di Fabio Massa
Addio Enrico Letta. Stai sereno, però. Rimarrai in carica abbastanza da poter decidere le candidature alle regionali 2023. Che si svolgeranno – con tutta probabilità – a ridosso del congresso. Se le elezioni andranno come dicono i sondaggi (ci vuole sempre una bella dose di prudenza), per il Partito Democratico sarà una catastrofe. Nei corridoi delle segreterie regionali e della segreteria nazionale si mormora. Che cosa succederà dopo? I difensori del segretario in carica già tracciano la linea. “Se rimarremo intorno al 25 per cento saremo comunque il primo o il secondo partito in Italia. Non si può configurare come sconfitta”, racconta a True-News.it un parlamentare di lunghissima data, ex Ds, fedelissimo del segretario. Ma il problema non è la forza del singolo partito, quanto la strategia con gli alleati.
Perché Letta non ha stretto l’accordo con Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle?
La sinistra del partito, quella che aveva in Nicola Zingaretti il suo campione, e che aveva spinto fortissimo per l’alleanza con il Movimento 5 Stelle, ribolle di rabbia. Anche il caso di Albino Ruberti, distrutto da un enorme scoop di Simone Canettieri sul Foglio, capo di gabinetto di Gualtieri ma uomo forte di Zingaretti, fa impazzire i pretoriani del presidente della Regione Lazio (a proposito: quasi a termine del mandato, dopo di lui si parla di Marianna Madia). Perché? Perché si ritiene che il video sia stato girato da una manina interna al Pd per le lotte interne ai dem romani. E allora sono pronti a contrattaccare, i zingarettiani: perché Letta non ha stretto l’accordo con Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle? Perché è stata chiusa l’alleanza a sinistra? Perché l’errore con Carlo Calenda, che di fatto ha stretto i Dem in uno splendido (quasi) isolamento? E’ una critica politica già avanzata, puntuta e comunque solida, che si poggia su una base molto più magmatica, ma assai più esplosiva: il malessere per le liste, in particolare in alcuni collegi ritenuti sicuri del Nord Italia, dove è stato paracadutato di tutto. In tanti stanno aspettando oggi il cadavere del segretario che passi lungo il fiume della sconfitta elettorale.
Dopo le elezioni ci saranno probabilmente le dimissioni di Letta
Eppure, come nelle migliori liturgie democratiche, questo non avverrà subito. Dopo le elezioni ci saranno probabilmente le dimissioni di Letta, che rimarrà comunque in carica con una lunga transizione per arrivare alle primarie per scegliere la nuova guida. In mezzo, le decisioni che verranno prese dalla leadership transitoria: le regionali, quindi, prima di tutto. Lazio e Lombardia, soprattutto. Sfide decisive, che alle quali i dem arriveranno però davvero sfiniti dalle contese interne, temono i bene informati del Nazareno.