Andrea Marcucci, senatore ed ex capogruppo del Pd a Palazzo Madama, uno degli uomini forti della corrente degli ex renziani di Base Riformista, in un’intervista a true-news.it, avverte Giuseppe Conte, leader del M5s, alleato dei dem che però in questi giorni di guerra in Ucraina sta portando avanti una campagna contro l’incremento delle spese militari al 2%: “Se Conte persistesse, eventualità in cui non credo, in un atteggiamento di chiusura, ne pagherebbe le conseguenze in termini di alleanze elettorali”.
Dubbi sulla linea Di Battista
Insomma, se Conte continua a far fibrillare il governo sul neo-pacifismo e i dubbi sul budget per la difesa rischia di compromettere definitivamente l’alleanza con il Pd. E ancora, in risposta al video in cui l’ex premier presenta un Movimento non “estremamente moderato” che “non deve per forza stare nella stanza dei bottoni, Marcucci contrattacca: “Un M5s che volesse tornare alle proprie origini chiuderebbe definitivamente con il Pd”. Sullo sfondo aleggia lo spettro di un ritorno di fiamma di Alessandro Di Battista, l’ex deputato barricadero che non ha mai interrotto il filo del rapporto con Conte. Il senatore dem, sul punto, è categorico: “Se nel M5s prevalesse una linea alla Di Battista il dialogo con il Pd si esaurirebbe”.
Finiti gli avvertimenti, Marcucci riflette sulla difficile realizzazione di un’operazione politica così spericolata – non votare il Def così come ha minacciato Conte – e si dice ottimista: “Credo che il buon senso alla fine prevarrà per una serie di motivi. Il primo è certamente basato sul fatto che gli impegni che si sottoscrivono in una alleanza si rispettano. Il secondo è che fin dall’inizio il riferimento al 2% dell’aumento delle spese militari è sempre stato considerato tendenziale”. D’altronde lo stesso Conte ha aumentato cospicuamente il budget per la difesa nel 2020, in piena pandemia, del 7% rispetto all’anno precedente, proprio per rispettare gli impegni presi con la Nato e con l’ex presidente Usa Donald Trump, con il quale non ha mai nascosto di avere un’amicizia e un canale privilegiato.
Movimento dal doppio volto
Marcucci, come molti osservatori, vede un Movimento 5 Stelle dal doppio volto. “Da una parte vedo gli indubbi passi in avanti del ministro degli Esteri Luigi Di Maio – spiega il senatore – dall’altra le turbolenze di un movimento che continua a cercare affannosamente la propria identità. Naturalmente io mi auguro che nel confronto che è in atto, esca rafforzata la componente chiaramente europeista ed atlantista. Il mio giudizio sull’affidabilità del M5S resta quindi inevitabilmente sospeso”. Rimandati, dunque. Anche alla luce delle assenze tra le fila grilline durante il discorso alla Camera del presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Un segnale che dimostra come un certo passato non sia stato archiviato del tutto.
Sullo sfondo la nuova legge elettorale
Conte sembra volersi tenere le mani libere, in vista delle prossime elezioni politiche, complici le sirene di un ritorno a una legge elettorale proporzionale. Marcucci, specularmente, è d’accordo: “Io sono da molti mesi propugnatore di un ritorno al proporzionale, proprio perché non trovo ragioni valide per tenere in piedi alleanze zoppicanti, e questo vale sia per il centrosinistra che per il centrodestra”. Zoppica il fronte giallorosso, ma il Pd sembra compatto sull’atlantismo europeista. Il parlamentare toscano conferma: “Il merito del segretario Letta è quello di avere unito il Pd sulla linea europeista ed atlantista. Non ci sono voci dissonanti nel gruppo parlamentare, sulla guerra in corso, non c’è equidistanza possibile, siamo convintamente dalla parte dell’Ucraina”.