Il congresso di Forza Italia si apre all’Eur e il vero protagonista è il grande assente: Silvio Berlusconi. Sono passati oltre otto mesi dalla morte del Cavaliere e per i forzisti che si apprestano a incoronare Antonio Tajani per un mandato pieno da segretario l’elaborazione del lutto è ancora in corso.
Forza Italia è ancora Berlusconi
Nel logo di Forza Italia la scritta “Berlusconi presidente” continua a campeggiare. Forza Italia potrà avere tanti segretari. Ma avrà un solo presidente (pardon, Presidente). Nei documenti programmatici per il congresso di Roma la visione di Berlusconi informa il pensiero politico della formazione che prova a costruire un futuro senza di lui.
Si parte da annotazioni sulla visione storia del partito, dall’europeismo e atlantismo rivendicati in continuità coi governi col Cavaliere nella parte dedicata alla politica estera alla tutela della casa “Dna di Forza Italia” per scelta di Berlusconi. E si arriva a un toccante, genuino omaggio al defunto Cav nel documento in cui Forza Italia rivendica la sua appartenenza al Partito Popolare Europeo: “Nella burrasca si salva chi tiene la barra dritta e a fianco del pessimismo della ragione sa coltivare anche l’ottimismo della volontà, una delle più belle lezioni che ci ha regalato Silvio Berlusconi, che ha saputo infondere fiducia ed entusiasmo perché sapeva aprirsi agli altri con fiducia ed ottimismo“.
La difficile elaborazione del lutto di Berlusconi
Un tributo genuino e spontaneo. Come spontanea è assolutamente la preponderanza del nome di Berlusconi nel logo e nei manifesti congressuali che si vedono, tra Milano, Roma e altre città, da settimane. Antonio Tajani, che dell’attuale governo italiano è numero due e Ministro degli Esteri, appare soprattutto in relazione al patriarca scomparso. Il legame con Berlusconi mostra una Forza Italia in difficoltà nel cercare una ragion d’essere oltre il Cavaliere.
“C’è un problema strutturale in Forza Italia”, commenta lo storico e politologo Aldo Giannuli, “ovvero trovare un senso come formazione senza Berlusconi. Un problema che per trent’anni nessuno si è mai posto all’interno del partito. Risulta riduttivo dire che Forza Italia fosse un’emanazione di Berlusconi. Forza Italia era Berlusconi“, aggiunge il docente a lungo in carica alla Statale di Milano. “E non potrà, realisticamente, mai essere nessun altro”. Per che motivo? Perché “Forza Italia non nasce come partito, ma come proiezione di Berlusconi a cui era unita da un cordone ombelicale. Il consenso di Forza Italia era sostanzialmente il consenso di Berlusconi”, aggiunge Giannuli, “e con il quattro volte premier defunto non sarà il tema della leadership o quello dei nomi a fare la differenza”.
Diventare partito o estinguersi: il dilemma di Forza Italia
Il congresso in quest’ottica “rischia di apparire più come una commemorazione di ciò che è stato, senza elaborazione del lutto, che un vero atto politico”, sottolinea Giannuli. Per una svolta di questo tipo servirebbe una presa di consapevolezza della necessità di strutturarsi territorialmente, ideologicamente e a livello intermedio. La realtà è che l’azione di Berlusconi si è collocata su un piano personale poi trasmesso al partito. Forza Italia era liberale, conservatrice, popolare, europeista e atlantista nella misura in cui lo è stato il suo fondatore e uomo-simbolo. Tranne in pochissimi casi, come sulla guerra in Ucraina negli ultimi mesi di vita del Cavaliere, gli atti politici forzisti sono stati divergenti da quelli preferiti esplicitamente dal suo comandante in capo.
Paradosso dei paradossi, la formazione nata con la “discesa in campo” del 1994 per rottamare la partitocrazia deve diventare partito plurale a tutto tondo per essere capace di darsi una sostanza come formazione e sopravvivere ai prossimi appuntamenti elettorali. Primo fra tutte le Europee dove i sondaggi danno una Forza Italia sulla linea di galleggiamento del 7%. Sarà dura. Ma proprio a chiarire queste cose servono i congressi. E Forza Italia ha solo una scelta: elaborare il lutto di Berlusconi. Pena la definitiva e graduale estinzione.