Perché questo articolo potrebbe interessarti? Le tensioni in Kosovo riaccendono i riflettori sui Balcani. Un’area strategica per gli interessi dell’Italia ma non sempre sfruttata a dovere da Roma.
Interessi economici e commerciali da sfruttare al meglio, ma anche opportunità geopolitiche da cogliere al volo per ritagliarsi uno spazio d’azione di primo piano all’interno dell’Unione europea. Agli occhi dell’Italia, i Balcani rappresentano una regione strategica fondamentale. Allo stesso livello, per ordine di importanza nell’agenda della politica estera italiana, del Nord Africa e, più in generale, del cosiddetto Mediterraneo allargato.
Non è un caso che le recenti tensioni scoppiate in Kosovo abbiano generato una netta presa di posizione di Roma, preoccupata per gli 11 militari italiani impegnati nella Kfor (Kosovo Force) rimasti feriti negli scontri con la minoranza serba.
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha spiegato che l’Italia è impegnata per far sì che il percorso del Kosovo verso l’Unione europea rimanga “positivo”. E per evitare che fatti come l’attacco “inaccettabile” ai militari italiani allontanino la sua partecipazione all’Unione. Allo stesso tempo, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha avuto un lungo colloquio telefonico con il suo corrispettivo kosovaro, Armend Mehaj, per un impegno a ristabilire la calma e riprendere la via del dialogo.
L’importanza dei Balcani
L’Italia può vantare profondi legami con l’area. E non solo per motivazioni storiche, ma anche per le relazioni bilaterali instaurate, tra gli anni ’90 e Duemila, tra Roma e vari governi locali. In un secondo momento, diversi Paesi balcanici sono inoltre entrati a far parte dell’Unione europea (altri sono in lista d’attesa ed entreranno a breve), agevolando scambi e rapporti con il resto del continente.
Certo, il mosaico balcanico è attraversato da rigurgiti nazionalisti che minano il fragile equilibrio figlio della disgregazione della Jugoslavia. Eppure, ogni Paese, ciascuno in base alle proprie caratteristiche, è in grado di offrire qualcosa alle cause italiane (e, di riflesso, europee).
Intanto, dal punto di vista della sicurezza, i Balcani sono un partner affidabile per il contrasto e la lotta ai traffici illegali e a terrorismo, compreso quello islamico. Dopo di che, in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, per blindare le forntiere orientali europee e della Nato è necessario giocare di sponda con i governi locali.
Le opportunità per l’Italia
Nel febbraio 2023, l’Italia ha elaborato il “Piano strategico per la regione adriatico-balcanica“. Nel documento vengono analizzate le prospettive economiche e le possibili linee di intervento per rafforzare la presenza italiana nella regione e consolidarne il sistema imprenditoriale. Guardando sia alle opportunità offerte da alcuni progetti su scala regionale (nel settore delle infrastrutture di trasporto e in quello della transizione energetica), sia alla dimensione nazionale vera e propria di ciascun Paese.
Il Piano Strategico evidenzia il ruolo della città di Trieste come cerniera tra l’Italia e la regione danubiano-balcanica. È proprio nel capoluogo friulano infatti che il 24 gennaio 2023 si è tenuta la Conferenza sui Balcani. “Ci batteremo perché il processo di allargamento dell’Ue nella regione continui con ancora più slancio. L’obiettivo è portare più Italia nei Balcani Occidentali”, dichiarava Giorgia Meloni in un video messaggio preparato per l’occasione.
Il Piano di Roma e Bruxelles
La strategia dell’Italia si affianca al Piano Economico e di Investimenti varato dalla Commissione Europea per i Balcani occidentali di 30 miliardi di euro, in prestiti e garanzie, corrispondente a 1/3 del pil dell’intera regione.
L’obiettivo? Sostenere la crescita economica. Ma anche favorire lo sviluppo delle reti e infrastrutture regionali, la transizione verde e digitale. E ancora: le PMI e l’imprenditoria giovanile, nonché il pacchetto di misure da un miliardo di euro per far fronte all’impatto della crisi energetica.
Nel frattempo, il Pil dell’area è cresciuto di quasi il 14% negli ultimi 5 anni, parallelamente all’export italiano verso la regione, passato dai 12,3 miliardi di euro del 2018 ai 18,2 miliardi del 2022 (+48%).
L’Italia guarda così con grande interesse al tema della connettività, con speciale riferimento alle reti energetiche e infrastrutturali regionali. Le imprese italiane possono d’altro canto giocare un ruolo di primo piano. Nello sviluppo delle reti ferroviarie e autostradali transbalcaniche, forti della loro expertise riconosciuta a livello globale, nonché di una presenza già consolidata di molti operatori nazionali nella regione.
Detto altrimenti, i Balcani sono stati per anni una sorta di “Cina italiana“, ossia il luogo prediletto nel quale le aziende italiane sceglievano di delocalizzare. Adesso che il tema economico è ancor più strategico, e intrecciato con il lato geopolitico, Roma ha il compito di rilanciare e rafforzare le sue relazioni commerciali con i vari partner regionali. Puntando sui legami instaurati nel passato ma con un occhio al futuro.