Nelle sue chat è tornato a scrivere, e scrivere tanto. La guerra tra l’Ucraina e la Russia, con lo scoppio del conflitto, ha riportato in attività Roberto Jonghi Lavarini, dopo un periodo di silenzio seguito all’inchiesta di Fanpage.
Il ritorno del Barone Nero Jonghi Lavarini
I primi messaggi sono di metà febbraio. “Dal fronte ucraino ci saluta il nostro amico ufficiale russo Barone Girvan von Makarowsky, discendente da una nobile famiglia di militari, tenente pilota degli elelicotteri da combattimento, pronto a fare il suo dovere”, scrive Jonghi. Con le foto del suo amico pronto a combattere.
Poi, poche ore dopo l’invasione: “200.000 mila soldati delle Forze Armate russe, con centinaia di carri armati ed elicotteri da combattimento, hanno iniziato una operazione militare in Ucraina dal Donbass, dalla Crimea e dalla Bielorussia. Nello stesso tempo, aerei e missili russi stanno neutralizzando la difesa ucraina con bombardamenti mirati. Putin aveve chiesto il riconoscimento del Donbass e la neutralità dell’Ucraina ma in risposta il presidente ucraino ha chiesto di aderire alla UE e alla NATO, e ha iniziato a sparare sulle due repubbliche filorusse. Per questo stanotte Putin ha dato l’ordine di attacco”.
L’opinione: “La Russia mantiene la parola”
L’ammirazione di Jonghi Lavarini per Putin è evidente: “La Russia parla chiaro e mantiene la parola, aveva avvertito tutti ma i miserabili politicanti europei sono codardi abituati solo alle chiacchiere e non gli hanno creduto. La Russia non scherza affatto: si riprenderà tutti i territori storicamente russi e il controllo assoluto del Mar Nero, dimezzando e isolando l”Ucraina verso occidente. Ma al di là delle guerre propagandistiche delle parole e dei termini, la Russia di Putin ha definitivamente rotto la egemonia unipolare USA e il progetto mondialista! Si va verso un nuovo mondo multipolare. Per questo non possiamo che stare con la Russia di Putin. Ci spiace per gli inevitabili danni civili collaterali ma non dimentichiamo i “democratici” bombardamenti su Belgrado, la secessione del Kossovo mussulmano, le inutili aggressioni ad Irak, Siria e Libia, il fallimento della missione in Afghanistan”.