Joe Biden è in picchiata. Nel primo anno d’insediamento alla Casa Bianca sta già affrontando un preoccupante crollo della propria popolarità. Un sondaggio condotta da YouGov ed Economist mostra un drammatico calo dell’approvazione verso il presidente: -15%. Il 20 gennaio, giorno dell’insediamento dopo la tirata vittoria elettorale di novembre, il 54% degli americani nutriva una considerazione positiva verso Biden, oggi sono solo il 39%.
Joe Biden e il caos sul “caso Afghanistan”
Sull’inasprimento degli umori dell’elettorato ha pesato la caotica gestione del ritiro dall’Afghanistan, anche se probabilmente non quanto saremmo portati a pensare in Europa. Un sondaggio della Nbc mostra come il 61% degli americani pensa che la guerra in Afghanistan non sia servita, al contrario del 29% l’ha ritenuta utile. Il rapporto è pressoché identico all’ultima rilevazione del 2014. “La storia mi darà ragione” ha detto Biden in una conferenza stampa a ridosso della caduta di Kabul. Per il momento i sondaggi sembrano dargli ampiamente torto: il 68% degl’intervistati da Economist/YouGov ritengono che la questione afghana sia stata gestita male e la maggior parte di loro (69%) ritiene Biden il principale responsabile.
Joe Biden e la “spina” della variante Delta
È probabile che una questione di politica estera, per quanto gravosa come quella afghana, non lasci il segno a lungo nell’opinione pubblica americana – questo potrebbe essere il ragionamento fatto da Biden coi suoi consiglieri. Provare a voltare pagina però non sembra aiutare il presidente: tra le ragioni nel crollo dei sondaggi, incidono pesantemente i dossier economia e pandemia. L’onda d’urto della variante Delta sta colpendo drammaticamente il paese, che sul finire di agosto è tornato a registrare 100mila contagi e mille morti al giorno, come non accadeva da marzo. L’esperto di riferimento della Casa Bianca, Anthony Fauci, ha affermato che “gli Usa non saranno in grado di tenere sotto controllo la pandemia fino all’autunno 2022”. Un duro colpo per un presidente eletto per ricondurre il paese alla tranquillità, dopo gli anni furiosi di Trump.
I tassi di impopolarità toccati da Biden riportano alla memoria proprio il suo predecessore, che nei periodi più complicati della sua amministrazione aveva rasentato il 36% di approvazione. Numeri vicini a quelli giorni più difficili di Ford (35% nel 1974), Carter (35% nel 1981) e Bush senior (34% nel 1993). Cos’hanno in comune questi quattro predecessori di Biden? Non sono stati rieletti per un secondo mandato.
Joe Biden e la preoccupante emorragia di consensi
È ancora presto per parlare delle elezioni presidenziali del 2024 – un po’ meno per quelle di midterm del prossimo anno, che rischiano di togliere ai democratici la maggioranza alle camere. Per scongiurare lo scenario peggiore Biden deve ricompattare il suo elettorato. I sondaggi parlano chiaro: l’emorragia di consenso è tutta interna ai democratici, con una perdita di nove punti in un mese (dal 86% di agosto al 77% di settembre).
La chiave per fare salire i consensi? L’economia
Il terreno per la risalita, o per la definitiva caduta, sembra chiaro: l’economia. Le ultime rilevazioni indicano come ad oggi solo il 40% degli elettori approvi la politica economica di Biden, con solo il 16% degli intervistati che vede un miglioramento all’orizzonte. L’effetto “bazooka” – coi 100 miliardi dell’America Jobs Plan che avevano fatto da stimolo al lavoro e all’indice di popolarità di Biden sembra finito. Adesso l’inflazione cresce e l’occupazione diminuisce. Biden deve trovare una nuova ricetta o un lavoro nel 2024.