di Francesco Floris
È accaduto nella notte di sabato 9 aprile. Da quanto risulta a True-News l’Inps ha aggiunto ai rider i contributi che in questi anni le società di delivery avrebbero dovuto versare. Sul sito dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, facendo l’accesso al profilo personale e all’estratto conto contributivo ora i rider trovano nella sezione lavoro subordinato il versamento contributivo come lavoro dipendente da parte di una delle big delivery.
È questo il risultato del duro attacco degli scorsi mesi che la Procura di Milano ha sferrato alle società. Prima con l’inchiesta per caporalato nei confronti di Uber East, commissariando la società, poi con la conferenza stampa in cui si intimava a Uber Eats, Glovo-Foodinho, Deliveroo e Just Eat di regolarizzare 60mila rider con contratto di collaborazione, e quantificando le violazioni in materia di sicurezza sul lavoro per 733 milioni di euro complessivi di ammende nei confronti delle aziende. In realtà il dato dei 60mila rider è falsato al rialzo, molti meno sono quelli oggi in servizio. L’operazione di “regolarizzazione” a livello contributivo dovrebbe infatti riguardare tutti coloro che hanno prestato servizio da marzo 2016 sino ad ottobre 2020. Non dopo perché fuori dall’accertamento ispettivo, e perchè è subentrata la “copertura” del contratto nazionale siglato fra Assodelivery e il sindacato Ugl, oggi oggetto del duro contenzioso fra i lavoratori “cottimisti” e coloro che vogliono il rapporto subordinato, oltre che fra le stesse società spaccate dal contratto ancora diverso che Just Eat vuole utilizzare sui lavoratori della propria flotta.
Con la mossa di sabato notte ora i rider hanno diritto agli ammortizzatori sociali. Il prossimo passo sarà fatto dall’Ispettorato del Lavoro che deve notificare a casa di ognuno una lettera nella quale viene calcolato quanti soldi le varie società di delivery devono pagare come differenziale retributivo per i mancati pagamenti di tredicesima, quattordicesima, tfr, straordinari, ferie, malattia. Secondo fonti di True-News quel documento sarà come un “titolo di credito” nei confronti delle società, queste saranno tenute ad adempiere.
Occhio però alle illusioni ottiche. I contributi comparsi nei profili personali sul sito dell’Inps sono “figurativi” o “fittizi”. Significa che per ora quei soldi non sono stati versati da nessuno e le aziende non hanno pagato nulla. Anche perché attendono l’esito dei loro ricorsi e appelli contro la sanzione. La conseguenza immediata per i rider? Da oggi possono chiedere la disoccupazione, la maternità, la malattia anche perché in Italia vige il principio dell’automaticità delle prestazioni: significa che nei limiti in cui i contributi non sono prescritti (5 anni) il lavoratore mantiene il diritto alle prestazioni previdenziali-assistenziali anche quando il datore di lavoro ha omesso in tutto o in parte il versamento. Rimane il fatto che la “vertenza” non è conclusa né fra Stato e aziende, fra aziende e lavoratori e addirittura fra aziende e aziende. Il rischio? Che qualcuno abbia fatto il passo più lungo della gamba.