Perché questo articolo ti potrebbe interessare? Sono diventate virali le domande che Antonella Cuccureddu, avvocata della difesa nel processo per violenza sessuale di gruppo a Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia. Qual è stata la reazione dell’opinione pubblica? Se fosse stato un avvocato a interrogare la vittima, la condanna morale sarebbe stata più netta?
Durante il processo per stupro a Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia, è stata interrogata la vittima. Silvia è il nome finzionale usato dai media. L’avvocata della difesa Antonella Cuccureddu ha rivolto alla donna una serie di domande estremamente invasive e mirate e smontare l’accusa di violenza sessuale e provare invece che il rapporto fosse consensuale.
Le considerazioni di Jennifer Guerra sul caso Grillo
L’abbiamo chiesto a Jennifer Guerra, giornalista e scrittrice femminista: “Io non penso che in questo caso conti molto il genere di chi fa l’interrogatorio, anzi, mi verrebbe da dire che molte volte chi è accusato di violenza sessuale si fa difendere apposta da una donna proprio per evitare l’accusa di maschilismo (anche se sappiamo benissimo che non è una prerogativa maschile)”.
Guerra ha poi aggiunto: “Molte delle sentenze ‘choc’ degli ultimi tempi sono state pronunciate da giudici donne, ma non si è tanto insistito su questo aspetto quanto sul contenuto delle sentenze. A me sembra che in generale su questo argomento ci sia una buona sensibilità e varie ondate cicliche di indignazione. A volte un po’ fini a se stesse, ma fa niente). Infatti anche stavolta non mi sembra che l’attenzione si sia concentrata sul genere dell’avvocata”.
Il trauma della vittimizzazione secondaria
A ciò si aggiunge il carattere traumatizzante per chi legge il resoconto dettagliato dell’interrogatorio. Che non è circolato integralmente online ma tramite ampie porzioni di testo. Si è verificato un caso di vittimizzazione secondaria. Si tratta del meccanismo di intimidazione e svalutazione di chi denuncia la violenza, costringendola anche a rivivere il trauma subito e mettendo in discussione la sua prospettiva sui fatti.
Dopo la diffusione delle domande poste alla vittima, i social e la stampa si sono accesi. Nella bolla femminista la critica nei confronti dell’operato dell’avvocata è stata netta. Non è andata così in altri ambienti, come quello legale, in cui l’interrogatorio è stato giustificato con la presunta necessità di appurare i fatti, di comprendere ogni dettaglio della vicenda.
Quella di Ciro Grillo è una scelta voluta?
Ma se fosse stato un avvocato a interrogarla, la reazione dell’opinione pubblica sarebbe stata diversa? Avrebbero riconosciuto con maggior facilità la violenza verbale e la vittimizzazione secondaria a cui la donna è stata sottoposta? Oppure farsi difendere da un’avvocata può essere una strategia in casi di stupro?