Sarà un dicembre infuocato in Parlamento, dove gli onorevoli guardano con preoccupazione al calendario, nel timore di dover comprimere oltremodo le vacanze natalizie. Con uno scenario anche peggiore rispetto a quanto accaduto in passato, per esempio durante l’ultima manovra del Conte bis, con le votazioni nei giorni tra Natale e Capodanno. C’è poi un’aggravante: il fastidio di sentirsi poco valorizzati. L’ingolfamento è comunque un dato certo: provvedimenti alla mano, non si scappa. Ci sono da esaminare e licenziare a tempo di record il decreto di riordino dei Ministeri, già al vaglio dell’Aula della Camera (lunedì ci sarà il via libera definitivo), i decreti anti-rave e Aiuti quater, già in commissione al Senato, e la Legge di Bilancio, per cui sono iniziate in queste ore le audizioni in commissione.
Entro un mese o poco più bisognerà fare tutto
Per questo dal governo, con Fratelli d’Italia in testa, è arrivato il diktat
Per questo dal governo, con Fratelli d’Italia in testa, è arrivato il diktat: bisogna andare avanti come dei treni, anche se si dovesse lavorare la vigilia di Natale e di Capodanno, facendo saltare le ferie dei parlamentari. Ma non si tratta solo di una questione personale, e di volontà di godersi il Natale con la famiglia. Il punto è pure politico, secondo quanto raccontano a True-news.it. Il motivo? Gli eletti vivono con fastidio questa serie di impegni a stretto giro in cui dovranno limitarsi ad approvare i testi senza un reale spazio per incidere. Già con la riduzione del numero dei parlamentari, il ridimensionamento è evidente. Continuando così si arriverà alla totale irrilevanza.
Un segnale di scarsa attenzione da parte del governo nei confronti della maggioranza
Un segnale di scarsa attenzione da parte del governo nei confronti della maggioranza. «È ancora prematuro parlare di uno sfilacciamento, perché la legislatura è iniziato da meno di due mesi. Ma se questa tendenza dovesse consolidarsi, potrebbe essere un problema», spiega un deputato di lungo corso che ben conosce certe dinamiche. Con una chiosa significativa: «Meloni è partita maluccio sotto questo punto di vista ed è anche abbastanza strano vista la sua esperienza a Montecitorio». Una tesi che trova concorde, senza spirito polemico, anche le opposizioni: alla lunga le forzature possono creare delle vere e proprie spaccature. La stessa “luna di miele” con gli elettori non può durare in eterno.
Di fronte a un Parlamento ingolfato, a Palazzo Chigi devono pensare a qualsiasi soluzione
E che qualcosa non stia funzionando alla perfezione è stato confermato da alcuni segnali che arrivano dal Transatlantico. Uno di questi è la costante presenza di Francesco Lollobrigida, che ora non è più capogruppo di Fratelli d’Italia ma ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare. Eppure, nonostante abbia un bel po’ di impegni governativi da portare avanti, presidia spesso il Transatlantico come fosse ancora il presidente dei deputati, ruolo che in realtà spetta ora a Tommaso Foti. Non è certo una mancanza di fiducia o di stima verso l’attuale capogruppo, ma la necessità di evitare sorprese e garantirgli una sorta di rodaggio in questa nuova funzione. Di fronte a un Parlamento ingolfato, a Palazzo Chigi devono pensare a qualsiasi soluzione.