Sembra l’inizio di una rivoluzione, ma per il leghista Edoardo Rixi l’accordo, che partirà entro la fine di giugno a Roma, tra Uber e la piattaforma ItTaxi può aprire la strada a “un’involuzione” e all’ “anarchia del settore”. La notizia a sorpresa del primo patto tra la multinazionale americana del noleggio con conducente e una app di tassisti italiani per prenotare le corse è stata accolta con entusiasmo da Loreno Bittarelli, presidente di ItTaxi e della cooperativa 3570, la più importante della Capitale, ma non si sono fatti attendere i distinguo di parte dei sindacati del settore, che vogliono vederci più chiaro.
Uber fa dumping
E la politica, alle prese con il ddl concorrenza, è ancora più dura. Sulle barricate il deputato della Lega Rixi, responsabile Trasporti e Infrastrutture del Carroccio, ex viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che a true-news.it dice: “Queste operazioni possono creare delle tensioni senza i decreti attuativi ministeriali che regolamentano il settore, oggi Uber tiene i prezzi bassi solo per fare concorrenza ai tassisti, inoltre Uber non paga le tasse, o ne paga pochissime, e fa operazioni di dumping commerciale”.
Per il parlamentare della Lega, invece, “bisogna dividere i segmenti di mercato, perché il trasporto pubblico non in linea deve essere diversificato da Uber e dal noleggio con conducente. Nella mia idea il trasporto pubblico non in linea dei taxi dovrebbe avere un valore complementare al trasporto pubblico di linea, ad esempio nelle aree collinari dove è difficile fare delle corse di autobus, nessuno vuole vietare Uber per legge come accade in Costa Rica, ma è chiaro che l’anarchia del settore porta a un’involuzione, non a un’evoluzione”.
Concorrenza e concessioni balneari
Il tema è speculare a quello delle concessioni balneari, su cui il centrodestra sembra avere trovato un accordo con il governo per lo stralcio dal Ddl Concorrenza. E nello stesso decreto, all’articolo 8, c’è anche la liberalizzazione per i taxi e gli Ncc. Anche su questo tema Rixi è molto chiaro: “Sui balneari abbiamo fatto una battaglia, e a maggior ragione sul tema del trasporto non in linea, noi siamo per lo stralcio”.
A maggior ragione perché – spiega l’ex sottosegretario – “la Commissione europea ha detto che questo tema dei taxi e degli Ncc non riguarda il Ddl Concorrenza, noi riteniamo che ci debba essere uno stralcio e che poi si debba proseguire con la riforma della legge 12, una legge scritta durante il Conte I, non modificata dal Conte II, che però non ha fatto i decreti attuativi ministeriali. Purtroppo è un tema che rischia di essere esplosivo perché Palazzo Chigi è stato molto rigido sull’articolo 8, ora bisogna vedere cosa succede, noi lavoreremo per lo stralcio”.
I furbi della deregulation
Tornando a Uber, i toni si fanno più accesi. “Io non sono per un sistema in cui c’è chi paga tre volte in meno di tasse e fa lo stesso lavoro di un altro – prosegue Rixi con true-news.it – bisogna avere un equilibrio tra chi offre un servizio, paga le tasse e ha le carte in regola per farlo e chi no. Ad esempio con Uber una persona si può trovare a viaggiare in macchina con qualcuno che ha decine di precedenti penali. Non si può fare finta di nulla e dire che lo facciamo per abbassare i prezzi, perché la deregulation può avere anche l’effetto di un’esplosione dei prezzi”. Ma non è un approccio troppo poco liberale il suo? “No io sono un liberale, ma dico che in alcune situazioni dobbiamo essere realisti e contemperare le esigenze sociali e le esigenze di guadagno, penso che la deregulation non favorisca la creazione di un sistema più efficiente, ma favorisca soltanto i furbi”.