Perché leggere questo articolo: Addio bonus a pioggia in manovra? Un bene. Lo spiega il presidente dell’associazione Anpit Federico Iadicicco
“Una manovra credibile e realistica, che supera la logica dei bonus, non è segno di debolezza ma di forza. La forza che ci può permettere di contare in Europa”: la seconda legge di bilancio di Giorgia Meloni convince Federico Iadicicco, presidente dell’Associazione Nazionale per l’Industria e il Terziario (Anpit).
Parlando con True-News, Iadicicco si dichiara conscio della “delicata contingenza economica” e sottolinea che Meloni, assieme al ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, in manovra inaugura “un sentiero positivo”.
Presidente, per che motivo in particolare giudica positiva la manovra?
“La manovra fa passi nella direzione che come Anpit auspichiamo da tempo. Su due temi in particolare, la nostra associazione chiede da tempo la promozione di un’agenda politica che promuova una vera riforma fiscale omnicomprensiva e di uscire dalla logica dei bonus a pioggia. Su quest’ultimo punto, in particolare, un recente report Anpit ha sottolineato che oltre 162 miliardi di euro sono stati dedicati dallo Stato in politiche non strutturali e bonus nell’ultimo decennio”.
I fautori dei bonus hanno sempre dichiarato il loro impatto sulla crescita. Qual è la sua visione?
“Chiaramente sul breve periodo incentivare un preciso settore può creare un piccolo rimbalzo nella domanda. Ma il problema enorme si pone quando si pensa al fatto che tutto ciò drena energie e risorse da problemi strutturali e a tutto campo. Quei problemi che poi presentano i conti quando si vuole pensare alla necessità di una crescita economica sana. E molti bonus non l’hanno consentita…”
Si riferisce ai bonus edilizi?
“Soprattutto ai bonus edilizi. Pensiamo al 110% e alle altre misure: hanno creato una voragine in termini di debito pubblico, hanno prodotto grandi distorsioni sui conti pubblici e hanno rischiato di ipotecare nei prossimi anni le prospettive di sostenibilità del sistema economico. Insomma, hanno avuto un esito peggiore, complessivamente, di qualsiasi misura strutturale, magari meno eclatante ma più efficace”.
Cosa ritiene in particolar modo strutturale e positivo in manovra?
“Sicuramente la conferma delle risorse sul taglio del cuneo fiscale aumenta l’orizzonte temporale della misura e dà fiato ai ceti medi e ai cittadini con redditi inferiori. A questo aggiungo sicuramente una misura che come Anpit da tempo caldeggiavamo, e cioè la scelta di avviare la riforma fiscale accorpando le aliquote. Riteniamo si debba poi proseguire sul sentiero del graduale superamento di un’imposta problematica come l’Irap”.
La manovra, inoltre, cade in un periodo complicato: siamo prossimi al ritorno del Patto di Stabilità europeo…
“Dimostrare serietà e coerenza oggi è più che mai necessario. L’Unione Europea prevede il ritorno in campo del Patto di Stabilità che sarà riportato in vigore dal 2024 e l’Italia vuole cambiarlo. L’Italia deve mostrarsi capace di giocare apertamente nel rispetto delle regole attuali per poterlo poi cambiare combattendo in Europa dall’interno. Viviamo una fase delicatissima e in cui molte dinamiche strutturali devono essere vagliate”.
Anche sul tema del debito ritiene si debba pensare attivamente a un futuro oltre l’attuale Patto di Stabilità vecchio stampo?
“Si, in Europa la parola d’ordine dev’essere il superamento dell’austerità. E una mossa che mi permetto di suggerire è quella che propose prima di morire il compianto presidente del Parlamento Ue, David Sassoli, certamente non un sovranista: congelare il debito prodotto dalla risposta al Covid-19. Oggi più che mai un macigno che pesa su tutte le economie europee, a partire dalla nostra”.