo ha fatto scuola.

L’Ia vede, dunque, una prospettiva comunitaria destinata a essere seguita da altri Paesi?

Finalmente è stato approvato un regolamento che ha avuto una nascita sofferta ma rapida per le tempistiche europee. Parliamo della prima legislazione internazionale al mondo, che farà scuola. Abbiamo organizzato questa conferenza per parlare proprio di questa grande innovazione normativa che cade in un momento decisivo per la storia europea e, mi sembra lecito dirlo, dell’umanità.

Per che motivo ritiene questa fase storica critica?

L’umanità ha di fronte a sé sfide senza precedenti. Abbiamo avuto crisi globali più volte in passato, ma mai come prima d’ora ci siamo dovuti trovare di fronte a delle crisi a catena che mettono, potenzialmente, in discussione generale i rapporti politico-sociali e la stessa sopravvivenza umana per come la conosciamo. I cambiamenti climatici, i cambiamenti demografici-sociali e la rivoluzione delle nuove tecnologie sono i tre fronti principali. E in quest’ottica per la sua capacità predittiva e i suoi impatti l’Ia è trasversale per il governo di queste rivoluzioni. L’Italia – che è all’avanguardia – ha voluto fare dell’Ia un tema principale del G7 2024. Nel nostro contesto, vogliamo promuovere dibattiti e prese di consapevolezza sul tema. Organizziamo per questo una conferenza multidisciplinare e multilivello, con partner come Bill & Melinda Gates Foundation e NATO Defense College Foundation. La partecipazione degli studenti dell’Università del Lussemburgo, una delle più giovani e delle più multiculturali d’Europa, credo possa aggiungere un ulteriore valore al dibattito.

La vostra conferenza si intitola “La sfida di Prometeo”. Come mai questo nome così evocativo?

Così come Prometeo cercava di dare ai popoli la tecnologia, il fuoco, come elemento per far avanzare il progresso umano, queste innovazioni offrono straordinarie possibilità di avanzamento su cui è doveroso confrontarsi. Sui fenomeni climatici, la medicina, l’energia si sviluppa l’applicazione collettiva dell’Ia. Che non è il futuro, ma il presente.

Che problematiche impone oggi la governance dell’Ia?

Il problema è gestire l’Ia quando si passa dall’Ia generativa all’Ia generale prima e alla super-Ia, in grado di alimentarsi in modo autonomo indipendentemente dagli input, poi. Quest’ultima è una possibilità che non esiste ancora ma che tecnicamente è realizzabile. Da qui i rischi: governi e aziende nei settori più avanzati diventeranno, se riusciranno a dettare legge sull’Ia, sempre più forti e questo creerà squilibri. Non oso immaginare a cosa potrebbe succedere se super-algoritmi di Ia finissero in mano a malintenzionati pubblici e privati che useranno queste tecniche per scopi malevoli. 

Una minaccia anche per le nostre democrazie?

I regimi democratici potrebbero essere sostituiti da regimi autoritari capaci di usare per i loro fini di controllo sociale e sviluppo le tecnologie come l’Ia. Potremmo definirli regimi “algo-cratici”. Anche per questo a livello internazionale occorre un sistema per regolamentare tutto ciò: bisogna tornare all’umanizzazione della tecnologia, a un sistema antropocentrico. La legislazione europea vuole essere un passo in questa direzione. Identifica una serie di livelli di rischio e impone regole per modellizzare la risposta a ognuno di questi livelli.

Qual è la chiave della risposta al problema del governo dell’Ia, a suo avviso?

Alla nostra conferenza avremo il docente dell’Università di Bologna Francesco Ubertini, uno dei padri del Cineca, il polo tecnologico di Bologna con il supercomputer Leonardo che collabora con il supercomputer del Lussemburgo, Paese straordinariamente avanzato in materia. Tengo molto alla sua presenza perché nei suoi studi il professor Ubertini insiste nell’idea di mettere la tecnologia al servizio dell’uomo. La si può chiamare etica o dimensione valoriale, ma una sfera di governo dell’umano sulla tecnologia è fondamentale. E penso si debba agire su questo tracciato.

Una rivoluzione da mettere al servizio dell’uomo, dunque, per esaltare oltre all’intelligenza artificiale anche quella umana…

Henry Kissinger nel suo ultimo libro scritto assieme a Erik Schmidt spiegava bene questo fenomeno. A differenza delle altre nostre rivoluzioni umane, quella dell’Ia crea particolari interrogativi perché non è accompagnata al momento da una parallela rivoluzione del pensiero filosofico. Pensiamo all’Illuminismo e alla Rivoluzione industriale. Oggi le macchine sembrano progredire quasi in modo autonomo senza la parallela nascita di una coscienza filosofica, culturale e collettiva da parte dell’uomo. Rompere questo trend è fondamentale Della questione devono occuparsi università, centri di ricerca, Ong, società civile. Le risposte che si possono trovare per regolamentare e disciplinare questa materia sono complesse. 

Dove potrà portare un percorso di dibattito globale sul tema?

Come modello per un governo generalizzato di sistemi tecnologici o problemi globali connessi alla proliferazione dell’Ia Kissinger citava il precedente della corsa agli armamenti e della non proliferazione: sono stati creati sistemi per gestire minacce all’umanità. Trattati e regolamenti non risolvono i problemi, ma hanno creato un quadro condiviso dall’intera comunità internazionale. Sulla sostenibilità e il cambiamento climatico i Sustainable Development Goals sono stati approvati da praticamente ogni Paese della Terra. I parametri entro cui la comunità internazionale deve muoversi sono stati messi in campo. Il nodo è tutto nell’applicazione. Questo varrà anche per l’intelligenza artificiale.