I doppi, tripli (a volte quadrupli) incarichi del centrodestra a Palazzo Marino sono un problema in vista delle elezioni
di Francesco Floris
I numeri parlano chiaro. Mariastella Gelmini ha partecipato al 30% delle sedute e al 4,8% delle votazioni. L’ex ministro dell’Istruzione bocciata per eccesso di assenze. Il capogruppo della Lega Alessandro Morelli va meglio ma non è sufficiente: 70% delle presenze ma solo il 26% delle votazioni. Può c’entrare il fatto che nel 2018 sia diventato anche membro della Camera dei Deputati?Per non parlare di Gianluca Comazzi: 70% delle sedute a Palazzo Marino e il 29,8% delle votazioni. Del resto non ha troppo tempo: è anche consigliere regionale e capogruppo di Forza Italia al Pirellone. Luigi Pagliuca (Forza Italia-Berlusconi Presidente) si è recato a “lavoro” nel 44% delle sedute e ha votato nel 16% dei casi. Manfredi Palmeri della Lista Civica Parisi ha deciso di esprimere il suo voto nel 27% delle votazioni disponili. Certo, ha imparato dal migliore: Stefano Parisi – che addirittura di Milano voleva fare il sindaco – in consiglio comunale ha ben pensato di presentarsi per votare contro i provedimenti della giunta Sala nel 5,6% dei casi. Tradotto in cifre sono 221 votazioni su 3885 totali. Non male. Ecco. Diciamo due, anzi tre, verità. Prima verità: fare il consigliere comunale è pagato troppo poco, al di là di qualsiasi sciocca polemica su caste e bonus 600 euro dell’Inps. Seconda verità: Milano è improvvisamente diventata contendibile dopo dieci anni e il centrodestra ha chances di vincere la corsa 2021 per Palazzo Marino. Terza verità: per farlo sarebbe il caso che i suoi dirigenti rinunciassero ai doppi, tripli, quadrupli incarichi una volta eletti. E che imparassero a memoria la strada che conduce in Piazza della Scala.