Perché questo articolo potrebbe interessarti? Il nuovo Ddl conferma la strategia del governo sulla sicurezza volta a introdurre nuovi reati e ad aumentare pene già esistenti. Ma si tratta di una linea che difficilmente produrrà risultati.
Con l’approvazione del Ddl sicurezza alla Camera, il tema legato per l’appunto alla sicurezza è tornato nuovamente in primo piano. E del resto, si tratta di uno dei cavalli di battaglia di due dei tre partiti che compongono la maggioranza: Fratelli d’Italia, formazione del presidente del consiglio Giorgia Meloni, e Lega. Non è un caso se il primo provvedimento del nuovo esecutivo, una volta insediatosi nell’ottobre 2022, ha riguardato la formulazione di un reato contro i cosiddetti “raduni pericolosi”, ossia i rave party.
Da allora in poi e nel giro di appena due anni, sono stati quasi venti i nuovi reati inseriti. Il punto è proprio questo: l’atteggiamento di gran parte degli ultimi governi in Italia, sul fronte della sicurezza, è stato orientato verso l’inserimento di nuovi reati nel codice penale o l’inasprimento delle pene per reati già esistenti. La fabbrica di reati ha aumentato la sua operatività con l’attuale esecutivo e l’ultimo Ddl ne è la dimostrazione. Ma l’aggiunta di nuovi articoli o commi nei vari codici, forse non rappresenta proprio la vera strada maestra per garantire maggiore sicurezza al nostro Paese.
Cosa contiene il Ddl sicurezza
Il 19 settembre alla Camera dei Deputati è stato dato il via libera alla conversione in legge del nuovo decreto sicurezza. Un termine quest’ultimo a cui si fa sempre più riferimento nelle varie legislature per indicare provvedimenti dove il governo di turno, all’interno di appositi documenti da convertire poi in legge, prova a rispondere alle esigenze di sicurezza più avvertite sul momento.
Basti pensare ai due “storici” decreti sicurezza del governo Conte I, quello formato da M5S e Lega, fortemente voluti dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini e legati all’emergenza immigrazione. Nel più recente documento approvato alla Camera, il tema immigrazione viene pure affrontato seppur in modo più sfumato ed è legato alla più generale questione della “resistenza passiva”: “Chiunque, mediante atti di violenza o minaccia o mediante atti di resistenza anche passiva all’esecuzione degli ordini impartiti – si legge nel testo – posti in essere da tre o più persone riunite, promuove, organizza o dirige una rivolta è punito con la reclusione da uno a sei anni”.
I reati contenuti nel documento approvato a settembre
Sempre sul fronte della resistenza passiva, nel nuovo Ddl è prevista l’introduzione del nuovo reato di “rivolta all’interno di un istituto penitenziario”: “Chiunque – si legge nel documento – all’interno di un istituto penitenziario, mediante atti di violenza o minaccia, di resistenza anche passiva all’esecuzione degli ordini impartiti ovvero mediante tentativi di evasione, commessi in tre o più persone riunite, promuove, organizza o dirige una rivolta è punito con la reclusione da due a otto anni”.
Il governo, in questo caso, sembra voler così intervenire in quella che, soprattutto nelle ultime settimane, è stata percepita come un’emergenza viste le tante rivolte in carcere segnalate in varie parti d’Italia. Rimanendo sul filotto della resistenza passiva, nel nuovo elenco di normative è previsto il passaggio dall’illecito amministrativo a quello penale per i blocchi stradali o ferroviari in caso di manifestazioni. In particolare, le nuove disposizioni prevedono non più una sanzione amministrativa per i responsabili, bensì la reclusione fino a un mese: “La pena – prosegue poi il testo – è della reclusione da sei mesi a due anni se il fatto è commesso da più persone riunite”.
Uno dei nuovi reati introdotti dal Ddl che sta facendo più discutere, riguarda il cosiddetto “reato da occupazione arbitraria di immobile altrui”. Anche questo un tema percepito come un’emergenza da una parte dell’opinione pubblica. “Il Ddl – si legge su Altalex – inserisce il nuovo reato nel codice penale all’art. 634 bis e introduce una procedura rapida per la reintegrazione nel possesso dell’immobile all’art. 321 bis del codice di procedura penale”. Previsti da due a sette anni di reclusione per chi occupa, con violenza o minaccia o in modo fraudolento, immobili non propri.
Un’inflazione di reati
Fino al dicembre del 2023, dunque a poco più di un anno del primo anniversario del governo Meloni, l’attuale governo aveva introdotto 15 nuovi reati. E già allora in tanti, soprattutto tra gli stessi giuristi, parlavano di fabbrica di reati: “Già dal primo anno di giurisprudenza si studia che inserire nuovi reati non fa bene al sistema giudiziario”, aveva dichiarato proprio nel dicembre scorso ai nostri microfoni l’avvocato Giuseppe Fornari.
Soltanto con il Ddl approvato alla Camera, e ora diretto al Senato, sono stati inseriti nei codici altri 13 reati. La fabbrica di reati è andata in sovrapproduzione. Si rischia una vera e propria inflazione di nuove pene e nuove norme, capace di sovraccaricare ulteriormente il sistema giudiziario e di complicare il quadro più di quanto non lo sia già adesso.
Gli esempi derivanti dagli ultimi precedenti
Andando a valutare quanto accaduto con il primo nuovo reato introdotto dal governo Meloni, quello tecnicamente definito come “reato di invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l’incolumità pubblica”, è ben intuibile il fallimento della strategia dell’esecutivo. Ci sono numeri che dimostrano come l’introduzione del nuovo reato nulla ha comportato né sull’aspetto preventivo e né su quello punitivo del fenomeno.
Rispondendo a un’interrogazione del parlamentare dei Verdi Devis Dori, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha specificato che, nel 2023, per il reato sopra descritto sono stati indagati otto soggetti e nessuno è stato oggetto di condanna: “Una tendenza che nel 2024 non si è invertita – ha specificato lo stesso Dori su Affari Italiani – non solo, ma i rave party e i raduni non sono affatto diminuiti”.