Perchè questo articolo dovrebbe interessarti: Il parental control che il governo Meloni ha inserito nel decreto Caivano? Già da tempo sono attivi su tutti gli smartphone sistemi per impedire l’accesso a materiale pornografico da parte di minori. Il problema resta un altro: gli adulti (che non esercitano il controllo genitoriale)
“Qualcuno dica al Governo che i sistemi di parental control che vogliono ci sono già, funzionano davvero bene e e sono gratuiti per tutte le piattaforme”. E’ lapidario il commento di Matteo Flora, esperto di comunicazione online e di reputazione digitale, dopo l’approvazione da parte del Governo Meloni nella serata del 7 settembre del “Decreto Caivano” per la lotta alla criminalità minorile, che ha in pancia anche una serie di misure per limitare l’utilizzo della pornografia da parte dei minori.
Il ministro Roccella: “Implementare il parental control”
La principale di queste, dunque, il parental control. Ha commentato il ministro della Famiglia Eugenia Roccella, in prima linea in questa battaglia: “Vogliamo sollecitare e sostenere la responsabilità educativa della famiglia, implementando il parental control. Ci sono app che però non sono usate. Vogliamo che in prospettiva il parental control sia offerto gratuitamente in tutti i device, con un’icona immediatamente riconoscibile. Diamo tempo ai produttori di inserirla”.
Parental control: il testo del “Decreto Caivano”
Il governo parla dunque di una “implementazione”. Il testo del decreto recita:
Disposizioni in materia di tutela dei minori che utilizzano dispositivi informatici
Si prevede l’obbligo, per i fornitori dei servizi di comunicazione elettronica, di assicurare la disponibilità delle applicazioni di controllo parentale nell’ambito dei contratti di fornitura di tali servizi. A regime, si prevede inoltre l’obbligo per i produttori di dispositivi di telefonia mobile (e simili) di assicurare l’installazione di default di tali applicazioni nei nuovi dispositivi immessi sul mercato.
Si prevedono oneri informativi in capo ai produttori di dispositivi, i quali sono tenuti ad informare l’utenza circa la possibilità e l’importanza di installare tali applicazioni, che dovranno essere gratuite.
Si introducono, inoltre, norme per favorire l’alfabetizzazione digitale e mediatica a tutela dei minori, anche con campagne informative.
Parental control, una legge esiste dal 2020…
Non è sfuggito in queste ore che la parte relativa agli oneri per i fornitori di servizi sembra ricalcare quanto già stabilito dalla legge 30 aprile 2020, n. 28 in materia di “sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio”. Tale parental control grazie alle linee di Agcom sarà operativo dal 21 novembre 2023 e prevede un sistema attivo su smartphone e siti web per impedire l’accesso ai minori a siti web o ad app che contengono materiale inappropriato per la loro età.
La falla più grande nel controllo genitoriale? Il controllo dei genitori
Per quanto riguarda i produttori di smartphone il nuovo decreto impone loro l’obbligo di assicurare l’installazione di default di tali applicazioni. E qui l’intento del legislatore sembra essere quello di fare un passo in più rispetto alla situazione attuale. Ad oggi accade che sia Google che Apple, all’apertura di un account per un minore, informano in modo automatico delle soluzioni di parental control. Su iOS tutto può essere gestito nel menu “Famiglia“. Su Android può essere installato il Family Link, gestibile poi da Microsoft Family Safety. Si va nella direzione di cercare dunque di rendere di default quello che ora è un passaggio che prevede ancora una discrezionalità dell’utente.
Due falle (macroscopiche) non sembrano tuttavia tamponabili con un decreto. Uno: Android è ancora utilizzabile senza creare un account. Due: se il genitore – o un adulto – cede a un minore un telefono registrato con un proprio account, l’intero castello cade miseramente.
Ed il vero tema sembra essere proprio questo: i sistemi al servizio del controllo genitoriale esistono. Ma i genitori questo controllo lo esercitano?