È tempo di analisi, bilanci, autocritiche, confronti e decisioni. Per tutto il Partito Democratico, anche per quello dell’unica regione che lo ha visto “vincere” alle elezioni politiche dello scorso 25 settembre. A un mese dal voto una chiacchierata con Luigi Tosiani, segretario dell’Emilia-Romagna, per comprendere come si ripartirà dopo la sconfitta elettorale. E quali saranno i temi e gli obiettivi del prossimo congresso. Ma soprattutto chi sarà il nuovo leader oltre i rumors che circolano e che ben posizionano proprio nomi legati a questa regione come Bonaccini, Schlein, De Micheli.
Alle Politiche del 25 settembre 2022 l’Emilia-Romagna è stata l’unica regione nella quale il Pd è risultato ancora il primo partito. Cause ed effetti di questo risultato? Zoccolo duro della Sinistra o merito del buon governo?
“Nel quadro nazionale di un risultato che non si può definire soddisfacente, l’Emilia-Romagna ha dato una risposta in termini di consenso al Partito Democratico che ci vede essere la prima forza politica in Regione. Il Governo locale, la guida dell’Amministrazione regionale e di moltissime città, dopo le recenti vittorie nelle amministrative, rappresentano certamente un aspetto peculiare che premia una classe dirigente che produce quotidianamente risposte ai problemi dei cittadini, delle imprese, delle lavoratrici e dei lavoratori. Lavoriamo per essere all’altezza di questa fiducia e per recuperare parte del consenso che non siamo riusciti a conquistare nel voto politico, e che spesso invece ci viene riconosciuto nei passaggi amministrativi”.
Sul prossimo segretario del Pd si fanno le prime ipotesi e i sondaggi pendono proprio verso il governatore E-R Stefano Bonaccini e sulla sua vice Elly Schlein. Cosa pensa di queste previsioni? Potrebbero essere dei nomi papabili?
“Non possiamo partire dai nomi, ma dobbiamo discutere, e farlo senza ipocrisie, delle cause di questo risultato. Del nostro profilo, della nostra credibilità e della nostra identità. Tenere assieme la profondità di questa analisi con la necessità di essere presto e, nella maniera migliore, opposizione, in Parlamento e nel Paese, contro il nascente Governo, il più a destra dal dopoguerra. Dall’Emilia-Romagna sono certo sapremo costruire le condizioni, con generosità e capacità, per un contributo ed un punto di vista peculiare ed importante in questa fase”.
Quello che sappiamo da un po’ è che Enrico Letta non correrà alla segreteria. Come valuta il suo operato?
“Credo che le responsabilità non siano mai di un singolo, ed è anche per questo che Enrico Letta ha compiuto un gesto non scontato, dimostrando di tenere a questa comunità. Uno degli aspetti di questa fase rigenerativa sarà la capacità, che dovremo saper mettere in
campo, di valorizzare e rendere più protagonista una nuova classe dirigente che nel PD esiste, nei territori e nei circoli, e che è certamente parte di quel tanto di buono che abbiamo saputo costruire in questi anni. Donne e Uomini che hanno già dimostrato capacità, passione, impegno”.
Il Pd è diviso in due anime, ritiene ci sia spazio per una riconciliazione o sarebbe meglio prendere una posizione netta?
“Io credo che le anime non debbano essere due, ma tante e plurali, come è giusto che sia in un grande Partito Democratico. Le ragioni che hanno fatto nascere il Partito Democratico quindici anni fa sono più che mai attuali, e credo che dovremo recuperarle e rilanciarle nel percorso sulla nostra identità che stiamo per mettere in campo per combattere le diseguaglianze. Per dare opportunità e protezione, che non rinuncia alla fame di futuro che lo ha portato a nascere”.
E dunque quindi: come si sta preparando il Pd emiliano al congresso?
“Ci stiamo preparando attraverso un percorso di riflessione, analisi, proposta. Portando in questa discussione le nostre radici e la nostra prospettiva. Un nuovo protagonismo dei territori, una sfida che appassiona la nostra comunità politica in Emilia- Romagna. E che ci vede in campo con ancora più determinazione”.