Il Movimento 5 Stelle a Nord è morto. Certo, ci sono eccezioni. Le conosciamo: Violi, Buffagni, De Rosa, solo per dirne tre che contano per Conte. Ma la realtà è implacabile. E la realtà è figlia delle regole che il Movimento 5 Stelle si è dato. Che hanno figliato gente come il consigliere regionale Luigi Piccirillo.
Chi è Luigi Piccirillo, consigliere regionale M5S no green pass
Ma chi è Luigi Piccirillo? E’ la persona (che merita rispetto ma che definirla in altro modo farebbe torto a un qualunque tipo di professionalità), che sta col suo ufficio sotto al Pirellone perché non vuole esibire il green pass e che nella sua storia ha inanellato una serie di perle. Precisazione: Piccirillo è persona che va rispettata ma con la quale non è detto si debba interloquire. Piccirillo è un tipo così: nel M5S dicono che sta su un altro piano. Mica intellettuale: proprio fisicamente, nella struttura del Pirellone. Anche come spese: qualche mese fa venne fuori il caso che spendeva tremila euro al mese di consulenze legali. Lui si giustificò: mi avvalgo di professionisti, di avvocati, per aiutare il lavoro di Alessandra Dolci, la bravissima (lei) pm antimafia della Procura di Milano. Rimane il dubbio sull’utilità di Piccirillo per l’operato dell’eccellente pm, che pare in grado di fare da sola anche senza che la collettività spenda ulteriori 3000 euro al mese, e soprattutto senza l’interessamento attivo di un consigliere regionale da oltre 100k l’anno con nessuna – pare – competenza specifica. Comunque Piccirillo è così. Ci si può far poco. E’ lo stesso che concorda con il collega consigliere regionale Michele Usuelli di +Europa un dibattito televisivo sulla sua scelta di rimanere fuori dal Pirelli, e che poi dà buca e non risponde più al telefono.
M5S e il crollo nel Nord Italia
Ma non c’è solo lui. Anche Monica Forte è uscita dal gruppo. Di lei si ricorda la presidenza della Commissione Antimafia con delle grandi conferenze e la presenza assidua del fidanzato in tutta la sua attività politica. Anche lei è uscita dal gruppo M5S. E’ un addio. In Comune i pentastellati sono andati via tutti, non uno dei consiglieri della scorsa consiliatura è rimasto al suo posto, tranne l’ex candidato sindaco Gianluca Corrado. Gli altri? Fuggi fuggi, chi a sinistra e chi a destra, e hanno pure chiuso la porta così in consiglio comunale non è entrato nessuno: il M5s non ha raggiunto lo sbarramento del 3 per cento. Le potremmo chiamare meteore ma sarebbe meglio parlare di scie chimiche. Mai esistiti davvero politicamente. Ma se il buon giorno si vede dal mattino bisognava capirlo già con la candidatura di Patrizia Bedori a sindaco contro il primo Sala, cinque anni fa. Candidata e poi ritirata. Corrado, appunto, fu ripescato all’ultimo. Robe strane, fuori dalle regole della politica ma sopratutto fuori dal mondo. E fuori da Milano, come è Vito Crimi, che raggiunse il 3 per centro contro Formigoni e poi fece a cornate con Bersani, dicendogli che non si fidava di lui e del Pd. Poi col Pd ci ha fatto due governi: evidentemente si fida di più di Renzi. Forse Bersani ai tempi era troppo a sinistra. Di Crimi si ricorda il taglio dei fondi a Radio Radicale. Rapporti con la Lombardia? Pochi. Di più ne ha avuti Danilo Toninelli, che qualcuno voleva (e vorrebbe) candidato in Regione Lombardia. E niente, fa già ridere così anche senza andarsi a comprare il suo libro. Per quanto riguarda Conte, una decisione l’ha presa: tutta la nuova segreteria è a forte trazione sudista. Del resto è là che il M5S prende i voti. E il divario dal Nord aumenta.