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ILGA Europe: ecco quanto l’Italia arretra sui diritti civili

ILGA Europe, ecco quanto l'Italia arretra sui diritti civili

Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? Ogni anno, in vista della Giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia (17 maggio), l’associazione ILGA Europe aggiorna la sua Rainbow Map, una mappatura di come i Paesi europei tutelano o meno i diritti LGBTQ+. L’Italia conferma il trend che ha avviato da qualche anno: una stasi sul fronte dei diritti che la porta a retrocedere nel ranking europeo. Siamo infatti scesi al 36esimo posto.

Ben al di sotto del livello sia dell’Europa (42% dei diritti tutelati) che dell’UE (50.6%), l’Italia occupa la 36esima posizione nella Rainbow Map di ILGA con il 25.41% dei diritti garantiti alle persone LGBTQ+. Si colloca al di sotto di Paesi come Malta (87.83%), la Spagna (76.4%) e la Germania (66.12%) ma anche più in basso rispetto all’Albania (36.37%), all’Ungheria (32.53%) e alla Lituania (27.61%).

Le principali novità

Malta rimane in cima alla classifica come da nove anni a questa parte. L’Islanda, invece, sale di tre posizioni e raggiunge il secondo gradino del ranking grazie alla nuova legislazione che vieta le terapie di conversione e garantisce l’assistenza sanitaria specifica per le persone trans. Anche il Belgio ha vietato le pratiche riparative e, di conseguenza, è salito al terzo posto.

La Grecia, con l’approvazione del matrimonio egualitario, conquista il settimo posto. La Svezia scende al 12esimo posto perdendo tre punti percentuali. Il Regno Unito perde due punti percentuali, mentre la Slovenia ne guadagna quattro e l’Andorra sei. L’Ungheria sale al 30esimo posto, mentre l’Italia scende al 36esimo. Nel 2023 occupava il 34esimo posto e nel 2022 il 33esimo. La Russia scende di tre posizioni a causa delle nuove misure legali fortemente omofobe.

I diritti mappati

L’indagine di ILGA analizza i diritti legalmente riconosciuti all’interno di diverse aree: uguaglianza e non discriminazione; famiglia; crimini e discorsi d’odio, riconoscimento giuridico del genere; integrità corporea per le persone intersex; spazio nella società civile; asilo.

Dopo aver rappresentato graficamente la copertura di ciascuna di queste aree, ILGA offre i riferimenti specifici delle leggi che garantiscono i diritti LGBTQ+ connessi e una serie di suggerimenti per implementarli.

La situazione italiana

La percentuale dei diritti tutelati si è assestata attorno al 25% dal 2022. Il posizionamento del Paese nel ranking europeo, però, continua a scendere: 36esimo posto nel 2024, 34esimo nel 2023, 33esimo nel 2022. Un’immobilità che fa rimanere l’Italia più indietro rispetto al resto del continente.

Il settore più sguarnito è indubbiamente quello dei discorsi e crimini d’odio. Dopo l’affossamento del DDL Zan nel 2021, non sono state introdotte delle nuove misure di tutela dei diritti LGBTQ+. Non esistono leggi specifiche sui crimini d’odio o sul loro incitamento né politiche volte a prevenirli.

Lo stesso vuoto si riscontra nel settore dell’integrità corporea per le persone intersex. Mancano un meccanismo di monitoraggio efficace e il divieto di intervenire medicalmente senza il consenso della persona intersex.

Anche il settore Uguaglianza e non discriminazioni rileva un punteggio basso: 8.74%. Questa percentuale è raggiunta eliminando le discriminazioni relative alla donazione del sangue (con il decreto ministeriale del 26 gennaio 2001) e in campo lavorativo con il D.Lgs 216/2003.

È bassa anche la quota di diritti garantiti in merito alla famiglia. L’unico traguardo è stato raggiunto nel 2016 con il matrimonio egualitario.

In merito al diritto d’asilo, inoltre, sono presenti solo il D.Lgs 251/2007 e il D.Lgs 142/2015 che tutelano chi ha subito violenze o torture in relazione – rispettivamente – all’orientamento sessuale e all’identità di genere.

Nel campo del riconoscimento giuridico del genere vale solo la legge 164/1982 che norma la rettifica dei documenti. L’unico settore completamente coperto è quello dello spazio della società civile, in cui non ci sono rischi per l’attivismo LGBTQ+ né limiti per la libertà di espressione.

Insieme a tutte queste carenze, proprio il 17 maggio 2024, l’Italia non firma la dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità LGBTQ+Insieme al nostro Paese, Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia.

I consigli di ILGA per tutelare di più e meglio le persone LGBTQ+ in Italia sono:

  • adottare il matrimonio egualitario e consentire il riconoscimento automatico dei co-genitori, in modo che i bambini nati da coppie (indipendentemente dall’orientamento sessuale e/o dall’identità di genere dei partner) non incontrino ostacoli per essere riconosciuti legalmente dalla nascita dai loro genitori;
  • proibire gli interventi medici sui minori intersessuali quando l’intervento non ha necessità medica e può essere evitato o rinviato fino a quando la persona non possa fornire il consenso informato;
  • depatologizzare le identità trans.

“Siamo come nelle sabbie mobili: sembriamo fermi, in realtà stiamo sprofondando” commenta Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. “Questo perché lo status di avanzamento sui diritti di un Paese può peggiorare anche senza nuove leggi, ma semplicemente a causa dell’immobilismo delle istituzioni o per la totale indifferenza e talvolta legittimazione di comportamenti e linguaggi discriminatori da parte della politica”.