Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? Massimiliano Romeo (Lega) ha presentato in Parlamento un nuovo DDL per “l’Istituzione della Giornata nazionale della famiglia” e intervenire a scuola con misure anti gender. L’opposizione delle destre verso le persone LGBTQ+ si sposta sempre di più nelle aule e nei percorsi di formazione.
Già con la risoluzione proposta da Rossano Sasso (Lega) e approvata dalla Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera la linea di intervento dei partiti di destra sulle questioni LGBTQ+ risultava chiara: limitare l’operato del corpo docente in merito e alimentare il panico nei confronti della “teoria gender”. La Lega torna su questo fronte con un nuovo DDL – il n. 1249 – presentato il 1° ottobre dal deputato Massimiliano Romeo e intitolato “Istituzione della Giornata nazionale della famiglia“.
Una famiglia al singolare
Il testo prende il via da due avvenimenti presentati come ispiratori e avvenuti nel 2014: l’istituzione dell’anno della famiglia da parte dell’ONU – che però da tempo ormai parla di families, un plurale significativo – e la Terza Conferenza nazionale della famiglia e il Primo sinodo sulla famiglia della Chiesa cattolica.
Com’era già accaduto con la Risoluzione Sasso, una proposta di legge leghista dichiara tra i suoi riferimenti per l’agire politico in uno stato laico un’istituzione religiosa. Su queste basi, quindi, si propone di rendere il 15 maggio la Giornata nazionale della famiglia – al singolare -, citando a sostegno di tale iniziativa la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e la Convenzione sui diritti del fanciullo.
Quali sono gli obiettivi? Si legge: “La Giornata internazionale della famiglia vuole costituire una preziosa occasione per discutere delle tematiche e degli interventi a favore dei nuclei familiari, con una particolare attenzione al sostegno delle giovani coppie, per l’attuazione di nuove politiche che diano un rinnovato slancio verso i percorsi di genitorialità“. Il tutto tramite una campagna di sensibilizzazione sui principali media del Paese e nelle scuole.
Questa forma di comunicazione massiva sulla famiglia andrebbe realizzata “d’intesa con l’associazionismo familiare e in particolare con il Forum delle associazioni familiari, che rappresenta oltre 3 milioni di famiglie italiane”. Basta aprire la sezione “Associazioni aderenti” del Forum in questione per capire chi sono le forze politiche dietro questa iniziativa: Movimento per la vita, Istituto PRO FAMILIA, Unione giuristi cattolici italiani, Azione per Famiglie nuove (che a dispetto nel nome ha uno stampo reazionario, legato al Movimento dei Focolari), Confederazione italiana dei Centri per la regolazione naturale della fertilità e tante altre.
Le iniziative a scuola
Un intero articolo del DDL – il n. 2 – è dedicato al coinvolgimento delle scuole. Si legge infatti: “Nella settimana che precede la Giornata, le scuole di ogni ordine e grado, nell’ambito dell’autonomia degli istituti scolastici, possono riservare adeguati spazi per lo svolgimento di attività didattiche, eventualmente legate alle peculiari tradizioni delle diverse aree territoriali del Paese, volte a sensibilizzare gli alunni sul significato della ricorrenza stessa”, spalancando così le porte a un intervento sempre più pervasivo dei gruppi anti gender e anti choice (cioè contrari alla possibilità di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza) nelle aule e nei percorsi di formazione.
Il DDL non può che riconoscere “l’autonomia degli istituti scolastici” e quindi la libertà di insegnamento garantita dall’art. 33 della Costituzione. Allo stesso tempo, però, alimenta una pressione già in corso sul corpo docente che si trova ad affrontare le nuove linee guida di educazione civica incentrate sul concetto di Patria, un codice di comportamento per le pubbliche amministrazioni sempre più stringente e la forte influenza dei movimenti anti gender e anti choice sulle amministrazioni delle scuole pubbliche.
10 anni di movimento anti gender
Il panico verso la teoria o ideologia gender nasce negli anni ’90 e si diffonde capillarmente in Occidente. L’attenzione della destra e della componente conservatrice della Chiesa in merito torna ciclicamente ogni volta che si discute di famiglie, diritti riproduttivi e questioni identitarie.
Proprio durante il dibattito attorno alle unioni civili e alla legge Cirinnà – in Italia – diversi gruppi di stampo cattolico conservatore iniziavano a identificarsi in un neonato “movimento anti gender”. Con il Family Day del 2015, organizzato dal Comitato Difendiamo i nostri figli con il sostegno della destra ultracattolica, si gridava “Gender sterco del demonio”. Una ferocia simile si è vista nel 2021, quando in Parlamento veniva valutato il DDL Zan, e oggi. Una costante è l’attenzione quasi maniacale per ciò che viene affrontato a scuola.
Nel corso degli ultimi dieci anni, si è innescata una reazione a catena per cui numerosi progetti di sensibilizzazione contro le discriminazioni vengono etichettati come propaganda a favore della teoria gender. Il Forum delle associazioni familiari – a cui quindi dovrebbe essere affidata la campagna di sensibilizzazione a favore della famiglia – ha addirittura redatto Dodici strumenti di autodifesa dalla “teoria del gender” per genitori con figli da 0 a 18 anni, un vero e proprio vademecum per “proteggersi” – usando le parole del testo – da un fantomatico “indottrinamento del gender”. I numerosi interventi nel corso del tempo per affermare l’inconsistenza di tale ideologia non hanno rallentato la radicalizzazione di questo associazionismo familiare.