In queste ore sul fronte ucraino si è materializzato lo spettro di un conflitto classico, con i bombardamenti aerei e i carrarmati a terra. Scene da Seconda Guerra Mondiale a cui da tempo gli ucraini si erano rassegnati. A prepararli c’è stata una lunga forma di guerra ibrida che prevede tattiche non convenzionali: attacchi hacker in grado di bloccare la rete internet, assenza di approvvigionamenti e rifornimenti, violenze di ogni genere sui civili. Dietro questi spauracchi non ci sono solo agenti provocatori e spie russe che potrebbero dare dei pretesti, ma un’intera macchina della guerra d’informazione del Cremlino, che va di pari passo all’escalation militare in corso.
Putin, il maestro della guerra informativa
Un flusso inarrestabile di disinformazione che va avanti da mesi e che dovrebbe condurre alla pistola fumante: il pretesto che permetterebbe alle “forze di pacekeeping” di Mosca di entrare sul suolo controllato da Kiev con una motivazione, a loro dire, giustificata per proteggere i russofoni delle due auto-proclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk. Mascheramento, in russo maskirovka. Per decenni Putin è stato maestro della guerra informativa, l’uso di notizie e comunicazioni strumentalizzate per destabilizzare l’avversario. In questi giorni gli Stati Uniti sembrano aver reagito con la stessa arma, quando hanno fatto circolare dettagli e annunci sulla presunta invasione – con tanto di data – e informazioni circa presunti video falsificati ad arte per giustificare l’attacco.
La diplomazia italiana caduta nella trappola della infowar russa
Nel frattempo la diplomazia italiana è già caduta sotto i colpi della infowar russa, quando ha deciso di cedere alle “nebbie di guerra” per far abbandonare il Paese a decine di funzionari e civili per cui è scattato il rimpatrio. A nulla sono serviti gli appelli alla calma di media e migliaia di ucraini che abbiamo lasciato soli al loro destino – eppure in Italia sono quasi 200mila, la quinta popolazione straniera, il 4% del totale.
Catene di messaggi falsi, contenuti web “avvelenati” e piattaforme per la circolazione di fake news. Il Coronavirus ha reso l’Italia un obiettivo sensibile dell’Infowar. Bufale sull’intervento di elicotteri per sanificare le città, presunti container dell’esercito americano vicino a un focolaio, email senza virus e link ma con semplici fake news. La propaganda di Mosca non vuole distruggere, ma dividere facendosi rilanciare in massa.
L’obiettivo è quello di condizionare la popolazione, alimentare incertezza e le divisioni. I bersagli sono le istituzioni locali o centrali. Bombe che esplodono con un timing non casuale: basti pensare alla bufala della calendarizzazione delle attività post-pandemiche nel marzo del 2020, mentre Regione Lombardia era alle prese con le problematiche della gestione al Pio Albergo Trivulzio. Un caso emblematico della recrudescenza dell’Infowar nel nostro paese: si sfrutta la sensibilità di una bolla per creare divisioni.
Le bufale russe hanno invaso anche WhatsApp e Telegram
Negli ultimi tempi, le grandi piattaforme della propaganda russa, su tutte Sputnik e News-Front, hanno allargato il loro raggio d’azione: non più i semplici social, ma instant messenger come WhatsApp e Telegram. A supporto delle bufale accorre la crittografia end-to-end, che rende molto più difficili le verifiche, bypassando in automatico i filtri di software anti- fake e venendo divulgate da un contatto riconosciuto.
L’Italia da due anni è diventata un importante target della disinformazione russa, in un momento storico di straordinaria infodemia: il virus dell’informazione che non riesce a soddisfare le domande d’informazione con un’offerta mediatica adeguata. I temi caldi della InfoWar in Italia sono legati a tre criticità sempre verdi: emergenza sanitaria, economia e politica.
Fake news, la controffensiva di Bruxelles: StratComm e EUvDisinfo
Un’attività chirurgica che vede il nostro Paese come puntello di una strategia più ampia, che punta anche altre nazioni occidentali: dalla Brexit al Sputnik V, dalle presidenziali americane al Trivulzio. Per contrastare la guerra di propaganda sul suolo europeo è nata StratComm: la task force di Bruxelles che studia le sorgenti di disinformazione dall’esterno e condivide i risultati sulla piattaforma EUvsDisinfo. Il continente è al centro di una campagna di incredibile livello di coordinazione tra fonti molto diverse: quelle di proprietà e controllate dallo Stato russo, ma anche quelle affiliate o indirettamente riconducibili all’ecosistema di informazioni pro-Cremlino.
Un fuoco di fila su larga scala, in grado di colpire obiettivi sensibili per l’opinione pubblica di tutto il continente. StratComm ha segnalato picchi di parole-chiave come “nazisti” e “genocidio” in Ucraina; ma anche “rifugiati”, facendo leva sull’ondata di sfollati in Occidente; e poi “chimico” e “nucleare” con cui la propaganda del Cremlino incensa i muscoli di Mosca e cerca di minacciare i rivali geopolitici.
Una nuova guerra è già in corso nel nostro Paese, faremmo bene ad accorgercene al più presto. Per provare a difendersi.