Perché leggere questo articolo? L’intelligence italiana pone sott’occhio le minacce al sistema-Paese. E invita a riflettere su uno scenario problematico: la guerra ibrida.
I servizi di informazione e sicurezza italiani hanno pubblicato la relazione al Parlamento dell’attività compiuta nel 2023. Curata dal Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (Dis), la relazione annuale mostra l’attività dell’Aisi e dell’Aise, le due branche dell’intelligence, a tutela della sicurezza nazionale sul fronte geopolitico, economico e strategico nell’anno passato.
L’intelligence italiana mostra le sfide in aumento per il Paese
I servizi ricordano che “le sfide securitarie con cui ci misuriamo si collocano, in ragione sia della loro origine che dei possibili rischi per le nostre potenzialità di sviluppo” oltre la cadenza annuale del rapporto ma è doveroso analizzarle in itinere.
I servizi ci tengono a sottolineare il peso della convergenza della cosiddetta “policrisi” sulla stabilità del sistema Paese. Nel quadro disegnato dalla nuova globalizzazione economica e geopolitica, in cui si sommano sfide sistemiche di varia portata, l’intelligence vede la convergenza delle minacce portate dai due conflitti (Ucraina e Gaza) alle porte di casa dell’Italia con quella dell’incertezza dell’Occidente. pressato dalla progressiva emersione di un nuovo protagonismo del cosiddetto “Global South” e dei Paesi Brics.
A questo si aggiungono elementi ulteriori di matrice geopolitica, ma non solo. Tra i fattori monitorati dall’intelligence emergono le partite dell’evoluzione del jihadismo e della criminalità organizzata. Ma anche le sfide poste da fattori come il peso del cambiamento climatico e della rivoluzione tecnologica sull’ordine globale di potenza economico e sulla gerarchia dei sistemi-Paese.
Le minacce ibride, nuovo fronte di crisi
L’intelligence italiana si focalizza con grande enfasi nel ricordare come a pesare strategicamente possa essere, negli anni a venire, la somma delle minacce ibride. Se, infatti, fenomeni come quello del contrasto al terrorismo sono ben monitorati dai servizi e viene dettagliata la proiezione militare di attori come Federazione Russa, Iran e Cina, negli anni la relazione del comparto intelligence enfatizza il peso delle minacce ibride alla sicurezza nazionale.
Parliamo di quelle minacce che possono non constare direttamente in possibili azioni cinetiche contro obiettivi sensibili del Paese ma sommano più modalità di pressione e infiltrazione. Dalla guerra economica alla disinformazione, i fini geopolitici possono essere perseguiti attraverso manovre di aggiramento e condizionamento. E per l’intelligence Russia e Cina sono da tenere d’occhio principalmente per questo motivo.
La minaccia ibrida della Russia…
Qualche esempio? Il primo indiziato dell’intelligence è, ovviamente, Mosca. “A causa del perdurante isolamento verso l’Occidente, la Russia impiega il suo arsenale ibrido per cercare di recuperare parte della propria influenza sul versante internazionale, con le consuete attività di spionaggio e di compromissione (e l’eventuale sabotaggio) di infrastrutture critiche, fino ad arrivare a metodi innovativi come lo sfruttamento (c.d. “weaponization”) del fenomeno migratorio”, ma non solo.
Nel dominio economico le attività ibride russe sono state, secondo l’intelligence “continue e crescenti dall’inizio del conflitto, soprattutto in campo energetico. In particolare, Mosca ha cercato di ostacolare le iniziative italiane ed europee di diversificazione energetica e di introduzione del price cap sul gas russo, nonché la creazione e il consolidamento di rapporti con quei Paesi che stanno assumendo un ruolo nuovo all’interno del panorama energetico europeo”.
Ciò sarebbe, secondo i servizi, avvenuto anche attraverso un’opera di infowar, ovvero attraverso l’uso a fini di massa critica propagandistica di mezzi di comunicazione divenuti, volutamente o a loro insaputa, megafoni di Vladimir Putin nel Paese. L’intelligence cita come strumenti di “guerra ibrida” anche la diffusione di notizie false “circa l’andamento dei prezzi dell’energia, l’inflazione e, più in generale, il costo delle materie prime”.
…e quella della Cina
Il faro dell’analisi informativa e di sicurezza italiana è anche su Pechino. La Repubblica Popolare Cinese, si legge nel rapporto, sfrutta una serie di leggi nazionali, tra cui la recente legge sul controspionaggio, per utilizzare la diaspora cinese nell’Unione Europea come vettori della minaccia ibrida. Questi individui sono impiegati per diverse attività, tra cui la raccolta di informazioni sensibili, l’esercizio di pressioni economiche, l’interferenza nel mondo accademico e della ricerca, l’esecuzione di operazioni cibernetiche ostili e la manipolazione dell’informazione a fini propagandistici per influenzare l’opinione pubblica europea a favore della Cina.
Dal punto di vista economico-finanziario, Pechino continua la sua strategia di acquisizione di know-how e vantaggio competitivo attraverso varie modalità, che vanno dallo spionaggio alle joint venture, dalla cooperazione scientifica promossa dalle imprese cinesi ai rapporti bilaterali nel settore accademico. Invece nel campo cibernetico, nel corso del 2023 la Cina ha dimostrato di essere un attore principale della minaccia, caratterizzata da sofisticazione e maturità operativa elevate.
Per quanto riguarda la gestione dell’informazione, la Cina, secondo quanto si legge nel rapporto, è in grado di condurre operazioni informative mirate a influenzare la percezione dell’opinione pubblica straniera, promuovendo un’immagine positiva del paese e accreditandosi come partner affidabile e influente, anche attraverso il coinvolgimento di noti influencer.
L’intelligence “collettiva” come metodo di gestione delle crisi
In un mondo che, parafrasando Antonio Gramsci, è sempre più “grande e terribile” l’Italia deve fare sistema per reagire a minacce che possono arrivare da attori statuali, da vettori imprevedibili in passato o (si veda nel caso del clima) dal mutamento del contesto internazionale.
Gli operatori e gli addetti ai lavori del “sistema intelligence”, che è ben più ampio della comunità coordinata dal Dis, invitano da tempo l’Italia a una svolta cognitiva a tutto campo. La cultura della sicurezza e della necessità di fare analisi e previsioni di scenario deve farsi strada per consentire la creazione di una rete collettiva tra istituzioni, apparati securitari e attori del settore privato nei settori critici capaci di far circolare le informazioni critiche per la sicurezza nazionale.
E se da un lato sono le agenzie coordinate del Dis a dover compiere le operazioni a cui sono chiamate ai sensi della Legge 124/2007 che le regola, dall’altro la necessità di un gioco di squadra e di un’alleanza per la sicurezza è vitale. Serve per vincere la partita delle crisi globali e delle minacce ibride costruire quella che l’ex sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo in un suo libro ha chiamato “intelligence collettiva”. Per fare dell’intelligence, come metodo, la “ghiandola pineale” del sistema-Paese. E della sicurezza di tutti. Monitorando i messaggi d’allarme che arrivano da dentro e fuori i confini nazionali. Spesso veicolati in modi inimmaginabili fino a pochi anni fa.