Perché leggere questo articolo? Tra pochi giorni la Camera e il Senato si fermeranno per la consueta pausa estiva di agosto. Ma le commissioni sono ferme dall’inizio della legislatura. Il motivo principale dello stallo politico è il taglio dei parlamentari voluto dal M5s.
Il Parlamento bloccato
Alle soglie della chiusura estiva del Parlamento, l’immagine che abbiamo di Montecitorio e Palazzo Madama è quella di un’Istituzione bloccata. L’abuso della decretazione da parte del governo e il taglio dei parlamentari voluto dal M5s, stanno notevolmente rallentando il lavoro delle commissioni. Uno snodo fondamentale, anche se un po’ “oscuro”, per il lavoro del Parlamento. Da lì passano tutti i provvedimenti prima del loro arrivo in Aula. Ed è nelle commissioni permanenti che si concentra la maggior parte dell’attività quotidiana di deputati e senatori.
Il sovraccarico delle commissioni
L’intasamento delle commissioni è dimostrato dai numeri. Ad oggi ci sono ben 211 progetti di legge all’esame delle 24 commissioni di Montecitorio e Palazzo Madama. Una media di nove testi per ognuna delle 14 commissioni della Camera e delle dieci commissioni del Senato. I parlamentini con più sovraccarico lavorativo, attualmente, sono la commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama (27 proposte di legge), seguita dalla Commissione Agricoltura della Camera con 23 testi e dalla Commissione Giustizia e quella Affari sociali del Senato, entrambe con 21 proposte di legge all’esame.
Commissioni più piccole e stesso lavoro
Ma perché il taglio dei parlamentari ha ingolfato le commissioni? Semplice. Perché i parlamentari sono passati da 945 a 600 e quindi le commissioni si sono molto rimpicciolite. Meno membri per la stessa mole di lavoro. Una difficoltà che si verifica soprattutto alla Camera, dove non è stato adeguato il regolamento in merito alla composizione e al numero delle commissioni. E così, a fronte di una riduzione dei deputati, le commissioni permanenti sono rimaste 14 come nella scorsa legislatura. Al Senato, invece, alcune funzioni sono state accorpate e il numero di è ridotto a dieci. Ma, nella sostanza, poco è cambiato. Anche a Palazzo Madama ci sono meno senatori a occuparsi dello stesso lavoro di prima.
Il M5s contro se stesso
In Transatlantico, dunque, va in scena il paradosso. I primi a lamentarsi, a bassa voce, per gli effetti della riduzione del numero dei parlamentari sono proprio gli eletti del Movimento Cinque Stelle. E i contiani danno la colpa a Luigi Di Maio, che all’epoca dell’approvazione della sforbiciata era il capo politico dei pentastellati e si fece ritrarre davanti al Palazzo di Montecitorio con tanto di forbici, a simboleggiare la sfoltita della “casta”.
Le conseguenze politiche delle mini commissioni
Ma non ci sono solo i carichi di lavoro, che rischiano di bloccare l’attività delle commissioni e quindi l’arrivo in Aula dei vari provvedimenti. La riduzione dei parlamentari ha anche delle conseguenze politiche. In questo inizio di legislatura abbiamo visto più volte la maggioranza “andare sotto” in commissione. Questo perché, con la composizione ristretta, bastano poche assenze durante le votazioni per far sì che non vengano approvati i vari provvedimenti, aumentando quindi l’instabilità politica e peggiorando il blocco dell’attività parlamentari.