Che in Veneto spiri un vento razzista e fascista non lo si scopre di certo oggi. Proprio domenica scorsa, prima della partita di campionato tra Verona e Napoli, i tifosi della squadra locale hanno esposto uno striscione fuori allo stadio Bentegodi. C’erano le bandiere di Russia e Ucraina e poi una serie di numeri che rappresentano le coordinate di Napoli, quasi una sorta di indicazione a “colpire” la città mentre imperversa la guerra in Ucraina.
La galassia nera e razzista cittadina trova un canale espressivo sulle gradinate del Bentegodi tra gli ultras del Verona. Nel 2018 il Post raccontava di un episodio che si trovò a fronteggiare l’allora neo-eletto sindaco, Federico Sboarina. L’ex uomo di Tosi, ora in Fratelli d’Italia, si fermò a una laconica condanna di alcune espressioni uscite da una festa dei tifosi dell’Hellas: “Siamo una squadra fantastica, fatta a forma di svastica”, aveva cantato un uomo mentre, poco prima un capo degli ultrà che è anche il coordinatore del Nord Italia di Forza Nuova, Luca Castellini, aveva urlato: «Chi ha permesso questa festa, chi ha pagato tutto, chi ha fatto da garante ha un nome: Adolf Hitler!».
Lo stereotipo del razzista nel video del Pojana
Al di là dello spirito estremo dei gruppi ultras e della forte presenza di movimenti di destra, lo stereotipo del cittadino veneto razzista è storicamente nell’immaginario popolare. Il comico Andrea Pennacchi, conosciuto come “Il Pojana”, aveva elencato, in un video divenuto iconico, tutte le parole e le considerazioni offensive tipiche di alcuni veneti nei confronti soprattutto dei meridionali. Ma anche verso gli immigrati.
Le imprese venete offrono lavoro e accoglienza ai profughi
Eppure, proprio sul fronte dell’accoglienza dei profughi dal paese bombardato il Veneto, fuori dagli stereotipi e dentro i fatti, sta rovesciando la narrazione che lo vede avverso agli stranieri. Le imprese di Padova e di Treviso “non intendono voltarsi dall’altra parte”, è l’invito rivolto dal presidente di Assindustria Venetocentro, Leopoldo Destro, alle aziende della Regione per contribuire a dare risposte concrete e immediate ai bisogni delle persone in fuga dalla guerra, per la gran parte donne, bambini e anziani. E le risposte non si sono fatte attendere: sessantasette imprese associate delle province di Padova e Treviso hanno messo a disposizione 24 alloggi (circa 100 posti letto) per l’accoglienza di famiglie di profughi ucraini e 240 offerte di lavoro per un’accoglienza piena, rispettosa e dignitosa delle persone nelle comunità del territorio.
Zaia apre hub per gli ucraini
Anche il governatore della Regione, Luca Zaia, si sta dimostrando attivo e accogliente. Nonostante alcune sue uscite infelici e razziste non siano state dimenticate da molti italiani. A partire dalla considerazione, nel momento dello scoppio della pandemia, sui cinesi che, secondo Zaia, “mangiano topi vivi”. Nei confronti degli ucraini, invece, non sembra esserci avversione. Anzi, il Veneto ha già accolto 2900 profughi. Zaia, in questo periodo di guerra, nelle vesti di Commissario per l’emergenza si è attivato per l’apertura a Treviso di tre hub per i profughi. “Qui – ha dichiarato Zaia a Il Resto del Carlino – saranno effettuate le prime visite mediche, lo screening, le vaccinazioni e tutti i trattamenti sanitari necessari compresa l’assistenza psicologica. I profughi stanno continuando ad arrivare in maniera disordinata con flussi non sempre controllabili. Stanno arrivando molte donne e bambini, e ci aspettiamo che i prossimi arrivi saranno di persone sempre più in difficoltà. La macchina commissariale regionale è attivata al massimo per seguire passo passo le evoluzioni della situazione”. Altro che Veneto “razzista”.