Dopo le fiamme, le polemiche. Perché dell’incendio a Milano che il 29 agosto ha devastato la Torre dei Moro, il grattacielo in via Antonini, ora dopo la paura dei residenti e lavoratori, dopo le lacrime, rimane anche la rabbia. La rabbia per un edificio finito in anni recenti (2011) e con gli appartamenti venduti fino a 8mila euro al metro quadrato nella periferia sud di Milano. Appartamenti agli ultimi piani prezzati oltre i 750mila euro. Seguendo la dinamica che ha fatto della città la “regina del mattone”, con i prezzi che corrono bruciando record da anni. Anche in pandemia. “Caccia all’oro” ha titolato l’edizione meneghina di Repubblica un reportage sul settore immobiliare pubblicato in estate sul real estate che resiste e macina numeri nonostante la crisi economica del Covid.
Incendio a Milano. Mariani: “Quei materiali che bruciano come una torcia”
Oro, almeno in superficie, come gli elementi decorativi della Torre dei Moro che non sono ignifughi. “Il problema sono quei pannelli” dice a True-News Gabriele Antonio Mariani, il candidato sindaco alle elezioni del 3-4 ottobre della Civica AmbientaLista e di Milano in Comune che di professione è ingegnere e architetto. Nella serata delle fiamme Mariani ha attaccato con un post sui suoi canali social. “Se costruisci un palazzo tutto rivestito di polistirene (o similari) su telaio in ferro – dice Mariani – sarà anche una soluzione economica per ottenere la forma curva che vuoi ma poi ti trovi una torcia pronta ad accendersi al primo innesco. Per fortuna il cemento armato è generoso e per venire giù non basta certo un’ora di fuoco mentre dopo le due ore di fuoco pieno iniziano i problemi”.
I pannelli per realizzare la forma curva
Secondo il candidato della sinistra il problema sono stati proprio gli elementi decorativi. “Un palazzo normalissimo costruito con le pareti e i muri perpendicolari che poi, per realizzare la forma curva, ha visto installare i parapetti e le velette su un telaio di ferro con dei pannelli. Il telaio ha resistito all’incendio ma il problema sono i pannelli“.
La normativa italiana antincendio
Un buco della normativa italiana? Secondo quanto si ricostruisce in queste ore le linee guida dei Vigili del Fuoco sconsigliano di utilizzare quei materiali, plastici e similari che bruciano in pochi minuti, per realizzare “l’epidermide” delle facciate degli stabili, appoggiandoli sulla vera facciata dei grattacieli. Ma sono, per l’appunto consigli. Non obblighi o divieti con relative sanzioni. E i consigli – anche i migliori – nulla possono contro la fame di case del galoppante mercato immobiliare meneghino. Case sempre più cool e, di conseguenza costose.
Torre dei Moro, gli appartamenti a 8mila euro al metro quadrato
“Se uno paga 8000 euro al metro quadrato per una casa, e non dovrebbe proprio pagarli, dovrebbe avere non solo tutte le comodità di questo mondo, la massima efficienza energetica, il meglio del comfort e del benessere, ma prima di tutto dovrebbe pretendere sicurezza” attacca Elena Comelli di SinistraXMilano. “Non la sicurezza del controllo degli accessi o della portineria h24 -dice Comelli – ma la sicurezza che la casa dove abiti non si sciolga come burro fuso in meno di due ore”. E chiude chiedendo di non dimenticare “la follia degli 8000 euro al metro quadro” con “la mano santa del mercato sta fallendo anche con i super ricchi“.
Per Mariani non è sotto accusa l’interno impianto normativo antiincendio in Italia sugli edifici residenziali e terziario. Anzi. “La normativa antincendio italiana per le strutture, vie di fuga, impianti antincendio nei fabbricati, certificazioni a mio parere è eccellente – dice – puntuale e precisa sulla resistenza al fuoco per un determinato arco di tempo”. “Addirittura – continua – per quanto riguarda le vie di fuga con le scale a tenuta, all’interno di un involucro in cui non entrano i fumi in caso di incendio, sono previste per gli edifici dai 12 metri a salire con il limite che è stato dimezzato negli ultimi anni dai precedenti 24 metri. Una scelta eccellente”. Il problema sembra dunque riguardare proprio gli elementi decorativi ed estetici dei palazzi, che tanto tirano nel capoluogo lombardo.
Quanti sono i palazzi a rischio?
Sul quale ora incombe un quesito e punto di domanda non indifferente dopo il grave caso di cronaca: è stato solo caso isolato oppure è una pratica diffusa nella realizzazione degli edifici recenti, o in divenire, di Milano?