Perché leggere questo articolo? La riforma promossa dal ministro Matteo Salvini e prossima all’approvazione definitiva, è sotto fuoco incrociato. Da una parte c’è il report redatto da alcuni esperti di sicurezza stradale. Dall’altra, c’è l’analisi della FIAB. Entrambi bocciano il nuovo Codice della strada, che starebbe indicando all’Italia la “direzione sbagliata e pericolosa” rispetto alla sicurezza stradale.
“In direzione sbagliata e pericolosa”. È questa la strada indicata dal Codice della strada di Salvini secondo gli esperti della sicurezza stradale e della mobilità, provenienti dal settore pubblico e privato. In particolare, Andrea Colombo, esperto di sicurezza stradale e mobilità sostenibile (già assessore del Comune di Bologna e collaboratore del ministero dei Trasporti in passato) e Alfredo Drufuca, ingegnere dei trasporti con lunga esperienza nel settore, hanno redatto un documento che passa in rassegna le novità introdotte nel Codice della strada. Denunciando le falle di un testo che, sebbene inasprisca le sanzioni per guida in stato di ebbrezza e distrazione, ignora completamente la vera piaga: la velocità eccessiva, che causa quasi il 44% delle vittime. E che la proposta di Salvini non affronterebbe adeguatamente.
È quanto emerge anche dall’analisi della FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) in merito ai dati ISTAT sugli incidenti stradali nel 2023. Per la FIAB, la riforma promossa dal ministro Salvini e prossima all’approvazione definitiva, rappresenta un approccio punitivo ma superficiale. Che non dispone soluzioni efficaci per le cause profonde degli incidenti stradali urbani.
“In direzione sbagliata e pericolosa” e l’analisi della FIAB sui dati ISTAT
Secondo la FIAB, le politiche del governo italiano sulla sicurezza stradale appaiono distanti dalla realtà dei fatti. Il 25 luglio, l’ISTAT ha pubblicato i dati sugli incidenti stradali del 2023, delineando un quadro allarmante: 3039 morti, un calo del 3,8% rispetto al 2022, ma una diminuzione troppo lenta. Con 224.634 feriti (+0,5%) e 166.525 collisioni (+0,4%), l’Italia resta lontana dagli obiettivi del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale Orizzonte 2030 e dalle direttive europee che mirano a dimezzare le vittime entro il 2030.
Gli obiettivi della “Vision Zero” – ovvero zero morti sulle strade – e della costruzione di una mobilità civile sarebbero addirittura ostacolati dal nuovo Codice della strada secondo il parere degli esperti Colombo e Drufuca. Il loro rapporto “In direzione sbagliata e pericolosa” sottolinea che ci sono punti della riforma che “vanno nella direzione corretta”, sebbene si limitino ad aumentare le sanzioni. Nello specifico quelle che riguardano “la guida in stato di ebbrezza, distrazione per l’uso di smartphone, abbandono di animali, inasprimento delle sanzioni accessorie”. Altri aspetti, invece, soprattutto quelli legati alla velocità, vanno “nella direzione diametralmente opposta”, sbagliata e pericolosa.
Le strade urbane, il campo di battaglia. La velocità, il nemico da combattere
L’analisi dei dati della FIAB rivela che il 44% delle vittime di incidenti stradali si registra in ambito urbano. Entrando nel merito dei differenti segmenti di mobilità in confronto al 2022, le vittime tra i pedoni sono rimaste invariate (485), sono in leggero aumento tra i ciclisti (212 contro 205, +3,4%) e tra i monopattini (21 vittime contro 16, sempre comunque su valori molto bassi). Le morti tra motociclisti e ciclomotoristi sono invece diminuite del 5,8%, ma l’incidenza complessiva delle vittime urbane continua a crescere, evidenziando un problema di sicurezza nelle città italiane.
Secondo Edoardo Galatola, Responsabile Sicurezza del Centro Studi della FIAB, il problema principale delle strade italiane risiede nella velocità inadeguata, soprattutto in ambito urbano. Mentre la guida in stato alterato, spesso indicata come causa primaria, rappresenta solo l’1,38% delle morti. La vera minaccia è dunque l’eccessiva velocità, un nemico che però sembrerebbe essere ignorato dalla proposta di modifica del Codice della Strada di Salvini.
FIAB: “L’Europa come esempio. Necessari controlli più frequenti e velocità più basse”
L’Italia si trova agli ultimi posti in Europa per sicurezza stradale urbana, con un’incidenza di morti in città del 43,7%, rispetto alla media UE del 39%. Secondo la FIAB, per invertire questa tendenza è necessario adottare politiche che promuovano velocità più basse e maggiore vigilanza, seguendo l’esempio delle città europee che hanno già visto risultati positivi. Anche l’esperienza di Bologna con l’introduzione della Città 30 ha dimostrato un calo del 33% delle morti e del 38% degli incidenti gravi in soli sei mesi.
Tuttavia, la Federazione sottolinea che il governo, in dissonanza con le evidenze scientifiche, sembra voler cancellare il DL sulle regole di ciclabilità e l’introduzione delle Città 30. Ma solo un cambiamento deciso e coerente con le migliori pratiche internazionali potrà far raggiungere all’Italia gli obiettivi di sicurezza stradale stabiliti per il prossimo decennio.