“Preferite i condizionatori accesi o la pace?”, dice il premier Mario Draghi, mettendo l’Italia di fronte al bivio della dipendenza dal gas russo. Ma per Claudio Durigon, deputato della Lega, ex sottosegretario all’Economia e prima ancora al Lavoro, segretario regionale del Carroccio nel Lazio, la questione non è così semplice. “Purtroppo non basta un condizionatore che si spegne e si risolve tutto – dice a true-news.it – perché nel momento in cui venisse a mancare il gas dalla Russia perderemmo centinaia di migliaia di posti di lavoro, non è una questione di condizionatore o di luce accesa o spenta, serve la diplomazia, le sanzioni devono essere una via per portare al dialogo e trovare soluzioni, anche perché le sanzioni danneggiano noi”.
Le politiche del “NO” e il modello francese
Per l’esponente del partito guidato da Matteo Salvini, adesso paghiamo anche le scelte del passato. Quelle che definisce “le politiche del No”. Ad esempio i no alle trivellazioni o al nucleare. “Questa crisi ci deve insegnare che tutte le politiche del No hanno portato un grande disagio per la nostra economia, abbiamo sottovalutato ad esempio il nucleare pulito, su cui c’erano state aperture dall’Europa e dal ministro della Transizione Ecologica Stefano Cingolani”.
Ed ecco l’esempio della Francia: “Lì abbiamo tante centrali nucleari a due passi dal nostro confine e per questo la Francia può permettersi di essere indipendente dal punto di vista energetico. Lo sa che un bar in Francia paga la corrente due terzi in meno rispetto all’Italia? Questo fa rabbia”. Il “disagio incredibile provocato al nostro Paese dalle politiche del No” – prosegue Durigon con true-news.it – farà fuggire tutti gli investitori, che ovviamente preferiranno stare dove ci sono meno costi per l’energia”.
Le tempistiche della dipendenza da Mosca
In sintesi, ci vorranno anni prima di potersi liberare della dipendenza energetica da Mosca. Nonostante i tentativi del ministro degli Esteri Luigi Di Maio di provare a stringere accordi per il gas con i paesi del Nord Africa o del Caucaso, come l’Azerbaijan.
“Non è che apri il rubinetto e domani arriva il gas, c’è una tempistica molto lunga per diversificare l’approvvigionamento energetico e dal punto di vista interno ora stiamo cercando di riaprire le centrali a carbone, ma servono mesi e mesi, ad esempio, prima di far ripartire le nostre piattaforme di trivellazione, purtroppo siamo vittime dell’approvvigionamento del gas dalla Russia”.
Diplomazia del gas
E poi c’è il fronte diplomatico, con la Lega che per bocca del responsabile Esteri del partito Lorenzo Fontana ha criticato la decisione di Di Maio di espellere 30 diplomatici russi. Durigon ha dei dubbi sulla linea della Farnesina: “Credo sia una politica condivisa, attuata da molti paesi del Patto Atlantico, ma ho dei seri dubbi che questa sia una valida soluzione per trovare una via d’uscita dal conflitto, non so se espellere diplomatici russi possa portare a risultati concreti. Bisogna portare Putin a un tavolo di pace per mettere fine alla guerra al più presto, per fargli capire che l’invasione è stata un atto orribile, anche perché questa guerra scellerata ha stroncato la nostra crescita dopo la fase difficile della pandemia, le stime del Pil sono state già riviste al ribasso” .
Quindi “non è una questione di condizionatori, ma si perderebbero tantissimi posti di lavoro”, conferma Durigon. Che ribadisce che bisogna prendere esempio dalla Francia e “puntare sul nucleare pulito”. “Noi come Lega l’avevamo già detto nei mesi scorsi, prima che scoppiasse questa guerra, basta con la politica dei No”, conclude.