Perché leggere questo articolo? Igor Girkin ha confermato la sua intenzione di candidarsi alle elezioni presidenziali in Russia. Vladimir Putin avrà dunque uno sfidante…dal carcere. Ecco chi è
Si chiama Igor Girkin e lancia il suo guanto di sfida allo Zar. Di per sé già una follia, quella di voler sfidare un uomo capace di tutto (Vladimir Putin ci ha dato un esempio estremo solo qualche giorno). Figurarsi a farlo dal carcere. Eppure Girkin pare determinato a presentarsi alle elezioni presidenziali russe del 2024. Con tanto di candidatura ufficiale annunciata sul canale Telegram. Ecco chi è lo sfidante di Putin.
Girkin, “il cecchino” mira a Putin
Igor Vsevolodovič Girkin, ha 52 anni. E’ nato a Mosca nel dicembre del 1970. E’ un ex colonnello dell’Fsb, i servizi segreti russi (un tempo noti come Kgb, di cui anche Putin è stato un membro). E’ andato in pensione nel 2013, un anno prima di tornare in azione con lo scoppio della guerra nel Donbass ucraino.
Soprannominato Strelkov, “cecchino”, Girkin si vanta di aver sparato il primo proiettile della guerra che dal 2014 divampa tra Mosca e Kiev. Si è subito messo a capo delle forze armate dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, nel Donbass. E’ presto entrato in collisione con il suo mandante, Putin. La strategia iniziale del Cremlino di lanciare una guerra per procura non piaceva a Girkin. Il cecchino voleva una guerra totale, che lo Zar ha innescato solo nove anni dopo. L’attesa è stata l’errore capitale della Russia secondo Girkin, che ha continuato a ripeterlo. Fin troppo per i gusti di Putin.
Candidatura dal carcere
Nel 2023 Girkin ha fondato il Club dei patrioti arrabbiati. L’associazione ha avuto l’ardire di scagliarsi contro la gestione della guerra di Putin e del ministero della Difesa. Il club di Girkin si è anche spinto a pubblicare un manifesto per elencare le bugie che Putin starebbe raccontando ai russi per indorare la pillola di una guerra disastrosa. E’ anche arrivato a prevedere un possibile golpe contro lo Zar, accusato di essere “ingenuo e troppo gentile”.
Per sua stessa ammissione, in un’intervista del 2016 al Guardian si definì una “figura scomoda” per il Cremlino. Dopo l’ammutinamento di un altro scomodo signore della guerra, Yevgeny Prigozhin, Putin sembra aver deciso deciso di recidere i legami con gli “esaltati” che fino ad ora avevano fatto il suo gioco. Così ha iniziato a metterli fuori gioco, uno dopo l’altro. Il turno di Igor Girkin è scattato lo scorso 21 luglio, a un mese di distanza dalla marcia su Mosca di Prigozhin. Di notte i suoi ex colleghi dell’Fsb sono entrati in casa sua e lo hanno portato via. L’accusa è ai sensi dell’articolo 282 del codice penale russo: estremismo. Dal carcere ora lancia il guanto di sfida a Putin.
Girkin vs Putin sull’Ucraina
Sul suo canale da oltre 700mila iscritti su Telegram Girkin ha postato la propria candidatura. “Sarei un presidente migliore di Vladimir Putin“. L’ex comandante delle truppe separatiste in Donbass ha affermato di voler correre per la carica di capo dello Stato. Strelkov dovrebbe pero’ ottenere almeno 300 mila firme dagli elettori, visto che nessuno dei partiti alla Duma di Stato russa sembra intenzionato a sostenerlo. Difficile biasimarli.
Da un lato, sul suo capo pende la fama del macellaio – non da ultimo, è stato condannato in contumacia da un tribunale olandese per l’omicidio di 298 persone a bordo del volo MH17, l’aereo abbattuto da un missile terra-aria russo mentre sorvolava l’Ucraina orientale nel luglio 2014. E, soprattutto, il marchio in Russia ben più segnante di critico di Putin e della sua gestione della guerra.
Girkin e le critiche a Putin da destra
Girkin ha dichiarato che Putin è stato “preso per il naso” dall’Ucraina e dall’Occidente, nonché dalle agenzie di sicurezza e dall’industria della difesa russe. “Si è scoperto che né il paese, né l’esercito, né l’industria russa erano pronti per la guerra”, ha detto, aggiungendo che i funzionari “continuano a stupirci con la loro incompetenza”. Girkin ha poi rincarato la dose su Putin, che si sarebbe fatto ingannare per otto anni. “Dalle promesse per una soluzione pacifica di Obama, Trump, Macron e Merkel. E dai presidenti ucraini Petro Poroshenko e Volodymyr Zelensky”. Con l’arresto di Aleksej Navalny, l’opposizione liberale in Russia non esiste più. Rimane quella nazionalista, che dopo la morte di Prighozin potrebbe essere incarnata da Girkin. Ma l’ultima parola spetta a Putin.